domenica 11 ottobre 2015

L'originalità di Alberto Bagnai

Come tutti i soggetti bipolari, anche Alberto Bagnai è dilaniato da attacchi acuti di narcisismo e momenti nei quali l'autostima cala d'intensità. Questa natura bipolare è particolarmente trasparente nel post Bagnai imbecille!  quando Bagnai scrive che

... ho sempre messo in chiaro di non essere un pensatore particolarmente originale. Più esattamente: i miei contributi originali si situano a un livello tecnico al quale non potete accedere e che non vi interessa, ma per quanto concerne il nucleo del mio messaggio divulgativo vi ho chiarito fin dal principio che citare me non era assolutamente necessario: c'erano decine e decine di altri autori da citare!

Da un lato Bagnai si percepisce grandioso (fase dell'esaltazione: i miei contributi originali si situano a un livello tecnico al quale non potete accedere ) ma dall'altro si percepisce anche come un semplice divulgatore di idee altrui (fase depressiva: ho sempre messo in chiaro di non essere un pensatore particolarmente originale)

In realtà questo modo di presentarsi è a dir poco sbilenco:

- perché il livello tecnico stratosferico che Bagnai ritiene di aver raggiunto nei suoi contributi originali (quali?) è tutto da dimostrare ed è probabilmente un parto della sua fervida immaginazione mentre strimpella il clavicembalo

- perché non è del tutto vero che Bagnai non sia un un pensatore particolarmente originale.

In realtà lo è e ora vi spiego perché:

- una parte dell'originalità di Bagnai consiste nell'aver ripreso le cose che Paolo Barnard scriveva e diceva prima di lui già nel 2009 (ad esempio qui) ed averle rivestite, soprattutto dopo il 2011, con un apparato critico ricavato (a comodo suo) dalla letteratura economica degli ultimi 50 anni ( letteratura economica che probabilmente Bagnai, prima della conversione euroscettica del 2010, ignorava o non considerava importante).

- Bagnai è originale per essere particolarmente attivo nel voler far credere di essere sempre stato un euroscettico ma non è vero (come si è già detto nel post  La Prova farlocca). Non conosco altri casi del genere cioè di soggetti che a qualunque costo vogliono far credere di aver scritto cose diverse da quelle che in effetti hanno scritto.

- una parte rilevante dell'originalità di Bagnai consiste nell'aver scritto 2 libri e poi ammettere implicitamente, dopo pochi mesi, che quanto proposto nei 2 libri non poteva funzionare: 



Non conosco altri casi del genere.

- una parte rilevantissima dell'originalità di Bagnai consiste nell'essere il primo professore universitario italiano dedito al turpiloquio sistematico sul Web. Non conosco altri casi del genere. (Sulla ricorrenza delle immagini fecali rimando ad un commento pubblicato su questo blog giorni fa)

- una parte dell'originalità di Bagnai consiste  nell'essere il primo professore universitario italiano impegnato a litigare tutti i giorni con qualcuno. E' molto bravo nel trovare sempre qualcuno con cui litigare. Non conosco altri casi del genere.


- una parte dell'originalità di Bagnai consiste nell'essere il primo professore universitario italiano impegnato ad attaccare, offendere e denigrare pubblicamente i colleghi con nomignoli o metafore discutibili. Non conosco altri casi del genere.


- una parte dell'originalità di Bagnai consiste nell'essere il primo intellettuale di sinistra ( di sinistra per modo di dire) che nella sua attività di divulgazione e di ricerca si circonda di personaggi provenienti dal mondo berlusconiano ( Marcello Foa, attuale vicepresidente dell'associazione a/simmetrie, Antonio Angelini detto Antonello, responsabile dei Rapporti con i Media di a/simmetrie, Mario Giordano, una figura di spicco della macchina del consenso dell'omino di Arcore e Luciano Barra Caracciolo, Vice Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri dal maggio 2001 al marzo 2005 nel secondo Governo Berlusconi)  e di personaggi bolliti della Prima Repubblica come Giorgio La Malfa e Paolo Savona. Non conosco altri casi del genere.

Bagnai è originale anche sotto un altro rispetto : è il primo "progressista di matrice keynesiana" (recentemente si è definito così) a mettersi a disposizione di una forza anti-statale, secessionista, liberista e xenofoba come la Lega Nord. Non conosco altri casi del genere.






Ma l'aspetto forse più originale dell'impresa di Alberto Bagnai è stata la costruzione della setta. Bagnai è il  primo e per ora unico (per fortuna!)  professore universitario italiano che ha a disposizione una setta che gli fa da supporto.

Avere a disposizione una setta offre dei vantaggi di non poco conto:  la setta veicola i post del blog, pubblicizza i libri, diffonde  le comparsate in TV e le intervista radiofoniche, replica all'impazzata le battute, gli aforismi, i proclami e le invettive pubblicate su Twitter e soprattutto con l'aiuto della setta si può scalare la classifica di IDEAS ( ne abbiamo parlato nel post Il profeta scalatore) , si fa un figurone quando si pubblica un post su Project Syndacate (perché il numero dei commenti s'impenna) oppure quando si pubblica un paper su una rivista a diffusione internazionale  (perché s'impenna il numero delle visualizzazioni).

Insomma, dite pure quello che volete di Alberto Bagnai, potere dire che ha una visione superficiale e fuorviante dei fatti economici, che le sue analisi sono parziali, che è politicamente sprovveduto ma non potete dire che non è originale perché non è vero.



Il kamikaze bagnaista

Oggi sulla scena di Twitter è apparso per la prima volta un kamikaze bagnaista

Kamikaze bagnaista è il soggetto che si sacrifica facendosi bloccare pur di compiacere il Grande Capo dei Pippi con un gesto (a suo dire) significativo.




Non ho mai conosciuto di persona seguaci della Chiesa di Scientology ma non credo che i seguaci della Goofynomics siano molto diversi in quanto a forma mentis.



martedì 29 settembre 2015

Discutere senza insultare si può (ma Bagnai non vuole farlo)

Per chi non lo avesse ancora capito, Bagnai ha spiegato un paio di giorni fa come stanno le cose:





Traduco:  IO so' IO e voi non siete un cazzo. Sono stufo degli incompetenti: la discussione fra incompetenti è il cancro della nostra democrazia. Non c'è niente di cui discutere, se volete capire comprate i miei libri altrimenti andate a cagare. Non è colpa mia se siete degli idioti.

Ammetto che la traduzione è un po' libera (e mi scuso per i francesismi) ma il senso è quello.

A me però sorge spontaneo il solito dubbio: è più cancerogena per la nostra democrazia la libera discussione tra persone più o meno competenti che cercano di capire o la presunzione e la superficialità di chi crede di essere chissà chi (senza esserlo veramente) e pretende di stabilire chi è competente e chi no



 e di zittire chiunque non sia d'accordo con lui?

E' un dubbio che fa da sottofondo anche al post nel quale ho contestato la validità della seguente affermazione di Alberto Bagnai:

"l'aggiustamento tramite cambio [...] non ha mai e da nessuna parte seriamente danneggiato i salari dei lavoratori (escluse alcune economie sudamericane per i motivi che sapete)" 

segnalando che la svalutazione della sterlina tra il 2007 ed il 2009 è associata ad una significativa diminuzione dei salari reali e ad un aumento altrettanto significativo della disoccupazione. Si tratta di un episodio di storia economica recente che Bagnai ha ignorato anche nel post Svalutazione e salari: leggende metropolitane bipartisan

Ho precisato che è molto difficile stabilire se la svalutazione della sterlina sia stata la vera causa o la causa principale della riduzione dei salari reali inglesi nel biennio successivo alla svalutazione ma siccome i dati ci dicono che i salari reali si sono ridotti e la disoccupazione è aumentata dopo la svalutazione della sterlina non si può nemmeno escludere che vi sia una relazione causale di qualche tipo.


Peraltro lo scopo del post non era tanto quello di confutare una singola affermazione di Bagnai  quanto quello di sottolineare che le affermazioni e le analisi superficiali, che prendono in considerazione solo i dati che servono per giustificare le proprie tesi, limitano e spesso impediscono la comprensione dei fatti economici e quindi inibiscono anche la capacità di elaborare soluzioni adeguate ai problemi.

Il commentatore Francisco Goya è intervenuto per ricordare che anche Emiliano Brancaccio si è occupato degli effetti di una uscita da regime di cambio fisso sulla quota salari e sostiene che sono tutt'altro che rose e fiori.

Poi è intervenuto Ippolito Grimaldi per dire Ma bisogna proprio essere economisti per capire che in assenza di meccanismi di compensazione come indicizzazione dei salari e/o controllo dei prezzi e/o controllo delle importazioni e dei movimenti di capitali, in caso di svalutazione o rivalutazioni traumatiche chi se lo piglia in culo sono sempre i lavoratori e le fasce meno tutelate della popolazione?

Poco dopo è intervenuto Petyr Baelish  per precisare che Bagnai è favorevole alle indicizzazioni.

Questa precisazione mi ha offerto l'occasione per evidenziare una delle tante incongruenze del Bagnai-pensiero:


Bagnai è favorevole, in un ipotetico scenario post-€, alla reintroduzione di un nuovo meccanismo di indicizzazione dei salari e nello stesso tempo ha sostenuto e tuttora sostiene con forza che uscire dall'€ e tornare alla moneta nazionale non avrebbe ripercussioni significative sull'inflazione e sul valore dei salari reali. Quindi, perché proporre l'indicizzazione dei salari ?

Nel frattempo era intervenuto Fiorenzo Fraioli per alcuni ragguagli di filologia goofanza e per puntualizzare che 

la sostanza di quello che vuole dire Bagnai è che un recupero di competitività via svalutazione del cambio è molto meno problematico che non per via di una deflazione salariale.

Ho contestato questa affermazione facendo presente che la tabella da me riportata nel post suggeriva, sulla base del caso inglese, una lettura di senso contrario cioè che un recupero di competitività via svalutazione del cambio può essere invece più  problematico che non per via di una deflazione salariale.
  
Questa è la rappresentazione grafica della tabella del post precedente:





Si vede chiaramente che tra il 2007 ed il 2011 i salari reali inglesi, in un contesto post-svalutazione, hanno sofferto una riduzione maggiore rispetto a quelli dei paesi dell'€ che in alcuni casi sono cresciuti in un contesto disinflazionistico.

Ma Fiorenzo Fraioli  non si è convinto: secondo lui avrei dovuto

tener conto del monte salari reale complessivo, non solo dei salari reali dei sopravvissuti alla caduta dell'occupazione. Inoltre il confronto, per essere omogeneo, deve tener conto della spesa pubblica "consentita", che è un dato politico. Ad esempio in Spagna i real wages sono aumentati del 2,4%, ma la disoccupazione è la più alta d'Europa e il deficit "consentito" è arrivato al 9%.

E poi, in un altro commento, aggiunge altre considerazioni: 

che fa il buon Peter? Per dimostrare che è meglio deflazionare che svalutare prende il dato della Spagna e me lo sbatte in faccia. [...] Se saremo bravi come la Spagna, i salari reali dei sopravvissuti aumenteranno anche da noi.

Precisiamo allora alcune cose : 

1) non ho preso nessun dato della Spagna per dimostrare che è meglio deflazionare che svalutare, semmai è stato Fiorenzo Fraioli a prendere il dato della Spagna per cercare di dimostrare che non è corretto accostare lo scenario inglese a quello spagnolo perché troppo differenti. Ma il punto è che io non ho accostato il dato inglese solo a quello spagnolo, ho confrontato il dato inglese con quello di tutti i paesi dell'Eurozona semplicemente per sottolineare che in un contesto post-svalutazione la riduzione dei salari reali può essere maggiore che in un contesto deflattivo.


2) se avessi preso in considerazione il monte salari reale complessivo, come suggerito da Fiorenzo Fraioli, avrei fatto più o meno le stesse considerazioni che ho fatto prendendo in esame la dinamica dei salari reali tra il 2007 ed il 2011.

Il grafico che segue documenta la variazione della quota salari dal 2009 al 2013 nei principali paesi OCDE

Fonte: https://thenextrecession.wordpress.com/

  
 e ci mostra che :

- la quota salari si riduce dappertutto

- è vero che la quota salari del Regno Unito si riduce meno della media dell'Eurozona ma è anche vero che la media dell'Eurozona è alta a causa delle variazioni particolarmente negative dei PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna)

- se però confrontiamo la riduzione della quota salari inglese con quella dei paesi più importanti dell'Eurozona (Germania, Francia e Italia) vediamo che la riduzione inglese è più marcata di quella degli altri tre paesi.

Quindi i dati relativi alla riduzione del monte salari reale complessivo confermano in buona sostanza che lo scenario post-svalutazione presenta gli stessi problemi, ma in maniera più accentuata, dello scenario deflattivo: riduzione dei salari reali, aumento della disoccupazione e anche riduzione della quota salari.

3) detto questo, ribadisco che non volevo e non voglio dimostrare che è meglio deflazionare che svalutare, cerco semplicemente di documentare, tenendo in considerazione il dato inglese e quello di altri paesi avanzati dell'Eurozona, che in un contesto post-svalutazione i salari reali possono ridursi in misura maggiore che in un contesto deflattivo o detto altrimenti uno scenario post-svalutazione esterna può essere peggiore di uno scenario post-svalutazione interna riguardo al valore dei salari reali (e non solo riguardo ai salari).


Ma non ci sono solo la riduzione dei salari reali, la riduzione della quota salari e l'aumento della disoccupazione a caratterizzare lo scenario post-svalutazione inglese, c'è anche l'aumento della disuguaglianza: 


 
Fonte: https://www.oxfam.org



Nel 2010, dopo la svalutazione del 2007-2009,  il Regno Unito figurava tra i paesi avanzati con il maggior livello di disuguaglianza: 



Inequality of income distribution, 2010


E' vero che anche in questo caso è problematico stabilire una correlazione specifica tra svalutazione e aumento della disuguaglianza perché tale aumento può dipendere in realtà da una pluralità di fattori ma è altrettanto vero che il problema persiste e si aggrava nel contesto di uno scenario post-svalutazione. 

Il tema della disuguaglianza è decisivo perché ci costringe a mettere il naso fuori dalla finestra e guardare il mondo reale lasciando perdere quello fantasy di Alberto Bagnai.

Nel mondo reale l'€ è solo una moneta che veicola, al pari di altre monete, alcune tendenze epocali: 

- la quota salari cala dappertutto a partire dalla metà degli anni '70




  
 - mentre la quota salari cala dappertutto i profitti invece salgono



 - questa divaricazione (che inizia a diventare stabile e sempre più pronunciata a partire dalla metà degli anni '80 ) produce un aumento delle disuguaglianze perché i profitti tendono ad auto-alimentarsi tramite il sistema finanziario che comincia ad espandersi velocemente su scala mondiale mentre la parte che remunera il lavoro tende a ridursi





- ma la stagnazione dei salari e la crescita delle disuguaglianze diventano ad un certo punto un fattore di crisi perché a lungo andare influenzano la capacità di spesa provocando un aumento dei debiti privati.


Secondo Michael Kumhof and Romain Rancière  Higher income inequality in developed countries is associated with higher domestic and foreign indebtedness. In particolare, secondo i due autori  increase in inequality has contributed to a deterioration in the richest countries’ aggregate savings-investment balances, as the poor and middle class borrowed from the rich and from foreign lenders. This, along with the other factors mentioned above, can fuel current account deficits.





Non solo: secondo i due autori, an increase in inequality translates into lower real wages for the bottom 95 percent of the population and higher indebtedness at home ad abroad.

E' quello che in pratica è successo negli USA a partire dagli anni '70 fino alla fase che ha preceduto la crisi-Lehman: in un sistema economico-sociale tendenzialmente iniquo la stagnazione dei salari ha provocato un aumento consistente del debito privato

Fonte: http://www.tcf.org/blog


ed un corrispondente aumento della disuguaglianza 






Anche sul piano globale la stagnazione dei salari e la crescita delle disuguaglianze ha provocato un aumento generalizzato del debito aggregato





- basta poco per far entrare in crisi un sistema globalizzato che sopravvive sulla base di disuguaglianze e debiti, privati e pubblici, che stanno diventando problematici perché fonte di squilibri: è sufficiente che fallisca un'importante banca privata e succede il finimondo.

- giunti a questo punto s'innesca un meccanismo perverso, un circolo vizioso: con l'aggravamento di una crisi che da strisciante diventa conclamata aumenta la disoccupazione, si riduce in modo brusco la quota salari, crolla la domanda interna nei paesi più deboli, aumenta dappertutto il peso dei debiti esteri (privati e pubblici), i creditori serrano le fila, si riduce la domanda globale, aumentano dappertutto le disuguaglianze, diminuisce la capacità di spesa della maggioranza della popolazione, si riduce ulteriormente la domanda interna nei paesi più deboli, aumenta ancora  la disoccupazione, aumentano di nuovo le disuguaglianze e via di questo passo.

Sono cose di cui ha scritto anche Alberto Bagnai ma lui le banalizza nella misura in cui finisce per spostare il focus sempre e solo sull'€ per attribuire all'€ colpe che l'€ non ha.

Le disuguaglianze sono cresciute anche nell'Eurozona? Sì, sono cresciute anche nell'Eurozona:


Fonte: Dawid Sawicki

ma l'€ non è la causa della crescita delle disuguaglianze, l'€ semplicemente asseconda, al pari delle altre monete, un tipo di sviluppo economico-sociale fondato sul debito prodotto dal capitalismo finanziario che si è sviluppato negli ultimi decenni su base mondiale.






C'è però una questione che vale la pena di esaminare: perché nella crisi dell'Eurozona i paesi che hanno sofferto di più e che hanno subìto una crescita della disuguaglianza piuttosto marcata sono stati quelli che avevano i debiti pubblici più alti (Italia e Grecia) e quelli senza un welfare sviluppato con forme di reddito minimo garantito (ancora Italia e Grecia)?

Vuoi vedere che la crisi dell'Eurozona non è solo una crisi di bilancia dei pagamenti e di debiti pubblici e privati ma è anche e soprattutto una crisi maturata per la crescente disuguaglianza sociale prodotta dallo sviluppo selvaggio del capitalismo finanziario? 

Ma cambiare moneta e svalutare potrebbe risolvere, almeno parzialmente, il problema? Pare di no:  il caso inglese ci mostra che dopo una svalutazione del cambio i salari reali e la quota salari possono ridursi in misura maggiore rispetto a situazioni nelle quali non è possibile agire sulla flessibilità del cambio. Inoltre il caso inglese ci mostra che dopo una svalutazione del cambio possono aumentare anche la disoccupazione e le disuguaglianze. In definitiva la svalutazione del cambio può implicare politiche di austerità non meno pesanti di quelle adottate da chi non può svalutare autonomamente.

Il caso inglese ci mostra che avere la sovranità monetaria e poter usare la leva del cambio flessibile per affrontare una crisi non è una condizione sufficiente per evitare l'austerità e tutto quello che essa comporta e ci suggerisce che rimuovere l'€ potrebbe essere inutile o addirittura controproducente per i paesi economicamente e socialmente più fragili mentre potrebbe essere utile per tutti rimuovere l'attuale governance politico-economica dell'€ e cambiare le regole per inoculare nel sistema elementi radicalmente riformisti per ridurre le disuguaglianze.

Sì, l'€ è una forma di governo ma rimuovere l'€ non implica la rimozione della forma di governo mentre la rimozione della forma di governo implica un € diverso e un'Europa diversa.


Ma Fiorenzo Fraioli non sarebbe d'accordo: lui crede che un recupero di competitività via svalutazione del cambio è molto meno problematico che non per via di una deflazione salariale.

Anzi, secondo Fiorenzo Fraioli

il conflitto distributivo causato da una deflazione salariale presenta dinamiche che avvantaggiano i ceti ricchi, mentre lo stesso conflitto distributivo, successivo a una svalutazione, lascia ai ceti meno privilegiati qualche strumento di difesa in più. Ad esempio, questi possono battersi per l'introduzione di meccanismi di indicizzazione.

A me pare piuttosto bizzarro ritenere che i ceti meno privilegiati avrebbero la capacità e la forza di battersi per l'introduzione di meccanismi di indicizzazione dei salari in un ipotetico scenario post-svalutazione: a parte il fatto che la battaglia per la scala mobile è stata perduta anni fa, a parte il fatto che bisognerebbe specificare cosa s'intende per ceti meno privilegiati (i disoccupati cosa sono?), a parte il fatto che i ceti meno privilegiati dovrebbe battersi per ottenere un reddito minimo di sostegno (in questa fase storica, qui in Italia, un obiettivo molto più importante di un'eventuale indicizzazione dei salari, IMHO),  a parte il fatto che nel Regno Unito il conflitto distributivo, successivo a una svalutazione, è stato vinto dall'austeriano Cameron, a parte tutto questo non vedo per quale ragione i ceti meno privilegiati avrebbero in futuro la capacità e la forza di battersi per il lavoro quando non riescono a battersi adesso per difendere il lavoro contro il capitale e ridurre le disuguaglianze? Perché i ceti meno privilegiati dovrebbero riuscire a fare dopo una cosa che non riescono a fare adesso

Datemi una risposta sensata e vi trasformerò il mondo.

P.S.  Una breve riflessione conclusiva: come vedete discutere senza insultare si può, ma Bagnai non vuole farlo, anzi lui non vuole nemmeno che si discuta, lui vuole solo pontificare.

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Webgrafia


- Emiliano Brancaccio - Nadia Garbellini, Uscire o no dall'euro: gli effetti sui salari

- Thomas Goda, The role of income inequality in crisis theories and in the subprime crisis

. Andrew G Haldane, Twin Peaks

- Keynesblog, Uscire dalla crisi con Keynes

Riccardo Realfonzo - Angelantonio Viscione, Gli effetti di un’uscita dall’euro su crescita, occupazione e salari

- OECD, An Overview of Growing Income Inequalities in OECD Countries: Main Findings

- Krisnah Poinasamy, The true cost of austerity and inequality. UK case study

- Engelbert Stockhammer, Why have wage shares fallen? A panel analysis of the determinants of functional income distribution


- The Scale of Economic Inequality in the UK



Riccardo Realfonzo, Angelantonio Viscione

sabato 26 settembre 2015

A Bagnai manca l'umiltà di leggere un dato

Dopo aver attaccato in modo scorretto Francesco Giavazzi, dopo la fatwa contro Telese, dopo aver bacchettato Luciano Gallino e dopo aver minacciato di querelare chi ha giustamente messo in evidenza il carattere equivoco dell'attuale deriva rossobrunista di Alberto Bagnai, non poteva mancare la catilinaria delirante con la solita sequenza di stupidaggini e analisi fuorvianti. Contestare punto per punto le affermazioni scriteriate e senza fondamento di Alberto Bagnai sarebbe un'impresa titanica, mi limiterò pertanto a sottolineare la problematicità di un'affermazione che prova quanto sia superficiale (per non dire inconsistente) la Goofynomics di Alberto Bagnai.

Ad un certo punto Bagnai sostiene che "l'aggiustamento tramite cambio [...] non ha mai e da nessuna parte seriamente danneggiato i salari dei lavoratori (escluse alcune economie sudamericane per i motivi che sapete)" e a sostegno di questa tesi rimanda al post intitolato Svalutazione e salari: leggende metropolitane bipartisan.

Purtroppo questa affermazione non tiene conto della svalutazione della sterlina avvenuta tra il 2007 ed il 2009 e delle ripercussioni che tale svalutazione ha avuto sulla dinamica dei salari reali inglesi che hanno subìto, come si evince dalla seguente tabella, una consistente riduzione 






Come ha sottolineato nell'ottobre del 2014 Andrew G. Haldane, Chief Economist e Executive Director, Monetary Analysis and Statistics della Bank of England:

“Growth in real wages has been negative for all bar three of the past 74 months. The cumulative fall in real wages since their pre-recession peak is around 10%. As best we can tell, the length and depth of this fall is unprecedented since at least the mid-1800s!"  





Ovviamente è molto difficile stabilire se la svalutazione della sterlina sia stata la vera causa o la causa principale della riduzione dei salari reali inglesi, certo è che i dati ci dicono che dopo la svalutazione della sterlina i salari reali si sono ridotti in maniera significativa nel biennio successivo alla svalutazione ed in maniera ancora più accentuata negli anni successivi.


 Così come i dati ci dicono anche che dopo la svalutazione della sterlina la disoccupazione è aumentata





Quindi, riassumendo, non è corretto dire che "l'aggiustamento tramite cambio [...] non ha mai e da nessuna parte seriamente danneggiato i salari dei lavoratori" perché  i dati ci dicono che dopo la svalutazione della sterlina sono diminuiti i salari reali ed è aumentata anche la disoccupazione.

Questo vuol dire che in linea generale non si può escludere che vi possa essere, in certi casi,  un rapporto di causa-effetto tra svalutazione e riduzione dei salari reali e aumento della disoccupazione.

Se Bagnai avesse l'umiltà di leggere anche i dati che non gli fanno comodo, tutto il dibattito sull'€ sarebbe meno confuso e superficiale.


venerdì 18 settembre 2015

La clamorosa confessione di Alberto Bagnai

Non ci crederete ma oggi Alberto Bagnai ha continuato la querelle con Giavazzi pubblicando sul FQ una controreplica nella quale confessa che il suo attacco di 2 giorni fa era pretestuoso, velleitario ed in malafede (come si è detto ieri nel post La memoria di Alberto Bagnai è come l'emmenthal)

Certo, non lo confessa esplicitamente ma l'incipit della controreplica non lascia adito a molti dubbi: si tratta di una confessione.

Le parole esatte di Bagnai sono queste :

Nella sua replica al mio intervento del 16 settembre,  Francesco Giavazzi rivendica di non aver mai cambiato idea sui vantaggi dell'austerità, e di aver segnalato fin dal 2010 il pericolo degli squilibri di bilancia dei pagamenti in una unione monetaria. Ne ero al corrente

Sì, avete letto bene, Bagnai dice : Ne ero al corrente

Cioè: Bagnai ha biasimato Giavazzi per aver ignorato, a suo dire per lungo tempo, che la crisi dell'Eurozona nasce dal dissesto della finanza privata e poi lo ha biasimato perché, sempre a suo dire, avrebbe fatto una "conversione a U" anche sulla questione dell'austerità, una conversione che pone seri problemi di etica professionale, ma dopo 2 giorni lo stesso Bagnai, sì, proprio lui, non un omonimo, ci viene a dire che era al corrente del fatto che Giavazzi aveva segnalato fin dal 2010 i pericoli che derivavano dalla finanza privata fuori controllo e che non aveva cambiato idea sulla questione dell'austerità.

Ma allora che lo ha biasimato a fare con un attacco cavilloso, infondato, ipocrita, sleale e ingannevole se Bagnai era al corrente che le posizioni di Giavazzi non erano quelle che gli venivano attribuite?

Beh, questo lo abbiamo spiegato ieri: Bagnai ha fame di visibilità e per ottenerla è disposto a qualunque cosa, anche a sbugiardare se stesso nel giro di 48 ore.


P.S. Ripeto (per i duri di comprendonio) : non m'interessa difendere Giavazzi, m' interessa far capire perché Bagnai è un soggetto da scansare.

giovedì 17 settembre 2015

La memoria di Alberto Bagnai è come l'emmenthal

A proposito della filippica di Bagnai contro Giavazzi pubblicata ieri sul FQ (che ora è disponibile online su a/simmetrie) ieri sera mi è stato suggerito di fare un piccolo sforzo per commentare l'articolo sul FQ su Giavazzi, soprattutto alla luce di quanto questi scrive adesso sulle cause della crisi dell'euro.

Avevo già annunciato che non avrei commentato la filippica perché non me la sentivo di correggere riga per riga tutte le imprecisioni di Bagnai ma di fronte ad una richiesta così esplicita non mi sono potuto esimere ed eccomi qui.

Per fortuna lo sforzo è davvero piccolo perché stamani, inaspettatamente, si è fatto vivo lo stesso Giavazzi con una replica pubblicata sul FQ ed è lui stesso a correggere alcune lievi imprecisioni (*) di Bagnai.






Giavazzi mette giustamente in evidenza 2 punti sui quali avevo intenzione di soffermarmi anch'io: 

punto 1)  Giavazzi fa presente di non aver cambiato idea, come invece vorrebbe far credere Bagnai nella sua filippica, sull'origine della crisi dell'Eurozona e a tal proposito cita un paper del 2010 intitolato Why the current account may matter in a monetary union nel quale in effetti si mette in luce il ruolo della finanza privata all'origine degli squilibri e della crisi dell'Eurozona.

punto 2) Giavazzi fa notare che Bagnai fa un salto logico quando sostiene se il problema non era il debito pubblico, l'austerità non era soluzione: 

il fatto che la crisi non abbia avuto origine dal debito pubblico - spiega Giavazzi - non dice nulla ( e qui Bagnai fa un salto logico) sulle politiche fiscali appropriate per affrontarla, una volta che debito e deficit pubblici sono stati creati.

Il salto logico di  Bagnai è causata dal fatto che Bagnai non distingue tra origine e sviluppo della crisi: un conto è dire che la crisi ha la sua origine negli squilibri prodotti dalla finanza privata ed un conto è capire come risolvere la crisi una volta che la crisi della finanza privata si è sviluppata in una crisi della finanza pubblica ( perché la finanza pubblica ha dovuto tamponare la crisi della finanza privata).

Ma il semplicismo di Bagnai non contempla questi distinguo: secondo lui o si dice che la crisi è dovuta alla finanza privata (ma allora l'austerità non è la soluzione del problema perché l'austerità opera a valle di uno squilibrio reale privato, lasciando inalterato quest’ultimo come sostiene Bagnai ne  I “salvataggi” che non ci salveranno) oppure si dice che la crisi è una crisi della finanza pubblica (ma in questo caso, secondo Bagnai, la diagnosi è sbagliata a prescindere e quindi, a maggior ragione, è sbagliata anche la terapia dell'austerità)

Il fatto è, secondo Bagnai, che Giavazzi ammette adesso che la crisi dell'€ è una crisi dovuta alla finanza privata e quindi, sempre secondo Bagnai, Giavazzi avrebbe fatto una vera e propria "conversione a U".

La cosa buffa (ma c'è del tragico nella comicità involontaria di Bagnai) è che Bagnai non ricorda  (ecco spiegato il titolo di questo post che allude ai buchi nella memoria ) o fa finta di non ricordare ( in tal caso il post potrebbe intitolarsi Lo smemorato di Pescara) che lui stesso, sì, proprio lui, Bagnai in persona,  3 anni fa ( ripeto: 3 anni fa  3 anni fa 3 anni fa 3 anni fa 3 anni fa 3 anni fa 3 anni fa 3 anni fa 3 anni fa) , in un post pubblicato sul FQ intitolato Quelli che… la colpa è del debito pubblico aveva registrato nei termini che seguono la posizione di Giavazzi:


Insomma, 3 anni fa Bagnai riconosceva che anche Giavazzi era d'accordo sul fatto che la crisi di debito pubblico era stata causata dal dissesto finanziario del settore privato.

Allora perché Bagnai attacca Giavazzi con una filippica pretestuosa e velleitaria accusandolo adesso di una "conversione a U" che non c'è mai stata visto che Giavazzi, già nel 2010 (ad esempio qui) e nel 2012 (come ammette lo stesso  Bagnai nel post del 2012) aveva evidenziato il ruolo della finanza privata all'origine della crisi dell'Eurozona?

La spiegazione è semplice: Bagnai ha sempre bisogno di attaccare qualcuno perché a lui non interessa discutere in modo corretto, lui vuole assicurarsi il massimo della visibilità, sempre e comunque, gli interessa vincere i Macchianera Awards, se la De Filippi gli offrisse di fare il tronista a "Uomini e Donne" Bagnai ci andrebbe.


P.S.  Per non appesantire il post, non ho commentato il modo capzioso e fuorviante con il quale Bagnai decontestualizza alcune frasi e locuzioni di Giavazzi.

P.S. 2  A scanso di equivoci, lo scopo di questo post non è quello di difendere Giavazzi, lo scopo è far capire chi è Bagnai



(*)  Per la locuzione lievi imprecisioni rimando al dizionario pippesco

mercoledì 16 settembre 2015

Le piccole bugie di Alberto Bagnai

Oggi Coso ha pubblicato sul FQ una filippica contro Francesco Giavazzi. Non la commenterò perché mi toccherebbe correggere riga per riga tutte le imprecisioni di Coso, mi limito a dire che Coso usa more solito la tecnica dalla straw man fallacy per attaccare Giavazzi e portare acqua al suo mulino. 

Ma nella filippica c'è un piccolo dettaglio che ha subito attirato la mia attenzione: Coso afferma , testuale, che Il tramonto dell'euro ha venduto 17.994 copie fino al 31 dicembre 2014. 

Questo dato è interessante perché Coso si è sempre vantato di aver venduto molto di più: 

 - il 3 marzo 2014 Coso scriveva su Twitter :

Io sono uno che ha venduto decine di migliaia di copie dicendo la verità. Piccolo problema: ora la verità sull'euro è nota.



N.B. Coso si vanta di aver venduto decine di migliaia di copie ma all'epoca il secondo libro "l'Italia può farcela" non era ancora uscito e quindi Coso non poteva che riferirsi al TDE 


- il 30 marzo 2014 Coso ribadisce il punto:

Uno vende 25000 copie di un libercolo demagogico premiato dal Canova... Daje a rode!



N.B. Coso si vanta di aver venduto 25000 copie del TDE alla data del 30 marzo 2014


- il 25 maggio di quest'anno le copie vendute diventano 30000




-  dopo qualche settimane, il 17 giugno, Coso ribadisce di aver venduto 30000 copie del TDE




Ma oggi Coso ha rivelato di aver venduto 17.994 copie del TDE fino al 31 dicembre 2014, quindi Coso ha fatto una sparata delle sue quando nel marzo del 2014 si è vantato di aver venduto decine di migliaia di copie del TDE e di averne vendute per l'esattezza 25000. Non era vero!  Insomma Coso nel 2014 ha raccontata una piccola bugia e probabilmente l'ha raccontata anche nel 2015 perché è improbabile che tra gennaio e giugno del 2015 abbia venduto altre 12.000 copie del TDE.

Non è la prima volta che Coso racconta delle piccole bugie: le ha raccontate, come si è visto alcune settimane fa, anche riguardo al numero dei lettori del blog. 

Perché lo fa? Beh, è una questione di carattere: Coso è un megalomane ed è molto ambizioso, per natura è portato a strafare, a straparlare, ad esagerare, a superare i limiti. Del resto questo modo di fare piace agli adepti della setta, soprattutto a quelli che adoravano il ganassa di Arcore ed il fanfarone di Pontida, e lui li accontenta.

domenica 13 settembre 2015

La vittoria di Pirro di Alberto Bagnai

Il successo che Coso ha ottenuto ai Macchianera Awards mi ha indotto a fare alcune considerazioni di carattere generale che ho pubblicato su Twitter:


Un dato preoccupante sul quale riflettere : hanno successo i siti (Grillo, Goofynomics, Fatto Quotidiano) che censurano le opinioni sgradite

Ancora un dato preoccupante sul quale riflettere: hanno successo i siti (Grillo, Goofynomics, Fatto Quotidiano) che informano a comodo loro per fare proselitismo.

Un altro dato preoccupante sul quale riflettere: hanno successo i siti (Grillo, Goofynomics, Fatto Quotidiano) dove si insulta e si dileggia chi non asseconda il Guru 

Ennesimo dato preoccupante sul quale riflettere: hanno successo i siti (Grillo, Goofynomics, Fatto Quotidiano) che incentivano faziosità e fanatismo.






Avevo preparato un altro tweet ma per ora non l'ho pubblicato su Twitter:


Ancora un dato preoccupante sul quale riflettere: hanno successo i siti (Grillo, Goofynomics, Fatto Quotidiano) che veicolano il qualunquismo ed il populismo anti-sistema che fa gli interessi della destra. 

Sono considerazioni che mettono in luce tutta l'ambiguità e la tossicità dell'impresa intellettuale di Coso, un'impresa che paradossalmente coglie un successo in un momento di estrema debolezza:

1) l'operazione Fassina è fallita miseramente (ricordate? Coso si era illuso che Fassina fosse in grado di scalzare Renzi e far diventare il PD un partito noeuro)

2) Coso non ha una seria proposta per uscire dall'€, lui stesso ha ammesso che non gli interessa più il quando ed il come, ormai si limita a vaticinare che il crollo dell'€ prima o poi avverrà, semmai gli interessa il dopo ( e per il dopo sappiamo già cosa ha proposto)

3) sul piano generale la Goofynomics è ormai fuori gioco, l'ha messa fuori gioco Coso in persona con un incredibile autogol 


Ecco perché, non avendo più nulla di serio da proporre, Coso ha cominciato ad occuparsi di migranti.

C'è chi ha osservato che quella della «sostituzione dei popoli europei» usata da Alberto Bagnai è una tipica formula-spauracchio della dx neonazista.



E' un'osservazione corretta? Sì, lo è ma Coso se ne frega:  lui vuole mantenere la visibilità ottenuta in questi anni ed è disposto a tutto, anche ad appoggiare la destra xenofoba e razzista, pur di mantenerla.

Questo è il prezzo del successo quando lo si vuole ottenere a qualunque costo:  si vincono i Macchianera Awards ma si perde la dignità.

martedì 1 settembre 2015

La comicità involontaria di Alberto Bagnai

Non a tutti è sfuggito questo amorevole commento di Alberto Bagnai pubblicato su Goofynomics il 16 agosto:


Ne parlammo su questo blog il giorno stesso, mentre si stava commentando il post L'incredibile autogol di Alberto Bagnai :


Non abbiamo però ancora avuto l'occasione ed il piacere di citare e commentare un altro amorevole commento di Alberto Bagnai, questo del 30 agosto:




Il contesto nel quale maturano i due commenti di Alberto Bagnai è più o meno lo stesso: due seguaci si lamentano per essere stati bloccati (a loro dire ingiustamente) su Twitter e Bagnai gli spiega che sono stati bloccati perché hanno concesso spazio a soggetti indesiderati.

Nel primo commento Bagnai rimprovera severamente il seguace per aver perso tempo a parlare con quattri coglioni che hanno la lebbra. Se li tocchi hai la lebbra. Chiaro il concetto?  Non è ben chiaro chi siano i quattro coglioni ma è ben chiaro il concetto: con alcuni soggetti non si deve dialogare, soprattutto se questi soggetti mettono in dubbio la validità della Goofynomics.

Nel secondo commento Bagnai ribadisce che con certa gente non si parla. Punto e poi aggiunge che chi parla con certa gente è un pervertito, è come se fosse un pedofilo o un coprofilo, e poi conclude:

Quindi, quale che sia la vostra schifosa perversione, posso solo richiamarvi a dei principi di umanità, e impedirvi di coinvolgermi. E lo faccio. 

Nel primo commento non si fanno nomi ma nel secondo commento c'è un evidente richiamo ed una evidente e pesante allusione al Prof. Puglisi e al Prof. Monacelli ( al quale, in un'altra occasione, pochi giorni prima, era stato promesso un cappottino di abete )

Nel pomeriggio di oggi il concetto è stato ribadito ulterioremente con un nuovo commento:



Il passaggio chiave è il seguente:

Ribadisco: è assolutamente evidente che parlare con certa gente significa ergersi non a difensore, ma a ventilatore. E siccome a me certi schizzi non piacciono, appena vedo uno che ventila gli stacco la spina. That's all.


Potrebbero esserci gli estremi per una denuncia ma non è di questo che vogliamo occuparci adesso, vogliamo occuparci invece di una proposta che Bagnai ha fatto nel lasso di tempo intercorso tra il primo commento del 16 agosto e questi due commenti più recenti.

Sapete che cosa ha proposto Alberto Bagnai in data 26 agosto con il post Do you remember me? Vol. 2 (CLN vs. TRC ?

 Ha proposto, udite udite, una Commissione per la Verità e la Riconciliazione per ristabilire un minimo di serenità, di verità, di equilibrio, di riconciliazione ..., per permetterci di superare veramente questo clima di apartheid, di caccia alle streghe, senza uno strascico di rancori ...


Non vi sembra assolutamente surreale ed  irresistibilmente comico il fatto che il soggetto più litigioso, attaccabrighe, aggressivo, irascibile, rissoso, permaloso, suscettibile, polemico, bisbetico e provocatore del pianeta proponga una Commissione per la Verità e la Riconciliazione dopo aver detto che è inutile  parlare con quattri coglioni che hanno la lebbra e continuando poi imperterrito ad offendere e insultare puntualizzando che con certa gente non si parla ?

Non vi sembra comico tutto ciò? Nooo?

Ripensandoci forse avete ragione: questo personaggio non fa ridere, fa pena, è a dir poco uno sbalestrato ...

domenica 30 agosto 2015

Novità importante su Goofynomics

A giudicare da questo commento





pare che da oggi sia possibile pubblicizzare in modo discreto la propria attività su Goofynomics. Ovviamente è necessario dare un contributo all'associazione a/simmetrie e pubblicizzare un'attività gradita al prof. Bagnai (tipo attività legate al turismo, alla ristorazione, alla musica barocca oppure attività artigianali tipo arrotino o marmista di lapidi e tombe cimiteriali).

mercoledì 26 agosto 2015

Bizzarrie peskaresi

Nei giorni scorsi si è visto che Bagnai ha uno strano vizietto: pubblica un libro per sostenere una ipotesi e dopo pochi mesi la sconfessa.

Nel novembre del 2012 Bagnai pubblica il "Tramonto dell'euro" per dimostrare che per l'Italia sarebbe meglio uscire al più presto dalla moneta unica.

Dopo pochi mesi Bagnai aderisce  al "Manifesto di solidarietà europea" che ipotizza uno scenario del tutto diverso:  l'Italia potrebbe rimanere per qualche tempo o forse per sempre nell'euro a patto che esca la Germania con qualche altro paese del Nord.

Nel novembre del 2014 Bagnai pubblica "L'Italia può farcela" per proporre uno scenario ancora diverso: nel nuovo libro si parla genericamente di dissoluzione controllata dell'Eurozona.

Nelle ultime settimane, Bagnai ha cambiato nuovamente prospettiva : la dissoluzione controllata non viene più considerata una soluzione fattibile.

Il sistema esploderà, come ha scritto poco fa.

And there is nothing we can do, come aveva scritto giorni fa.

Oggi il vizietto ha preso una piega nuova: Bagnai ha scritto un lungo sermone ( pesante e prolisso più del solito) per proporre una Commissione per la Verità e la Riconciliazione

Bagnai afferma di non essere più tanto interessato al quando e al come esploderà il sistema quanto al dopo ( Quindi, sinceramente, a me il problema del quando e del come interessa sempre meno. Quello che mi interessa sempre di più è il problema di come gestire la ricostruzione ).


Lo scopo di questa CVR?  Secondo Bagnai solo una Commissione per la Verità e la Riconciliazione potrà permetterci di superare veramente questo clima di apartheid, di caccia alle streghe, senza uno strascico di rancori, e potrà costituire il laboratorio per tentare un esperimento che in quasi due millenni di storia non è riuscito a nessuno: dare un senso alla parola "italiano", far convergere questo concetto, che negli ultimi decenni ha oscillato violentemente e pericolosamente dall'esaltazione nazionalistica più bieca, alla depressione autorazzista più feroce.


C'è però un problema: secondo lo stesso Bagnai  è un compito impossibile.

Per farla breve, se fino a poco tempo fa Bagnai scriveva un libro e poi ne sconfessava la proposta principale dopo qualche mese, adesso Bagnai scrive un post per fare una proposta che subito riconosce come impossibile da realizzare.

Oggi Bagnai ha inventato un nuovo genere di comunicazione sul web : il post inutile.

Con Bagnai non ci si annoia mai, lui trova sempre qualcosa per farsi notare (speriamo però, lo dico per lui, che non faccia la fine di Donald) !

giovedì 20 agosto 2015

Bagnai l'avanguardista e la tramontana dell'euro


Tutto si può dire di Bagnai ma non che sia pigro, inattivo, inoperoso, apatico, abulico o impoltronito, anzi, Bagnai è sempre in prima linea, mai domo e soprattutto sempre avanti a tutti: lui vede i problemi prima degli altri, lui capisce le situazioni prima di tutti, lui prevede gli sviluppi futuri prima di chiunque, lui è sempre il primo in tutto, Bagnai è l'avanguardista per antonomasia o almeno vorrebbe esserlo.

Come si fa ad essere l'avanguardista perfetto ? E' facile:  basta cambiare continuamente le proprie posizioni e far credere di essere sempre avanti a tutti, qualcuno che ci crede si trova sempre.

Nel novembre del 2012 Bagnai pubblica il ben noto "Tramonto dell'euro" per dimostrare che per l'Italia sarebbe meglio uscire unilateralmente e quanto prima dalla moneta unica per gestire questo processo anziché subirlo.

Dopo pochi mesi Bagnai aderisce  al "Manifesto di solidarietà europea" che propone la segmentazione controllata dell'Eurozona: l'Italia potrebbe rimanere per qualche tempo nell'euro a patto che esca la Germania con qualche altro paese del Nord.

Da notare la differenza tra l'uscire quanto prima ed il rimanere per qualche tempo.

Nel novembre del 2014 Bagnai pubblica "L'Italia può farcela" per proporre uno scenario ancora diverso: nel nuovo libro si parla genericamente di dissoluzione controllata dell'Eurozona, in pratica i paesi dell'Eurozona dovrebbero tornare alle monete nazionali con una separazione consensuale, concordando  tempi e modi.

Ma da alcune settimane il vento è cambiato, ne abbiamo già parlato.

Oggi l'anemometro segnala la tramontana dell'euro:




Che vuol dire?  Vuol dire che Fassina ha perso il treno ed è arrivato tardi, vuol dire che lo scenario prospettato con "L'Italia può farcela" si è già dissolto e che Bagnai l'avanguardista si è posto di nuovo avanti a tutti proponendo uno scenario ancora diverso:  la dissoluzione controllata non è più fattibile, l'euro crollerà ma dobbiamo prepararci al peggio 




Dobbiamo prepararci alla Terza Guerra Mondiale perché questo è l'esito inevitabile della crisi irriversibile dell'euro.

And there is nothing we can do

Insomma Bagnai l'avanguardista in pochi mesi è passato dalla guerra di liberazione contro l'euro con annesso futuro radioso dell'amata patria al pessimismo cosmico.

A cosa è dovuto questo ennesimo riposizionamento? In parte è certamente dovuto alla constatazione che le proposte del TDE, del "Manifesto e di solidarietà europea" e dell'IPF non hanno trovato ed al momento non hanno uno sbocco politico nel breve periodo ed in parte è dovuto alla speranza che il referendum di Cameron, le presidenziali francesi del 2017 o qualche altro evento scombussoli lo scenario scatenando un disgregamento incasinato® dell'Eurozona.

Del resto, puntare sul catastrofismo è un ottimo toccasana per mascherare il fallimento della Goofynomics e per guadagnare comparsate in TV e spazio sui giornali per parlare a vanvera di argomenti ormai triti e ritriti.

In fin dei conti, il business personale  ( libri, interviste, articoli, convegni, comparsate TV) funziona meglio se l'euro sopravvive, se l'euro crollasse per davvero per Bagnai finirebbe la pacchia perché sarebbe costretto ad assumersi delle responsabilità reali.



lunedì 17 agosto 2015

Il più grande bluff dopo il week-end

4 anni fa, per l'esattezza in data 22 agosto 2011, con un articolo in origine pubblicato su Il Manifesto, iniziava ufficialmente l'avventura pippesca.

Non ricordo quando ho letto per la prima volta l'intervento che ha dato il via all'avventura pippesca ma ricordo bene che ebbi subito l'impressione che l'autore fosse uno squinternato, non tanto perché parlava di un eventuale default dell'Italia come se fosse un'opzione spendibile ( solo uno scemo poteva pensare nel 2011 che un eventuale default dell'Italia non sarebbe stato catastrofico per l'Italia e per l'economia mondiale) ma soprattutto per il modo assolutamente stravagante e superficiale con il quale sviluppava l'argomentazione :

secondo Bagnai con l'uscita dall'€ e con la svalutazione il debito in valuta estera sarebbe aumentato ( la svalutazione renderebbe più oneroso il debito definito in valuta estera ) ma sarebbe stato più facile pagarlo ( Ma porterebbe da una situazione di indebitamento estero a una di accreditamento estero, producendo risorse sufficienti a ripagare i debiti, come nel 1992 ) ! Se per caso non fossimo riusciti a pagarlo, avremmo potuto dichiarare default ( dichiarare, se sarà necessario, il default, come hanno già fatto tanti paesi che non sono stati cancellati dalla geografia economica per questo ) e se avessimo dichiarato default il fatto di non poter accedere per qualche tempo ai capitali esteri non avrebbe avuto conseguenze gravi perché per decenni l’Italia è cresciuta senza ricorrere al risparmio estero. [...] Rimuoviamo l’euro, e l’Italia avrà meno bisogno dei mercati, mentre i mercati continueranno ad avere bisogno dei 60 milioni di consumatori italiani.

In parole povere, rimuovendo l'euro avremmo avuto due opzioni, entrambe positive (secondo Bagnai) : pagare i debiti in valuta estera con le risorse derivanti dall'aumento dell'export e crescere oppure, se il piano A fosse fallito, avremmo potuto dichiarare default e crescere con il risparmio nazionale. Non si capiva come fosse possibile, nello scenario pippesco, utilizzare, dopo un default, il risparmio nazionale per sostenere la crescita visto che l'euro aveva già stritolato redditi e risparmi e la svalutazione che li avrebbe decurtati ulterioremente ma tant'è, la logica pippesca ha sempre avuto questo andamento saltellante, è la cosiddetta "logica a zompo di ranocchia", si salta a casaccio da una premessa ad una conclusione così tanto per zompare, senza un perché.

Va detto che in seguito  l'opzione default ha avuto un ruolo marginale nella narrazione pippesca mentre l'opzione mercantilista in salsa pescarese cioè a dire la sequenza svalutazione --> aumento export --> effetti positivi su reddito e occupazione ha assunto un ruolo assolutamente centrale nella Goofynomics.


A Ferragosto però, come si è già detto, è successo l'imprevedibile:  la Goofynomics è morta. Ma la cosa davvero incredibile è che l'ha uccisa lo stesso Bagnai. Come ha fatto? L'ha uccisa con un frase, nel momento in cui ha ammesso che durante una crisi globale contare sulle esportazioni è vano. 

Siccome tutta la Goofynomics si regge sulla sequenza svalutazione --> aumento export --> effetti positivi su reddito e occupazione, ammettere che durante una crisi globale contare sulle esportazioni è vano vuol dire che uscire dall'€ e svalutare non è sempre utile, ad esempio durante una crisi globale potrebbe essere del tutto inutile.



Ma se uscire dall'€ e svalutare rischia di essere inutile, quali alternative abbiamo per superare la crisi una volta recuperata la sovranità

Nell'intervento del 2011 l'alternativa (si fa per dire) all'eventuale fallimento del mercantilismo in salsa pescarese era il default mentre nel trafiletto pubblicato a Ferragosto l'alternativa al fallimento del mercantilismo in salsa pescarese non è specificata, Bagnai parla genericamente di un eventuale recupero da parte del nostro Paese della piena sovranità economica, senza delineare come questo recupero potrebbe e/o dovrebbe poi svilupparsi sul piano economico, finanziaro e politico per superare la crisi.

Ma se la sequenza svalutazione --> aumento export --> effetti positivi su reddito e occupazione non può funzionare perché durante una crisi globale contare sulle esportazioni è vano, quali sono allora le opzioni che restano per tentare di rilanciare la domanda interna una volta usciti dall'€?

Dal momento che la Goofynomics è morta, per chiarire la questione Bagnai dovrà inventarsi la Clavicembeconomy o qualcosa del genere ma a questo punto sorge spontaneo un dubbio : vuoi vedere che Bagnai è un memmettaro a sua insaputa e che lo era già nel 2011 quando pensava che si potesse superare la crisi con un default? Il post pubblicato oggi da Bagnai rafforza questo sospetto.

Sarebbe davvero clamoroso scoprire che Bagnai è in definitiva la copia in giacca e cravatta di Paolo Barnard e che tutta la manfrina della Goofynomics non era altro che un tentativo, peraltro andato a vuoto, di formalizzare un piano A apparentemente più credibile e con una presunta dignità scientifica (ma l'economia non è una scienza) e tenersi il piano B (stampare e/o creare moneta per sostenere l'economia spendendo in deficit) come riserva.


Resta il fatto che la Goofynomics è morta e che i libri di Bagnai serviranno da ora in poi come zeppe per tavoli traballanti o come documenti di un grande bluff studiato a tavolino da un clavicembalista con l'hobby dell'economia.