domenica 30 agosto 2015

Novità importante su Goofynomics

A giudicare da questo commento





pare che da oggi sia possibile pubblicizzare in modo discreto la propria attività su Goofynomics. Ovviamente è necessario dare un contributo all'associazione a/simmetrie e pubblicizzare un'attività gradita al prof. Bagnai (tipo attività legate al turismo, alla ristorazione, alla musica barocca oppure attività artigianali tipo arrotino o marmista di lapidi e tombe cimiteriali).

mercoledì 26 agosto 2015

Bizzarrie peskaresi

Nei giorni scorsi si è visto che Bagnai ha uno strano vizietto: pubblica un libro per sostenere una ipotesi e dopo pochi mesi la sconfessa.

Nel novembre del 2012 Bagnai pubblica il "Tramonto dell'euro" per dimostrare che per l'Italia sarebbe meglio uscire al più presto dalla moneta unica.

Dopo pochi mesi Bagnai aderisce  al "Manifesto di solidarietà europea" che ipotizza uno scenario del tutto diverso:  l'Italia potrebbe rimanere per qualche tempo o forse per sempre nell'euro a patto che esca la Germania con qualche altro paese del Nord.

Nel novembre del 2014 Bagnai pubblica "L'Italia può farcela" per proporre uno scenario ancora diverso: nel nuovo libro si parla genericamente di dissoluzione controllata dell'Eurozona.

Nelle ultime settimane, Bagnai ha cambiato nuovamente prospettiva : la dissoluzione controllata non viene più considerata una soluzione fattibile.

Il sistema esploderà, come ha scritto poco fa.

And there is nothing we can do, come aveva scritto giorni fa.

Oggi il vizietto ha preso una piega nuova: Bagnai ha scritto un lungo sermone ( pesante e prolisso più del solito) per proporre una Commissione per la Verità e la Riconciliazione

Bagnai afferma di non essere più tanto interessato al quando e al come esploderà il sistema quanto al dopo ( Quindi, sinceramente, a me il problema del quando e del come interessa sempre meno. Quello che mi interessa sempre di più è il problema di come gestire la ricostruzione ).


Lo scopo di questa CVR?  Secondo Bagnai solo una Commissione per la Verità e la Riconciliazione potrà permetterci di superare veramente questo clima di apartheid, di caccia alle streghe, senza uno strascico di rancori, e potrà costituire il laboratorio per tentare un esperimento che in quasi due millenni di storia non è riuscito a nessuno: dare un senso alla parola "italiano", far convergere questo concetto, che negli ultimi decenni ha oscillato violentemente e pericolosamente dall'esaltazione nazionalistica più bieca, alla depressione autorazzista più feroce.


C'è però un problema: secondo lo stesso Bagnai  è un compito impossibile.

Per farla breve, se fino a poco tempo fa Bagnai scriveva un libro e poi ne sconfessava la proposta principale dopo qualche mese, adesso Bagnai scrive un post per fare una proposta che subito riconosce come impossibile da realizzare.

Oggi Bagnai ha inventato un nuovo genere di comunicazione sul web : il post inutile.

Con Bagnai non ci si annoia mai, lui trova sempre qualcosa per farsi notare (speriamo però, lo dico per lui, che non faccia la fine di Donald) !

giovedì 20 agosto 2015

Bagnai l'avanguardista e la tramontana dell'euro


Tutto si può dire di Bagnai ma non che sia pigro, inattivo, inoperoso, apatico, abulico o impoltronito, anzi, Bagnai è sempre in prima linea, mai domo e soprattutto sempre avanti a tutti: lui vede i problemi prima degli altri, lui capisce le situazioni prima di tutti, lui prevede gli sviluppi futuri prima di chiunque, lui è sempre il primo in tutto, Bagnai è l'avanguardista per antonomasia o almeno vorrebbe esserlo.

Come si fa ad essere l'avanguardista perfetto ? E' facile:  basta cambiare continuamente le proprie posizioni e far credere di essere sempre avanti a tutti, qualcuno che ci crede si trova sempre.

Nel novembre del 2012 Bagnai pubblica il ben noto "Tramonto dell'euro" per dimostrare che per l'Italia sarebbe meglio uscire unilateralmente e quanto prima dalla moneta unica per gestire questo processo anziché subirlo.

Dopo pochi mesi Bagnai aderisce  al "Manifesto di solidarietà europea" che propone la segmentazione controllata dell'Eurozona: l'Italia potrebbe rimanere per qualche tempo nell'euro a patto che esca la Germania con qualche altro paese del Nord.

Da notare la differenza tra l'uscire quanto prima ed il rimanere per qualche tempo.

Nel novembre del 2014 Bagnai pubblica "L'Italia può farcela" per proporre uno scenario ancora diverso: nel nuovo libro si parla genericamente di dissoluzione controllata dell'Eurozona, in pratica i paesi dell'Eurozona dovrebbero tornare alle monete nazionali con una separazione consensuale, concordando  tempi e modi.

Ma da alcune settimane il vento è cambiato, ne abbiamo già parlato.

Oggi l'anemometro segnala la tramontana dell'euro:




Che vuol dire?  Vuol dire che Fassina ha perso il treno ed è arrivato tardi, vuol dire che lo scenario prospettato con "L'Italia può farcela" si è già dissolto e che Bagnai l'avanguardista si è posto di nuovo avanti a tutti proponendo uno scenario ancora diverso:  la dissoluzione controllata non è più fattibile, l'euro crollerà ma dobbiamo prepararci al peggio 




Dobbiamo prepararci alla Terza Guerra Mondiale perché questo è l'esito inevitabile della crisi irriversibile dell'euro.

And there is nothing we can do

Insomma Bagnai l'avanguardista in pochi mesi è passato dalla guerra di liberazione contro l'euro con annesso futuro radioso dell'amata patria al pessimismo cosmico.

A cosa è dovuto questo ennesimo riposizionamento? In parte è certamente dovuto alla constatazione che le proposte del TDE, del "Manifesto e di solidarietà europea" e dell'IPF non hanno trovato ed al momento non hanno uno sbocco politico nel breve periodo ed in parte è dovuto alla speranza che il referendum di Cameron, le presidenziali francesi del 2017 o qualche altro evento scombussoli lo scenario scatenando un disgregamento incasinato® dell'Eurozona.

Del resto, puntare sul catastrofismo è un ottimo toccasana per mascherare il fallimento della Goofynomics e per guadagnare comparsate in TV e spazio sui giornali per parlare a vanvera di argomenti ormai triti e ritriti.

In fin dei conti, il business personale  ( libri, interviste, articoli, convegni, comparsate TV) funziona meglio se l'euro sopravvive, se l'euro crollasse per davvero per Bagnai finirebbe la pacchia perché sarebbe costretto ad assumersi delle responsabilità reali.



lunedì 17 agosto 2015

Il più grande bluff dopo il week-end

4 anni fa, per l'esattezza in data 22 agosto 2011, con un articolo in origine pubblicato su Il Manifesto, iniziava ufficialmente l'avventura pippesca.

Non ricordo quando ho letto per la prima volta l'intervento che ha dato il via all'avventura pippesca ma ricordo bene che ebbi subito l'impressione che l'autore fosse uno squinternato, non tanto perché parlava di un eventuale default dell'Italia come se fosse un'opzione spendibile ( solo uno scemo poteva pensare nel 2011 che un eventuale default dell'Italia non sarebbe stato catastrofico per l'Italia e per l'economia mondiale) ma soprattutto per il modo assolutamente stravagante e superficiale con il quale sviluppava l'argomentazione :

secondo Bagnai con l'uscita dall'€ e con la svalutazione il debito in valuta estera sarebbe aumentato ( la svalutazione renderebbe più oneroso il debito definito in valuta estera ) ma sarebbe stato più facile pagarlo ( Ma porterebbe da una situazione di indebitamento estero a una di accreditamento estero, producendo risorse sufficienti a ripagare i debiti, come nel 1992 ) ! Se per caso non fossimo riusciti a pagarlo, avremmo potuto dichiarare default ( dichiarare, se sarà necessario, il default, come hanno già fatto tanti paesi che non sono stati cancellati dalla geografia economica per questo ) e se avessimo dichiarato default il fatto di non poter accedere per qualche tempo ai capitali esteri non avrebbe avuto conseguenze gravi perché per decenni l’Italia è cresciuta senza ricorrere al risparmio estero. [...] Rimuoviamo l’euro, e l’Italia avrà meno bisogno dei mercati, mentre i mercati continueranno ad avere bisogno dei 60 milioni di consumatori italiani.

In parole povere, rimuovendo l'euro avremmo avuto due opzioni, entrambe positive (secondo Bagnai) : pagare i debiti in valuta estera con le risorse derivanti dall'aumento dell'export e crescere oppure, se il piano A fosse fallito, avremmo potuto dichiarare default e crescere con il risparmio nazionale. Non si capiva come fosse possibile, nello scenario pippesco, utilizzare, dopo un default, il risparmio nazionale per sostenere la crescita visto che l'euro aveva già stritolato redditi e risparmi e la svalutazione che li avrebbe decurtati ulterioremente ma tant'è, la logica pippesca ha sempre avuto questo andamento saltellante, è la cosiddetta "logica a zompo di ranocchia", si salta a casaccio da una premessa ad una conclusione così tanto per zompare, senza un perché.

Va detto che in seguito  l'opzione default ha avuto un ruolo marginale nella narrazione pippesca mentre l'opzione mercantilista in salsa pescarese cioè a dire la sequenza svalutazione --> aumento export --> effetti positivi su reddito e occupazione ha assunto un ruolo assolutamente centrale nella Goofynomics.


A Ferragosto però, come si è già detto, è successo l'imprevedibile:  la Goofynomics è morta. Ma la cosa davvero incredibile è che l'ha uccisa lo stesso Bagnai. Come ha fatto? L'ha uccisa con un frase, nel momento in cui ha ammesso che durante una crisi globale contare sulle esportazioni è vano. 

Siccome tutta la Goofynomics si regge sulla sequenza svalutazione --> aumento export --> effetti positivi su reddito e occupazione, ammettere che durante una crisi globale contare sulle esportazioni è vano vuol dire che uscire dall'€ e svalutare non è sempre utile, ad esempio durante una crisi globale potrebbe essere del tutto inutile.



Ma se uscire dall'€ e svalutare rischia di essere inutile, quali alternative abbiamo per superare la crisi una volta recuperata la sovranità

Nell'intervento del 2011 l'alternativa (si fa per dire) all'eventuale fallimento del mercantilismo in salsa pescarese era il default mentre nel trafiletto pubblicato a Ferragosto l'alternativa al fallimento del mercantilismo in salsa pescarese non è specificata, Bagnai parla genericamente di un eventuale recupero da parte del nostro Paese della piena sovranità economica, senza delineare come questo recupero potrebbe e/o dovrebbe poi svilupparsi sul piano economico, finanziaro e politico per superare la crisi.

Ma se la sequenza svalutazione --> aumento export --> effetti positivi su reddito e occupazione non può funzionare perché durante una crisi globale contare sulle esportazioni è vano, quali sono allora le opzioni che restano per tentare di rilanciare la domanda interna una volta usciti dall'€?

Dal momento che la Goofynomics è morta, per chiarire la questione Bagnai dovrà inventarsi la Clavicembeconomy o qualcosa del genere ma a questo punto sorge spontaneo un dubbio : vuoi vedere che Bagnai è un memmettaro a sua insaputa e che lo era già nel 2011 quando pensava che si potesse superare la crisi con un default? Il post pubblicato oggi da Bagnai rafforza questo sospetto.

Sarebbe davvero clamoroso scoprire che Bagnai è in definitiva la copia in giacca e cravatta di Paolo Barnard e che tutta la manfrina della Goofynomics non era altro che un tentativo, peraltro andato a vuoto, di formalizzare un piano A apparentemente più credibile e con una presunta dignità scientifica (ma l'economia non è una scienza) e tenersi il piano B (stampare e/o creare moneta per sostenere l'economia spendendo in deficit) come riserva.


Resta il fatto che la Goofynomics è morta e che i libri di Bagnai serviranno da ora in poi come zeppe per tavoli traballanti o come documenti di un grande bluff studiato a tavolino da un clavicembalista con l'hobby dell'economia.

sabato 15 agosto 2015

L'incredibile autogol di Alberto Bagnai

Alcune settimane fa, nel post Il Ritramonto dell'Euro, si era visto che Bagnai ha la strana abitudine di sconfessare i suoi libri poco dopo la pubblicazione:





Oggi però è accaduto l'imprevedibile, l'imponderabile, l'inaspettato, l'inimmaginabile:  Bagnai ha sconfessato l'intera Goofynomics.

Sì, è successo proprio oggi:  a distanza di 4 anni dal famoso intervento sul Manifesto con il quale è  iniziata la sua ascesa, oggi, con un trafiletto su Il Tempo, Bagnai ci dice indirettamente che 4 anni di discussioni spesso feroci, di duelli all'arma bianca e di insulti a raffica sono stati inutili e che la Goofynomics è aria fritta.

Bagnai ci ha sempre detto che uscire dall'€ e svalutare la nuova lira ci avrebbe fatto bene:  "restituirebbe respiro al nostro export con effetti positivi su reddito e occupazione."

Il modellino della Goofynomics è sempre stato questo:

a) si esce dall' € (non si sa bene come, se unilateralmente, con la segmentazione controllata, con la dissoluzione concordata o con un disgregamento incasinato® ma comunque si esce)

b) poi si svaluta (non si sa bene di quanto ma né troppo né troppo poco)

c) a quel punto sale l'export e cala l'import

d) con l'aumento dell'export si avrebbero effetti positivi su reddito e occupazione



Oggi però Bagnai, nell'analizzare la svalutazione dell'€, ha fatto delle affermazioni che sconfessano il modellino della Goofynomics:


a) secondo Bagnai l'esclusiva fiducia nello strumento monetario, nelle attuali circostanze, non poteva che fornire prospettive di crescita fragili e aleatorie ed è quindi implicito che in generale un'eccessiva fiducia nello strumento monetario ( = la svalutazione) non può che fornire prospettive di crescita fragili e aleatorie in un contesto di crisi globale

b) tant'è che secondo Bagnai durante una crisi globale contare sulle esportazioni è vano ed è quindi implicito che in questo momento, nelle attuali circostanze, uscire dall'€ e svalutare sarebbe inutile perché non si potrebbe contare sull'effetto positivo dell'export 

E allora quando sarebbe utile uscire dall'€? Quando riparte l'economia globale? A quel punto sarebbe inutile comunque perché la ripresa globale avrebbe effetti positivi su reddito e occupazione anche con l'€.

Nel trafiletto di oggi il recupero da parte del nostro Paese della piena sovranità economica sembra essere un'ipotesi a latere perché secondo Bagnai la chiave per la nostra ripartenza si trova quindi in Europa: non presso la Bce, ma nel concerto dei governi e delle politiche economiche. Molto del destino del sistema economico italiano si decide a Bruxelles.

Sorprendente, vero?

Naturalmente non sono l'unico ad essersi accorto che Bagnai ha perso la bussola, se n'è accorto anche Alberto Bisin


Lo stesso Bagnai si è probabilmente reso conto di averla fatta fuori dal vaso e su Twitter sta cercando di rimediare



ma è un tentativo goffo e patetico che certifica la confusione mentale di un soggetto instabile (non solo sotto il profilo caratteriale).


P.S. Naturalmente non potevano mancare le minacce di epurazione nei confronti di chi osa mettere il dubbio la lucidità del Grande Capo dei Pippi ma anche Mega Direttore Galattico-Gran Maestro-Guru-Profeta nonché Highlander:




lunedì 10 agosto 2015

Le affinità elettive

Alberto Bagnai, 7 dicembre 2013




Gianni Alemanno, 10 agosto 2015



P.S. Ma Alemanno come li legge i libri? Con i guanti da pugile?

sabato 8 agosto 2015

Un premio per Bagnai

Gli appassionati di calcio ricorderanno senza dubbio il premio Il Seminatore d'oro che veniva assegnato annualmente dalla FIGC all'allenatore che si era più distinto nel corso della stagione agonistica:

Questo è l'Albo d'oro:


Fonte: Wikipedia

Ebbene, dopo un paio di segnalazioni di Riccardo Puglisi che hanno riportato a galla alcune pacate  esternazioni di Coso










ho deciso di istituire il premio Il Seminatore d'odio per economisti professionisti ma anche cultori ed appassionati di economia e studi economici che si sono distinti per litigiosità, aggressività, irascibilità,  suscettibilità, acredine, astio, rancore, animosità, livore, malanimo, intolleranza, fanatismo, faziosità e settarismo e di assegnarlo per il 2015 a Coso.


Il premio è puramente simbolico





ma la fama imperitura è garantita.

 

giovedì 6 agosto 2015

Bagnai e la sintesi magistrale. Seconda parte

Nel post precedente ci siamo lasciati nel momento in cui entra in scena Mario Monti.

Secondo la narrazione pippesca Monti sarebbe entrato in gioco per salvare le banche tedesche e francesi:

L’austerità, i tagli, e la pressione fiscale al 55% hanno avuto un solo preciso scopo: quello di risanare le banche tedesche e francesi che si erano esposte in modo sconsiderato verso la Grecia.

Secondo Alessandro Greco (ma anche per il Prof. Bagnai) , questa versione dei fatti è illustrata alla perfezione da questo grafico 





e ben descritta dal Sole24Ore 
 
Sembrano lontani i tempi in cui le folle sventolavano in piazza cartelli per protestare contro il salvataggio degli istituti di credito con soldi pubblici. Le rimostranze, tra il 2008 e il 2010, erano all’ordine del giorno. Ma in Europa (o meglio, nel Sud Europa) le folle avrebbero dovuto far sentire la propria voce soprattutto dopo il 2010. Perché – calcoli alla mano – mentre gli Stati sostenevano la Grecia, dietro le quinte avveniva qualcosa di ben più clamoroso: i contribuenti europei salvavano le banche di Francia e Germania molto più che il popolo greco.

Alessandro Greco va addirittura oltre:

Prima dell’arrivo del Professore le banche italiane erano esposte verso la Grecia per appena 6,86 miliardi di euro e lo Stato italiano per ZERO miliardi, mentre le banche tedesche avevano crediti per 45 miliardi di euro e quelle francesi per quasi 80! A settembre 2014 le banche francesi sono rientrate di quasi tutta la somma, quelle tedesche di oltre 30 miliardi. E chi si è accollato i debiti? Indovinate un po’? Risposta esatta! Noi.
Lo Stato italiano che era esposto 0 (zero) verso la Grecia ora è esposto per 40 miliardi! 40 miliardi che sono serviti non a salvare la Grecia ma a salvare le banche tedesche e francesi.
 
In verità basta guardare con attenzione il grafico del Sole24Ore per capire che questa narrazione è capziosa e senza fondamento ma andiamo per ordine e cominciamo segnalando un errore:

 - NON è vero che prima dell’arrivo di Monti lo Stato italiano fosse esposto per ZERO miliardi 

Il primo salvataggio della Grecia, quello del 2010, fu fatto con prestiti bilaterali e l'Italia prestò 10 miliardi tra il 2010 ed il 2011.  Nel 2010 al Governo c'era Berlusconi, non Monti.

Fonte: Supplementi al Bollettino Statistico, n.3 - 14 gennaio 2015

 -  il fondo EFSF (European Financial Stability Facility) viene creato nel giugno del 2010 e successivamente, nel dicembre del 2010, viene istituito il fondo ESM (European Stability Mechanism ) per sostituire il fondo EFSF a partire dal primo luglio 2013.  Nel 2010 al Governo c'era Berlusconi, non Monti, questo per dire che i trasferimenti ai fondi EFSF e ESM a partire dal 2011 sono avvenuti sulla base di accordi accettati da Berlusconi.

- se confrontiamo il dati del grafico del Sole24Ore con i dati di questo grafico


dav 1.3 
Fonte: http://www.lavoce.info


emerge un fatto interessante:  in quattro mesi (dal dicembre 2009 al marzo 2010) l'esposizione delle banche tedesche e francesi si riduce notevolmente : le banche francesi riducono di oltre 20 mld la loro esposizione nei confronti della Grecia mentre le banche tedesche la riducono di circa 13 mld.
N.B. Il primo piano di salvataggio (bail-out) da 110 miliardi di euro non è ancora attivo, verrà approvato in maggio,

- ma il fatto più interessante è che prima dell'entrata in gioco di Monti le banche tedesche e francesi hanno già ridotto in maniera drastica la loro esposizione nei confronti della Grecia (*) relativamente al settore pubblico





e le banche tedesche hanno ridotto in misura significativa la loro esposizione nei confronti del settore privato



Lo stesso Bagnai, nell'ormai famoso (ma fasullo) fact checking dedicato alla Grecia ha pubblicato un grafico che mostra che a fine 2011 le banche tedesche e francesi avevano già dimezzato la loro esposizione nei confronti della Grecia



Quindi Monti c'entra poco o nulla con il salvataggio delle banche tedesche e francesi: Monti non era al Governo quando sono stati istituiti i fondi salva-Stati ESFS e ESM e non era ancora entrato in gioco quando a fine 2011 le banche tedesche e francesi avevano già ridotto in modo significativo la loro esposizione nei confronti della Grecia.

Del resto basta guardare senza pregiudizi il grafico del Sole24Ore per capire che la narrazione pippesca è un falso storico:


- tra il dicembre 2009 ed il settembre 2014 l'esposizione complessiva della Germania nei confronti della Grecia aumenta di 30 miliardi: in pratica la Germania salva le sue banche tramite i fondi ESFS e ESM  e poi aggiunge altri 30 miliardi a beneficio degli altri Paesi in crisi che hanno avuto o avrebbe avuto bisogno di accedere ai fondi ESFS e ESM (oltre alla Grecia ne hanno beneficiato Irlanda, Portogallo e Spagna)

- nello stesso periodo l'esposizione complessiva della Francia nei confronti della Grecia diminuisce di 30 miliardi : la Francia è l'unico Paese che durante la crisi diminuisce la sua esposizione nei confronti della Grecia ma non siamo noi a salvare le sue banche, lo fanno tutti i Paesi dell'Eurozona, Germania in primis, in proporzione alle quote versate nei fondi.

Quindi

- è fuorviante e sbagliato dire che noi abbiamo salvato le banche francesi e tedesche (tutt'al più si potrebbe dire che abbiamo contribuito a salvare le banche francesi)

- ed è altrettanto fuorviante dire che i contribuenti europei salvavano le banche di Francia e Germania molto più che il popolo greco perché salvando le banche di Francia e Germania i contribuenti europei hanno salvato anche il popolo greco

A meno che non si voglia sostenere che sarebbe stato vantaggioso ( per noi, per il popolo greco e per i contribuenti europei ) far fallire le banche francesi e tedesche in difficoltà a causa dei Titoli di Stato di Grecia diventati carta straccia.

Ma quello che a noi interessa sottolineare in questo contesto è che  la decisione di aderire ai fondi salva-Stati non è stata presa da Monti ma è stata presa dal Governo precedente, che Monti entra il gioco quando le banche tedesche e francesi hanno già dimezzato la loro esposizione verso la Grecia e che in pratica le banche tedesche sono state salvate dalla Germania.

E' un falso storico anche il far credere che i soldi che avete versato per l'IMU, e il valore che il vostro immobile ha perso a causa di essa, che il nostro paese ha versato per salvare "gli Stati deboli", sono andati anche a salvare le banche di quelli forti, a tappare i buchi aperti dal comportamento dissennato della finanza del Nord [...] " o che L’austerità, i tagli, e la pressione fiscale al 55% hanno avuto un solo preciso scopo: quello di risanare le banche tedesche e francesi che si erano esposte in modo sconsiderato verso la Grecia.

Lo ha spiegato bene Roberto Perotti come sono state trovare le risorse per finanziare i fondi salva-Stati:


 



Fermiamoci un attimo per fare il punto: nella prima parte di questo contro-post abbiamo smontato la tesi con Berlusconi l'Italia stava risalendo la china e non se la passava male, in questa seconda parte abbiamo smontato la tesi lo scopo di Monti era quello di risanare le banche tedesche e francesi che si erano esposte in modo sconsiderato verso la Grecia, nella terza parte esamineremo la tesi Monti non ha salvato l'Italia, ha peggiorato la situazione distruggendo la domanda interna.



Note


(*)  i grafici sono tratti dall'utile lavoro di Eric Dor, The exposure of European countries to Greece

martedì 4 agosto 2015

Bagnai e la sintesi magistrale

Pochi giorni fa Alessandro Greco, uno dei seguaci più fedeli del Prof. Alberto Bagnai, ha inaugurato un blog personale sul sito de Il Giornale con un post intitolato ironicamente Monti ha salvato *il* Paese.

Al Prof. Bagnai il post è piaciuto e lo ha fatto sapere pubblicamente



Del resto non poteva non piacergli visto che a proposito di Monti e della crisi del 2011 Alessandro Greco ripete a pappagallo le stesse cose dette e ridette dal Prof. Bagnai in svariate occasioni. (*)

Ma veniamo al dunque.

Lo schema della narrazione di Alessandro Greco, che riassume e ripropone quella del Prof. Bagnai, è più o meno questo:

1) quando Berlusconi si dimette nel novembre 2011 il quadro economico non era negativo, l'Italia stava risalendo la china dopo la crisi globale del 2008 causata dal crac Lehman Brothers.

A sostegno di questa tesi vengono riportati i seguenti dati:


e questo grafico 





Secondo Alessandro Greco il grafico mostra inequivocabilmente che l'Italia stava risalendo la china.


2) l'idea che l'Italia fosse ad un passo dal default è una gigantesca fregnaccia: nel novembre del 2011 l'Italia non aveva alcun problema di solvibilità e non correva il rischio di un default


A sostegno di questa tesi viene citato il “Fiscal Sustainability Report 2012”


e due grafici tratti dal Report in questione






  
3) ma nel giro di poche settimane Berlusconi viene costretto alle dimissioni a colpi di spread

Tre giorni prima, il 9 novembre 2011, lo spread, di cui fino ad allora quasi nessuno aveva sentito parlare, dopo essere salito continuamente nelle settimane precedenti, toccò il suo top storico chiudendo a 552 (dopo aver raggiunto 574)

La stampa italiana ed internazionale attribuisce la causa della salita dello spread alla scarsa credibilità internazionale di Berlusconi che a casa sua dà festini con escort, probabilmente anche minorenni, frequenta Putin, fa cù-cù alla Merkel etc. etc.  

Ma in realtà non è stato per questi motivi che Berlusconi viene costretto alle dimissioni a colpi di spread.

4) Perché Berlusconi viene costretto alle dimissioni nonostante il fatto che il quadro economico non fosse negativo e l'Italia non avesse alcun problema di solvibilità e non stesse correndo il rischio di un default

La spiegazione è questa: bisognava salvare le banche francesi e tedesche per i prestiti incauti concessi alla Grecia e trasferire quei crediti, diventati pericolosamente inesigibili, dal bilancio delle banche a quello degli Stati. Per portare a termine questa operazione era necessario un governo che assecondasse le decisioni dei tecnocrati di Bruxelles e della BCE.
Berlusconi invece si mostrava non troppo solerte nell’adozione sfacciata di misure economiche che ne avrebbero potuto compromettere la popolarità e quindi andava tolto di mezzo al più presto.

5) Entra in gioco Mario Monti per salvare le banche francesi e tedesche

La logica del FATE PRESTO aveva tutto un altro scopo, e ora lo vedrete.
L’austerità, i tagli, e la pressione fiscale al 55% hanno avuto un solo preciso scopo: quello di risanare le banche tedesche e francesi che si erano esposte in modo sconsiderato verso la Grecia.

6) A settembre 2014 le banche francesi sono rientrate di quasi tutta la somma, quelle tedesche di oltre 30 miliardi. E chi si è accollato i debiti? Indovinate un po’? Risposta esatta! Noi.

A sostegno di questa tesi viene riprodotto un ben noto grafico pubblicato dal Sole24Ore 






7) L'austerità, i tagli, e la pressione fiscale e più in generale le politiche imposte da Monti da una parte sono servite per salvare l'euro, le banche francesi e quelle tedesche ma dall'altra hanno affossato l'Italia. Monti non ha salvato l'Italia,  per salvare le banche francesi e quelle tedesche Monti ha affossato l'Italia.

A sostegno di questa tesi vengono messi a confronto alcuni dati del novembre 2011 (dimissioni Berlusconi) con quelli del dicembre 2012 (dimissioni Monti) :


  
e la ben nota intervista alla CNN del 20 maggio 2012 nella quale Monti avrebbe ammesso la sua mission:  

stiamo effettivamente distruggendo la domanda interna attraverso il consolidamento fiscale.





8) Monti non solo non ha salvato l'Italia ma non ha nemmeno il merito di aver fatto calare lo spread, questo merito semmai va attribuito a Draghi

A sostegno di questa tesi viene proposto questo grafico 




che dimostrerebbe che lo spread è calato quando si è mosso Draghi e che Monti è stato praticamente ininfluente.

Questi che abbiamo elencato sono i punti salienti dello schema narrativo della "magistrale sintesi" di Alessandro Greco lodata e avallata dal Prof. Bagnai.

Vediamo adesso quali sono i problemi di questa "magistrale sintesi":

Problema n° 1: alcuni dati economici relativi al novembre del 2011 non sono corretti


La disoccupazione era più alta : 8,6%
Anche la disoccupazione giovanile era più alta : 30,1%







Problema n° 2: non è possibile valutare correttamente la valenza dei dati senza inserirli in un contesto dinamico ma Alessandro Greco non lo ha fatto. Per valutare lo stato di salute dell'economia in quel momento storico, per capire come stava andando il Paese con Silvio Berlusconi bisogna considerare che 

a) la disoccupazione stava aumentando da alcuni mesi


Fonte: ISTAT


b) la disoccupazione giovanile era in ascesa da alcuni anni


Fonte: https://keynesiano.wordpress.com

In particolare, nel 2011 il tasso di disoccupazione giovanile passa dal 28,6% di gennaio al 30,1% di novembre.


c) ricordare nel 2015 che nel novembre del 2011 il rapporto debito/PIL era solo al 119% circa potrebbe dare l'impressione che quel livello di indebitamento non fosse preoccupante ed invece lo era già allora: il rapporto debito pubblico/PIL stava crescendo ( dal 118,7% del 2010 al 120,1% del 2011) ed il debito stava crescendo anche in termini assoluti  ( + 55 miliardi rispetto al 2010, in percentuale quasi il 3%).

d) dire che il tasso di crescita del PIL era allo 0,4% è fuorviante:  quello è il dato della crescita su base annua per il 2011 e fa credere che il PIL stesse crescendo mentre in realtà stava calando rispetto all'anno precedente.

Questo grafico 


tonfo monti 


NON mostra inequivocabilmente, come vorrebbe Alessandro Greco, che l'Italia stava risalendo la china, mostra invece inequivocabilmente che nel secondo semestre del 2011 l'Italia comincia a declinare.
 
Infatti proprio nella seconda metà del 2011 stava cominciando per noi la più grave crisi economica del dopoguerra: nel terzo trimestre del 2011 il PIL era sceso dello 0,1% su base congiunturale e nel quarto trimestre scenderà di un ulteriore 0,7% rispetto al trimestre precedente.



Fonte: www.lettera43.it su dati ISTAT

Era solo l'inizio di una interminabile fase recessiva che forse sta terminando adesso.


Problema n° 3: affermare che nel novembre del 2011 l'Italia non aveva alcun problema di solvibilità e non correva il rischio di un default sulla base del “Fiscal Sustainability Report 2012” vuol dire non aver letto bene cosa c'è scritto nel “Fiscal Sustainability Report 2012”.

Il “Fiscal Sustainability Report 2012” è per diversi aspetti un documento a dir poco controverso e poco utile per valutare retrospettivamente lo stato di salute della finanza pubblica italiana.

Nel Report si sostiene, sulla base di una serie di parametri, che nell'arco temporale 2009-2012 l'Italia non avrebbe avuto short-term risks for fiscal stress.


Fonte: Fiscal Sustainability Report 2012,  pag.35

Il problema è che questo tipo di analisi si basa su modelli astratti nei quali la sostenibilità dei conti pubblici dipende principalmente dalla dinamica dell'avanzo primario e su altri dati già stabilizzati e avulsi dal contesto  che li ha generati, in pratica non si considera come viene percepito il rischio di insostenibilità della finanza pubblica in un determinato contesto storico e quindi non si considera nemmeno come la percezione di questo rischio abbia inciso sui processi decisionali e sulle soluzioni adottate per abbassare il rischio stesso.
Ne parleremo tra poco.


Peraltro l'analisi del “Fiscal Sustainability Report 2012”  non è centrata sulla situazione del 2011 ma su quella del 2012 e degli anni a venire e leggendo la scheda che riguarda l'Italia si evince che per il Report la sostenibilità della conti pubblici italiani era strettamente legata all'eventuale ed auspicato successo del consolidamento fiscale messo in cantiere dal Governo Monti. 

Fonte: Fiscal Sustainability Report 2012,  pag. 12

Il Report, che è datato agosto 2012, è abbastanza esplicito al riguardo: fa capire che per l'Italia, con il Governo Monti,  non c'è un rischio immediato di insostenibilità della finanza pubblica, che il rischio è di media entità nel medio periodo ed è basso nel lungo periodo. Queste valutazioni sono però condizionate da "the full implementation of the planned ambitious fiscal consolidationi and on maintaining the primary balance well beyond 2014 at the level expected to bea reached in that year".

Traduco il senso:  nel 2012 la Commissione Europea riteneva che grazie ai "consolidation efforts" posti in essere dal Governo Monti, l'Italia avrebbe avuto "a favourable initial budgetary position in 2014" (cfr. pagina 42 del Report), in pratica un avanzo primario pari al 5% del PIL vedi tabella 3.4 a pagina 41 del Report ) che avrebbe reso sostenibili i conti pubblici nel medio/lungo periodo.

In caso contrario, se l'Italia non fosse riuscita a raggiungere nel 2014 un avanzo primario strutturale  pari al 5% del PIL , se i valori dell'avanzo primario fossero tornati ad essere quelli medi del periodo 1998-2012 (1,8% del PIL) , allora  "risks would be much higher".

Senza volerlo, il Report ammette dunque che nel periodo 1998-2012 il rischio di insostenibilità della finanza pubblica non era assente o irrilevante.


In estrema sintesi: non ha alcun senso utilizzare il “Fiscal Sustainability Report 2012” per supportare l'idea che nel novembre del 2011 l'Italia non aveva alcun problema di solvibilità e non correva il rischio di un default perché le valutazioni del “Fiscal Sustainability Report 2012” sono a dir poco parziali per quel che riguarda il 2011, del tutto velleitarie per quel che riguarda il 2012 e gli anni seguenti e nel complesso contraddittorie nella misura in cui si ammette che nel periodo 1998-2012 un avanzo primario strutturale troppo basso era comunque una fonte permanente di rischio per la sostenibilità dei conti pubblici.

Problema n° 4: affermare che nel novembre del 2011 l'Italia non correva grandi rischi vuol dire ignorare che nel maggio del 2011 entra in fibrillazione il sistema bancario, come ha ben spiegato Alessandro Guerani in un intervento del 2014

Dopo le crisi finanziarie in Grecia, Irlanda e Portogallo gli investitori si prendono paura, i flussi di capitali esteri si bloccano e anzi in molti casi i soldi rientrano, sostituiti dai prestiti da parte della BCE alla Banca d’Italia. Vedete da maggio 2011 il saldo italiano sul sistema dei pagamenti europeo TARGET2, che registra i debiti-crediti fra le banche centrali dei paesi dell’Eurozona e la BCE, inizia ad inabissarsi fino a superare i 250 miliardi. Cosa è successo? Non è che da quella data abbiamo fatto più debiti ma, come spiegavo sopra, le banche degli altri paesi europei (soprattutto Germania) non rinnovano più i prestiti sul mercato interbancario fatti alle banche italiane, che quindi devono ricorrere a farsi rifinanziare dalla BCE tramite Bankitalia.


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Aggiungi didascalia

Allo stesso tempo, non potendo riflettersi sulla moneta avendo noi l’euro, la maggiore rischiosità del paese si riversa in modo quasi automatico sui tassi, da cui anche lo spread sui nostri titoli pubblici inizia a deteriorarsi con un effetto a spirale: banche in difficoltà, si presume che lo Stato italiano debba intervenire (come in Irlanda), titoli di stato sotto pressione, le banche hanno tanti titoli di stato, banche più rischiose e via a ripetersi.

La fragilità del sistema bancario traspare anche nel Rapporto sulla stabilità finanziaria n. 2 - 2011 del 2 novembre 2011  (il nuovo Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco è entrato in carica il giorno precedente ):






Problema n° 5: ritenere che la crisi dello spread si sia sviluppata nel giro di qualche settimana come arma della tecnocrazia europea per far fuori Berlusconi vuol dire ignorare il fatto che la crisi dello spread inizia già nell'aprile del 2011, poco prima che inizino per le banche italiane i problemi sul  mercato  interbancario ed ha un primo picco significativo il 4 agosto 2011




Eppure Alessandro Greco non avrebbe dovuto ignorare questo fatto visto che ha pubblicato un grafico che mostra chiaramente che la crisi dello spread ha avuto una gestazione piuttosto lunga.


http://blog.ilgiornale.it/greco/files/2015/07/spread-1.jpg


Problema n° 6:  stesso discorso vale ovviamente per quanto riguarda l'escalation dei tassi d'interesse: lo spread si allarga perché i tassi d'interesse lievitano ma Alessandro Greco, nella sua "magistrale sintesi", se ne occupa solo per dire che non è merito di Monti se i tassi d'interesse sono poi calati.

Eppure il problema nel novembre del 2011 è gravissimo: il Rapporto sulla stabilità finanziaria n. 2 - 2011 del 2 novembre 2011 è costretto a svariati voli pindarici ( che vengono chiamati "esercizi di simulazione") per far credere che il debito sarebbe stato sostenibile anche con un tasso d'interesse all'8% ( il 9 novembre raggiungerà il 7,246% ) ma non può nascondere il fatto che la situazione è preoccupante:






Problema n° 7: nel novembre del 2011 il problema più grosso (completamente ignorato da Alessandro Greco e dal Prof. Bagnai) è costituito dai titoli di Stato in scadenza per un totale, nel 2012, di oltre 200 miliardi

Se ne parla anche nel Rapporto sulla stabilità finanziaria n. 2 - 2011 a pagina 60:


I rendimenti all’emissione dei titoli di Stato italiani potrebbero risentire nei prossimi mesi dell’elevata concentrazione di scadenze tra febbraio e aprile 2012 (fig. 4.10). L’importo da rinnovare in quel periodo è elevato, nonostante che il Ministero dell’Economia e delle finanze l’abbia ridotto mediante operazioni di concambio sull’MTS e riacquisti a valere sul Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato.



Queste, nel dettaglio, le scadenze:






Nel Rapporto sulla stabilità finanziaria n. 2 - 2011 c'è una intera sezione dedicata alla sostenibilità dei conti pubblici con tutta serie di rassicuranti indicatori di sostenibilità finanziaria e altrettanto rassicuranti valutazioni del FMI ( del tipo nel prossimo biennio il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo continuerebbe a salire in tutti i principali paesi, con l’eccezione della Germania e dell’Italia. Nel nostro paese il rapporto inizierebbe a ridursi nel 2013 (nel 2012 secondo le previsioni governative), grazie alla forte contrazione del disavanzo programmata per il prossimo biennio ) e della Commissione
europea ( del tipo La Commissione europea, ad esempio, valuta che il miglioramento dell’avanzo primario necessario a stabilizzare il rapporto debito/PIL sarebbe pari a 2,3 punti percentuali di PIL per l’Italia, contro 6,4 per il complesso dell’area dell’euro e 9,6 per il Regno Unito.) ma la dura realtà era che nel novembre del 2011 scadevano Titoli di Stato per 31 miliardi e tra febbraio e aprile del 2012 scadevano Titoli di Stato per 134 miliardi in un contesto nel quale i tassi d'interesse stavano lievitando in modo allarmante e pericoloso.

Secondo le stime del FMI riportate nel Rapporto, le risorse necessarie a finanziare nel 2012 il debito in scadenza e il nuovo disavanzo ammontavano al 23,5 per cento del PIL. 

Il Rapporto cercava di indorare la pillola evidenziando che quel valore era inferiore a quello degli Stati Uniti (30,4 per cento) e del Giappone (58,6) e di poco superiore a quello di Francia e Spagna ma la verità era che l'Italia era, in quella fase, il paese dell'Eurozona con il maggior fabbisogno di risorse per finanziare il debito in scadenza ed il disavanzo previsto per 2012. (**)

Quindi, riassumendo, il quadro economico-finanziario nel novembre del 2011 è il seguente:

- disoccupazione in aumento
- disoccupazione giovanile in aumento
- rapporto debito pubblico/PIL in ascesa
- PIL in calo tendenziale 
- sistema bancario in affanno
- crisi dello spread a causa dei tassi d'interesse in tensione
- consistenti e rischiose scadenze finanziarie nel breve periodo


ed è un quadro completamente diverso da quello dipinto con superficialità da Alessandro Greco.
 

Quindi NON è vero, come suggerisce Alessandro Greco sulla scia del Prof. Bagnai, che Berlusconi viene costretto alle dimissioni con lo spread puntato alla tempia nonostante il fatto che il quadro economico non fosse negativo e l'Italia non avesse alcun problema di solvibilità e non stesse correndo il rischio di un default. 


E NON è vero che Berlusconi andava tolto di mezzo perché si mostrava non troppo solerte nell’adozione sfacciata di misure economiche che ne avrebbero potuto compromettere la popolarità , basti pensare che il 5 agosto 2011 Berlusconi riceve la famosa lettera della BCE e subito indice una conferenza stampa con Tremonti per annunciare un'accelerazione negli interventi per affrontare la crisi , basti pensare alla lettera del 26 ottobre 2011 indirizzata all'Unione europea nella quale Berlusconi "illustra le misure che intendiamo adottare per una finanza pubblica sostenibile e per creare condizioni strutturali favorevoli alla crescita."

"L'Italia ha sempre onorato i propri impegni europei e intende continuare a farlo."



"Sempre onorato impegni faremo pareggio di bilancio"



Il fatto è che Berlusconi si è dovuto dimettere perché non aveva più i numeri in Parlamento per andare avanti.

Più in generale, Berlusconi viene costretto alle dimissioni con lo spread puntato alla tempia perché non è credibile, non è affidabile e palesemente non è più in grado di gestire un quadro politico, economico e finanziario diventato pericolosamente instabile, per l'Italia e per l'intera Eurozona.

Tutta la gravità del momento emerge dalle parole del Presidente della Repubblica nel giorno in cui affida a Mario Monti l'incarico di formare un nuovo governo:




Nel novembre del 2011, con i tassi d'interesse in tensione e con la necessità di rifinanziare nel breve periodo una quota rilevantissima del debito pubblico, il rischio che la situazione degenerasse e andasse fuori controllo era molto alto, soprattutto in considerazione del fatto che sul versante politico Berlusconi era ormai completamente bollito.

E' a questo punto della storia che entra in scena Mario Monti.

(continua)


P.S. Ovviamente Alessandro Greco può commentare il mio contro-post sul mio blog anche se io non posso commentare il suo post sul suo blog


Note

(*)  Da notare un particolare curioso:  di solito il Prof. Bagnai è piuttosto tagliente nei confronti di chi scopiazza le sue argomentazioni senza citarlo, questa volta però ha chiuso un occhio, evidentemente Alessandro Greco è un pupillo che ha il permesso di scopiazzare il Professore senza doverlo citare. 

(**) Torneremo prossimamente ad analizzare il Rapporto sulla stabilità finanziaria n. 2 - 2011 per ribadire, per l'ennesima volta, che la crisi italiana non è da ricondurre ad un problema di debito privato estero, come vorrebbe il Prof. Bagnai, ma è da ricondurre ad un problema di DEBITO PUBBLICO e più generale ad una crisi di sistema-Paese.


sabato 1 agosto 2015

Nuove balle pescaresi

Poco più di una settimana fa, per l'esattezza in data 23 luglio, nel post dedicato a Gallino, Coso ha sostenuto di avere 700000 lettori al mese:




Dopo due giorni lo abbiamo sbugiardato con il post Le bugie hanno le gambe corte.

Oggi Coso l'ha sparata ancora più grossa : a luglio abbiamo superato gli 800000 contatti al mese




In primis va detto che il termine "contatti" non è corretto, è ambiguo, perché qualcuno potrebbe pensare che il termine sia sinonimo di lettori e/o utenti ma non è così:  la piattaforma che ospita il blog di Coso calcola solo il numero delle visualizzazioni ed il numero dei lettori fissi ma nulla ci dice sul numero dei lettori effettivi.



Se consideriamo i dati messi a disposizione dallo stesso Coso in data 27 luglio:


è possibile che Goofynomics abbia effettivamente registrato nel mese di luglio più di 800.000 visualizzazioni ma il problema è che Coso vorrebbe farci intendere che questo numero è relativo ad imprecisati "contatti"  e ad una media mensile ("a luglio abbiamo superato gli 800000 contatti al mese") ma non è vero.


La verità è che Coso ha mentito quando ha detto di avere 700000 lettori al mese e mente adesso nel dire a luglio abbiamo superato gli 800000 contatti al mese. Premesso che il termine "contatti" , come si è già detto, è impreciso e fuorviante, il fatto che nel mese di luglio ci sia stato in effetti un picco nelle visualizzazioni (grazie al putiferio scatenato dalla crisi greca) non vuol dire che Goofynomics stia registrando più di 800.000 visualizzazioni al mese come vorrebbe far credere Coso, basta guardare il grafico per rendersene conto: la media mensile delle visualizzazioni è tuttora molto più bassa (la nostra stima attuale è che Goofynomics abbia circa 9.000/10.000 lettori relativamente stabili che generano al momento una media di circa 563.000 visualizzazioni al mese).


Coso, per essere preciso e corretto, avrebbe dovuto dire a luglio abbiamo superato le 800000 visualizzazioni senza aggiungere altro. Oppure se avesse detto a luglio abbiamo superato le 800000 visualizzazioni in un solo mese  non ci sarebbe stato nulla da eccepire.

Ma Coso non vuole essere preciso e corretto, è volutamente ambiguo ed impreciso per far credere di avere sul sito un traffico più consistente di quello effettivo, ecco perché ha detto a luglio abbiamo superato gli 800000 contatti al mese.

Ma non è vero.