sabato 8 agosto 2015

Un premio per Bagnai

Gli appassionati di calcio ricorderanno senza dubbio il premio Il Seminatore d'oro che veniva assegnato annualmente dalla FIGC all'allenatore che si era più distinto nel corso della stagione agonistica:

Questo è l'Albo d'oro:


Fonte: Wikipedia

Ebbene, dopo un paio di segnalazioni di Riccardo Puglisi che hanno riportato a galla alcune pacate  esternazioni di Coso










ho deciso di istituire il premio Il Seminatore d'odio per economisti professionisti ma anche cultori ed appassionati di economia e studi economici che si sono distinti per litigiosità, aggressività, irascibilità,  suscettibilità, acredine, astio, rancore, animosità, livore, malanimo, intolleranza, fanatismo, faziosità e settarismo e di assegnarlo per il 2015 a Coso.


Il premio è puramente simbolico





ma la fama imperitura è garantita.

 

160 commenti:

  1. Sconveniente e offensivo che Yanez abbia scelto, come simbolo di un premio così importante, la moneta da una lira del 1955, cioè dell'anno in cui iniziava il settennio d'oro del nostro paese grazie a un'impostazione di politica economica di stampo sovranista.

    A tutti i frequentatori del blog: memento, il nostro democratico ospite è il nemico!

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  2. A parte il fatto che la scelta di postare l'immagine della Lira del 1955 è stata del tutto casuale, chi sono i tuoi amici?

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    1. I miei amici sono tutti quelli che non sono i miei nemici. Non chiedermi quanti sono: non do informazioni al nemico.

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    2. Comunque, se non l'avessi capito, sto cercando di candidarmi per il seminatore d'odio 2016, sebbene sia cosciente che l'impresa di battere Illo è impossibile: troppo talento.

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    3. Prima o poi dovrai venire allo scoperto e dire chi sono i tuoi amici

      P.S. Io, per esempio, non ho nemici a sinistra (Bagnai invece li ha ma è normale, lui non è di sinistra) e non ho amici a destra (Bagnai invece li ha ma è normale, lui non è di sinistra).

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    4. Ah, quindi tu sei uno "de sinistra"! Rispetto a quale meridiano, se è dato saperlo? Facciamo così, ti faccio una domanda secca come quella che hai fatto a me ("chi sono i tuoi amici?"): secondo te, una BC deve essere pubblica e sottomessa al potere politico, o indipendente da questo e privata?

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    5. Deve essere pubblica ma indipendente dal potere politico

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    6. "Pubblica ma indipendente dal potere politico"? Mi passi il numero del tuo spacciatore?

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    7. Sono astemio e non fumo, mai fatto una canna in vita mia, nemmeno per sbaglio ...

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    8. Ti posso credere, però magari hai letto in giovane età "Il giuoco delle perle di vetro" e ce sei rimasto sotto...

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    9. Comunque ti ricordo che la Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico

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    10. Sì certo, ma quel che conta è lo statuto. Può il Parlamento italiano imporre a BdI il tasso di sconto? No! Può il Parlamento europeo imporre alla BCE il tasso di sconto? No! #dechestamoaparlà?

      Scusa, giacché (lettera minuscola e accento acuto - n.d.r.) ci sono, vorrei farti un'altra domanda, per così dire, intima: ma tu sei libberista (ovviamente "de sinistra") perché Illo t'ha fatto 'ncazza', o sei libberista de natura?

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    11. 1) Preferisco che il tasso di sconto venga deciso da un'autorità monetaria indipendente piuttosto che da Renzi, Grillo o Salvini

      2) Bagnai è un libberista de natura, io non ritengo di esserlo

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    12. Le autorità monetarie, la storia ce lo ha insegnato, sono sempre sottoposte al potere delle lobby finanziarie. Meglio quindi che siano sottoposte al governo. Almeno quello lo eleggiamo e possiamo mandarlo a casa. E non mettiamo sullo stesso piano Renzi, Grillo e Salvini: saranno tutti e tre imbecilli, ma il primo è anche servo delle oligarchie, gli altri due al massimo sono servi del consenso e del successo, ma non di De Benedetti o dei banchieri. C'è una bella differenza.

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    13. Carissimo Yabez, cosa sia Bagnai non devi dirmelo tu: ti ricordo che sono il più grande Illologo vivente.

      Piuttosto fammi capire quale dizionario dei termini economici è in uso in questo blog. Tu dici di non essere libberista, ma preferisci "che il tasso di sconto venga deciso da un'autorità monetaria indipendente piuttosto che da Renzi, Grillo o Salvini". Bene, e uno che invece preferisce che sia determinato da un'autorità che risponde a chi viene eletto, come viene chiamato in questo blog? Così, tanto per metterci d'accordo sul dizionario da usare.

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    14. @ Pierre

      1) anche i governi sono sempre sottoposti al potere delle lobby finanziarie, tanto vale tenere separati potere esecutivo ed autorità monetaria nell'ipotesi che uno dei due poteri sia meno dannoso e compromesso dell'altro

      b) ho i miei dubbi sul fatto che sia facile mandare a casa un governo: per mandare a casa (o per meglio dire all'altro mondo) Mussolini c'è voluta una guerra mondiale (ma c'è ancora chi lo rimpiange) , per mandare a casa la DC e Craxi c'è voluto Mani Pulite (ma c'è ancora chi rimpiange Craxi), per mandare a casa Berlusconi c'è voluta la crisi dello spread (ma per un pelo Berlusconi non ha rivinto le elezioni del 2013, non so se mi spiego ...)

      3) quando Grillo e Salvini avranno responsabilità di Governo vedremo come si comporteranno (secondo me sia Grillo che Salvini appartengono alla categoria di quelli che combattono le oligarchie a parole ben sapendo che non avranno mai la forza per combatterle con i fatti)

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    15. @ Fiorenzo

      Cazzeggio mode on Ti ricordo che alcuni mesi fa hai riconosciuto sul tuo blogche il più grande bagnaiologo vivente sono IO ma se ci tieni, il titolo te lo lascio volentieri Cazzeggio mode off, a me interessa solo mettere in luce che le analisi di Bagnai sono superficiali, che la sua diagnosi della crisi è sbagliata e che la terapia che lui propone ammazzerebbe il paziente.

      Nel mio dizionario uno che preferisce che il tasso di sconto venga deciso da un'autorità che risponde a chi viene eletto si chiama statalista autarchico e populista

      P.S. anche se uscissimo dall'€ il nostro tasso di sconto verrebbe comunque deciso dalla Bundesbank e/o dalla FED

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    16. Ti rispondo subito in modalità cazzeggio mode on: io ho detto che sono il più grande Illologo vivente, cioè il massimo esperto della religione goofynomica dal punto di vista esoterico, non del bagnaismo, che ne è la versione exoterica. cazzeggio mode off.

      Su indipendenza o indipendenza della BC risponderò più tardi, quando mi sarò tolto di torno le rogne della giornata. Be happy.

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    17. @ Fiorenzo

      Cazzeggio mode on OK, TU top esogoofologo, IO top exogoofologo cazzeggio mode off

      Su BC attendo

      You are welcome

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  3. dire che la Banca Centrale deve essere sottoposta al governo è solo una premessa. La vera questione è: quali limiti giuridici poniamo al governo per impedire che abusi del suo potere ? O meglio: che usi del potere fondamentale di creare moneta per favorire il suo elettorato o comunque interessi privati ? Dalla risposta che sapremo dare a questa domanda dipenderà la riformabilità o meno del sistema.

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  4. Mi permetto una piccola chiosa provocatoria, sempre sul dibattito essere "de destra" ed essere "de sinistra". Bisognerebbe innanzitutto mettersi d'accordo su cosa significano queste parole. Se "destra" significa individualismo e "sinistra" collettivismo allora anche Casapound dovrebbe essere "de sinistra" (anzi "de estrema sinistra", mentre Lega e FdI semplicemente "de sinistra"). Quindi se Illo ha più amici tra lega ed ex An non è affatto in contraddizione, anzi! ;-)

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    1. La distinzione tra destra e sinistra che è facile:
      Ognuno di noi è di destra quando si tratta di dare e di sinistra quando si tratta di ricevere.

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  5. Eccomi finalmente nella quiete del mio studio, dopo una giornata da servo della gleba nella mia casa di campagna. Parliamo di Banca Centrale (BC) e del problema se sia meglio che essa sia indipendente o dipendente dal potere politico.

    Permettetemi di precisare i compiti di una BC. In primis la BC deve garantire la crescita di base della massa monetaria, che in Europa dovrebbe essere del 2%/anno, necessaria per il pagamento degli interessi sui prestiti. Questa massa "mancante" non può che essere fornita dalla BC, in quanto nel sistema non c'è. Più in generale la BC deve garantire la disponibilità di mezzi di pagamento monetari in funzione delle esigenze del sistema economico.

    Tuttavia, se questi fossero i soli compiti di una BC, essa potrebbe essere tranquillamente sostituita da un computer, cosa che non è nemmeno in questa follia che è l'Unione Europea.

    =======continua=========

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    1. Il sistema economico non è però un corpo passivo, come un motore che gira bruciando la benzina, e solo quella, che gli mettete alla pompa. Il sistema economico dipende dalle scelte dei consumatori e, SOPRATTUTTO, degli investitori privati. Ogni volta che un privato decide di investire, sia che usi del suo, sia che in parte (in larga parte) chieda un prestito bancario, di fatto sta contribuendo alla creazione di moneta. Questa viene effettivamente creata dalla decisione di una banca privata, viste le garanzie offerte, di concedere un prestito.

      Dunque il sistema bancario privato crea moneta, e uno dei compiti della BC è quello di "rassicurarlo" nel compiere questa operazione, oppure "dissuaderlo". Uno degli strumenti che la BC può usare è il tasso di sconto. Se lo abbassa "incoraggia", se lo alza "dissuade".

      Dunque, già capite che la BC non può essere sostituita da un computer.

      =======continua=========

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    2. Ma c'è di più. Non solo gli investitori privati possono creare moneta, anche lo Stato può farlo, a patto di poter fare spesa a deficit. Infatti, se lo Stato usasse solo la moneta che preleva attraverso la tassazione, di fatto non creerebbe nuova moneta, si limiterebbe a rimettere in circolo quella prelevata. Da ciò segue che un'amministrazione che sia in attivo, contrariamente a un'azienda privata, sta facendo un pessimo lavoro. Certo, si potrebbe obiettare che se è in attivo allora può abbassare le tasse, e questo è corretto, però deve essere chiaro che non può e non deve essere strutturalmente in attivo. Capito Ippolito?

      Prevedo l'obiezione: se la BC fa spesa a deficit finisce con il premiare la rendita e aumenta il debito pubblico. Questo è vero in regime di libera circolazione dei capitali, in cui è il mercato che fissa i tassi di interesse a un livello superiore all'inflazione (o se volete alla crescita reale dell'economia). Se capite questo, capite anche che il famoso pareggio di bilancio in Costituzione non è un "atto di cattiveria", ma la logica e inevitabile conseguenza della libera circolazione dei capitali.

      =======continua=========

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    3. Quando invece i capitali non possono gironzolare per l'orbe terracqueo, e sia quelli in entrata che quelli in uscita devono passare il vaglio di autorizzazioni governative, la musica cambia. A quel punto i soggetti in grado di creare moneta sono due: gli investitori privati e lo Stato. Questo significa che lo Stato e gli investitori privati sono in concorrenza? Sì e no. Non sono in concorrenza quando gli investitori privati si fanno avanti, e a quel punto lo Stato non ha motivo di intervenire nell'economia, salvo le temute malversazioni clientelari da cui Yanez è ossessionato. Sono però in concorrenza quando gli investitori privati si tirano indietro nell'attesa che arrivi il momento migliore per investire, e 'ntu culo se laggente nel frattempo non lavora!

      Esempio: la nazionalizzazione dell'energia elettrica all'inizio degli anni sessanta. Fu lo Stato, in quell'occasione, ad intervenire. Accadde così che anche se avevate una casupola un un luogo sperduto l'Enel aveva l'obbligo di portarvi l'elettricità. Stesso discorso per le ferrovie, la rete stradale, le telecomunicazioni, la sanità, la scuola et cetera et cetera.

      Concludo, per ora, con una domanda a Yanez: se la Telecom fosse rimasta statale (e lo Stato avesse mantenuto la capacità di fare spesa a deficit) la situazione della rete sarebbe stata migliore di quello che è oppure no? Che ti suggerisce il buon senso, Yanez?

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    4. Visto che non ci sono ancora feedback continuo. Voi capite bene che se lo Stato interviene ogni volta che gli investitori privati si tirano indietro, succede che piano piano tutti i più importanti settori economici finiscono con l'essere in mani pubbliche. Orrore! Questo è comunismo! Ovviamente non è comunismo, ma uno stato delle cose in cui i privati sono sostanzialmente sottomessi allo Stato. Si arriva a una condizione per cui anche la più grande impresa privata è una "cacchetta" rispetto alle dimensioni delle grandi imprese statali.

      Questa, però, è la pre-condizione perché vi sia democrazia effettiva: nessun privato deve poter essere così grande e potente da riuscire a rivaleggiare con lo Stato. Insomma è statalismo, e io sono uno statalista.

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  6. Si lo so Fiorenzo, col patto di stabilità si forzano gli enti ad avere un avanzo, quest' anno è cambiato il sistema di contabizzazzione dei bilanci comunali e noi ci siamo trovati a dover spendere circa 30 mil. bloccati negli anni precedenti, ci scervelleremo perchè saremo anche noi bloccati dal patto a meno di non riuscire ad utiizzarli come cofinanziamenti che sarebbe la cosa piú intelligente.

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    1. Vediamo se ho capito. Mi stai dicendo che, grazie a una modifica (presumo tecnica) della vostra contabilità, avreste la possibilità di spendere 30 mln, ma il patto di stabilità ve lo vieta. Ho capito bene?

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    2. Si peró gli impegni di spesa dobbiamo farli, altrimenti secondo il ragionamento, giusto, che spiegavi tu, saremmo degli amministratori inefficienti, è ridicolo lo so, anzi è una follia.

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  7. Riprendo il ragionamento. Quello che ho detto è pacifico, e non credo che Yanez o chiunque altro possa negare l'evidenza.

    Resta aperta una questione: se lo Stato deve poter intervenire a deficit (alias: creando moneta, ovviamente in regime di repressione finanziaria altrimenti il debito pubblico esplode) non vi è il rischio di gravi derive clientelari?

    Questo, esattamente questo, è il punto sul quale il giornalaccio Repubblica ha costruito il frame oggi dominante e condiviso dalla maggioranza degli elettori. E' una narrazione che non è fondata sul nulla, questo è giusto riconoscerlo. Effettivamente ci sono stati casi eclatanti, in cui aziende decotte sono state mantenute in vita dalle Partecipazioni Statali per ragioni elettoralistiche. Un esempio per tutti: l'Alfa Romeo, che era arrivata a perdere quanto fatturava!

    Ovviamente se lo Stato fa investimenti altamente inefficienti, finisce con il creare inflazione, non determinata da un eccesso di domanda, bensì da una carenza di offerta. Come si risolve questo problema? Ci è stato raccontato, e ci abbiamo anche creduto, che bisognava rivoluzionare il sistema, dando al settore privato l'assoluta preminenza, fino a terminare il ruolo dello Stato come soggetto attivo nell'economia. Insomma: privato bello, pubblico brutto.

    Abbiamo così scoperto che:

    a) il privato non è poi così efficiente
    b) il privato è addirittura più "vorace" dello Stato

    Il pendolo della Storia ha fatto un'oscillazione completa in pochi decenni. Troppo veloce per non nutrire qualche preoccupazione.

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    1. E' evidente che il privato sia più vorace dello Stato. Quest'ultimo può tranquillamente lavorare in pari oppure in deficit, il privato deve sempre avere un margine apprezzabilmente superiore al tasso d'interesse attivo, altrimenti gli conviene lasciare i soldi in banca,
      Allo scopo non può andare tanto per il sottile, quindi per i suoi fini si avvale anche e soprattutto della corruzione, che non a caso oggi che il privato impera dappertutto è ai massimi storici.

      Detto questo, temo che nel fare l'esempio dell'Alfa Romeo abbia scelto quello forse meno indicato.
      E da un ingegnere come te fa specie.
      Dimostrando ancora una volta che per dare troppo retta ai criteri ragionieristici dell'economista de sta cippa si perdono di vista tanto i valori sociali, quanto la realtà. Il che porta a fare discorsi di destra politica oltreché bocconiani. E soprattutto causa, anche non volendo il dare fiato alle trombe dell'ordoliberismo.

      Si, l'Alfa Romeo lavorava in perdita dal punto di vista dei bilanci, ma dava da mangiare a svariate decine di migliaia di famiglie. Sulle quali lo stato incamerava tasse, sosteneva la domanda interna e la cassa pensioni oltre ad aumentare il benessere e favorire la circolazione di denaro, il che equivale a creazione di ricchezza.
      Inoltre è stata per decenni l'emblema del genio e della creatività italiani, invidiatissimi in tutto il mondo, nonché quello del primato prestazionale del prodotto nazionale, almeno fino a che è rimasta nelle mani dello Stato.
      Al riguardo posso fornire la mia esperienza personale, dato che con un 1700 aspirato, da tutti guardato con scherno, bastonavo allegramente e senza spremerlo a fondo i BMW 323 di fronte ai quali l'italiota esterofilo si genufletteva in adorazione. ritenendoli il non plus ultra della sportività, e anche diversi 2000 turbo.
      Quel primato prestazionale, inoltre era possibile acquistarlo con una somma pari a una frazione del costo del prodotto ritenuto concorrente, ma che sotto il profilo prestazionale non era neppure paragonabile.
      Tutte cose di cui è stata fatta carne di porco una volta che è finita in mano ai privati, tanto per sostenere maggiormente il discorso relativo all'efficienza del privato rispetto al pubblico.

      Quanto valeva tutto questo in termini di immagine e di notorietà per il marchio e soprattutto per il paese?
      Somme incalcolabili, che andavano ben oltre le perdite di bilancio, dato che a tale proposito non c'è pubblicità, i cui costi ben conosciamo, che possa fare altrettanto.
      E infatti anche dopo 30 anni di deliberato massacro operato dal privato, quel marchio, e soprattutto l'alone di leggenda che tuttora lo accompagna, resta sempre ambitissimo.
      Ancora una volta, insomma, appare evidente che il criterio economicistico porta a formulare considerazioni del tutto errate, proprio come le previsioni, le ricette e le conclusioni, che oltretutto sono intrinsecamente fascistoidi, dei luminari di tale dottrina.

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  8. L' effetto redentivo dell' austerità, una leggenda dura a morire.
    Per la verità nessuno, che io sappia, ha mostrato studi al riguardo, sarebbe interessante.

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    1. Non disperare, presto Yanez ci dimostrerà che l'austerità alla fine paga. Alla fine dei tempi ovviamente...

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    2. Non so quanto siano attendibili le previsioni dell' OCSE, ma la mia impressione è che anche con queste ci si possa nettare allegramente le terga, la verità è che con la moneta unica sononvenuti a mancare quei meccanismi di retroazione legati al cambio che quando funzionavano permettevano la decorosa sopravvivenza dei paesi meno efficienti secondo l' ottica capitalistica, quella secondo la quale se le esportazioni e la disoccupazione crescono il paese sta meglio,

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  9. Mi è venuta in mente una riflessione. In questo blog il nostro ospite propone dei temi che però non si impippa nessuno, mentre la discussione rapidamente si sviluppa in altre direzioni. Un classico esempio di dibattito endogeno. Come la moneta.

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  10. No io li leggo i post di Peter, mi meraviglio di come anche lui, pur nel suo tentativo di distruzione di illo, non si sposti verso posizioni euroscettiche.

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    1. fatica sprecata. Guarda qua e deduci.

      BenZa du se gomunardo fa il famoso milione di gobie, che bodeva fave Illo ze era meno skemo!

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    2. Ciao a tutti... In un piccolo pezzo... del blog filantropo... parlai della teoria monetaria austriaca e di quella keynesiana a confronto. se pensate che sia un nodo del filo conduttore del dibattito vi invito a....Nel ragionamento di Pierre trovo lacunosa il passaggio che spiega lo spiazzamento degli investimenti... Con affetto.......

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    3. Ippolito, non posso spostarmi verso posizioni che considero sbagliate.

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  11. Il nemico del mio nemico può essere comunque il mio nemico.
    Puglisi? uno che per avere La cattedra sta seguendo le strade del lecchinaggio come fossimo negli anni'80? suvvia, c'è di peggio in giro, prossima volta consiglio di portare una critica a Bagnai come seminatore d'odio da parte di Boldrin.

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  12. caro Fiorenzo,
    sono un po' deluso da come tratti l'ultimo punto della questione ( che a me sembra il principale. Tu dici:

    "se lo Stato deve poter intervenire a deficit (alias: creando moneta, ovviamente in regime di repressione finanziaria altrimenti il debito pubblico esplode) non vi è il rischio di gravi derive clientelari?"

    ma questo non è il solo rischio ! Magari lo fosse. Il rischio maggiore che vedo io è che il governo usi il potere di creare moneta per scopi non democratici e non rispondenti all'interesse pubblico. Esempio: costruire centrali nucleari a go go, costruire opere pubbliche inutili ( e quindi dannose ) tipo lo stretto di Messina, ridurre in senso regressivo la tassazione, triplicare le spese militari etc. Tu ammetterai che, in linea di principio, non c'è maniera di escludere un uso del potere di creare moneta tanto antidemocratico e distorto che le derive clientelari che evochi sarebbero tutto sommato il male minore. Inoltre bisogna intendersi sul perché le politiche clientelari siano dannose. Dal mio punto di vista il loro danno non è tanto di natura economica quanto di natura democratica.
    In ultima analisi io credo che in gioco ci sia il livello di fiducia che siamo disposti ad accordare alla politica nel suo complesso. Considerando che è proprio la politica ad averci messo in questo pasticcio a me sembra strano che si pensi di uscirne attribuendo alla stessa politica quello che nelle moderne società è il potere supremo, ovvero quello di creare moneta. Tanto più che un'alternativa ci sarebbe: il governo decida quanta moneta creare, ma poi questa moneta venga distribuita ai cittadini ( partendo dai meno abbienti ) sotto forma di reddito di cittadinanza.

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    1. Condivido (ma non è necessario creare moneta per finanziare il reddito di cittadinanza, è sufficiente ristrutturare la spesa pubblica)

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    2. @Gaspare di Girolamo

      Ma sono veramente contento di deludere uno che pensa che la spesa a deficit dello Stato sia un problema e l'analoga spesa a deficit del sistema bancario invece no. Già, perché se non l'avessi capito la spesa a deficit statale corrisponde esattamente alla creazione di moneta da parte del sistema bancario. Il quale, come ben sai, i suoi vertici li elegge in base ai capitali posseduti, e non una testa un voto.

      Anche Yanez, vedo che è de coccio. Il reddito di cittadinanza è una cosa, la possibilità per lo Stato di creare moneta (alias: spesa a deficit) è altro. Anche nella situazione più buonista immaginabile, con tutti che graziosamente ricevono dagli altri, attraverso la tassazione, un reddito decente, dopo un po', se la moneta può essere creata solo dal sistema bancario privato, tutta la ricchezza finisce in mani private.

      Magari è questo che volete, ma almeno siatene coscienti, per Dio!

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    3. Alla fine tutto si risolve come sempre in un problema di disuguaglianze tra singoli e classi sociali (il famigerato conflitto distributivo) misurato dalla moneta ed esercitato attraverso il potere conferito dal possesso dello strumento monetario.
      Se a possederlo debba essere il popolo attraverso gli strumenti della democrazia o un "governo dei migliori" che vincoli il popolo aii suoi bisogni e desiderata.

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    4. la spesa in deficit dello Stato non è un problema in sé, credo semplicemente che per essere gestita democraticamente ha bisogno di essere limitata. Le mie non sono obiezioni di ordine economico ma di ordine morale e politico. E' il capitalismo che ha la pretesa di non aver limiti. Non condivido la teoria del "pendolo" seconda la quale sarebbe fatale che si esageri alternativamente ora da un lato ora dall'altro.
      Naturalmente va riformato anche il sistema bancario, in modo da ridurre a zero i rischi per la collettività e per i correntisti dell'eventuale fallimento di una banca.

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  13. in ultima analisi e sintetizzando direi che tu sei un marxista ( o giù di lì ) statalista, io sono un marxista ( o giù di lì ) libertario.

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  14. @Ippolito hai splendidamente riassunto tutto il senso della mia critica a Bagnai. Il problema per chi vuole uscire dall'euro è riuscire a sfuggire all'alternativa che vorrebbe che lo strumento monetario fosse gestito o dalla tecnocrazia bagnaiana oppure da una partitocrazia che attraverso tutte le gradazioni possibili tenda fatalmente verso un modello di socialismo reale. Non ce la faremo mai, carissimo Ippolito, l'importante sarà averci provato.

    @Peter lo so che il reddito di cittadinanza potrebbe "in teoria" essere finanziato fiscalmente ma non vedo perché dovremmo rinunciare a finanziarlo con la creazione di moneta. Parlo di un reddito di cittadinanza ( rivolto all'inizio solo ai meno abbienti ) serio ma ragionevole. Diciamo 500 euro mensili. Incondizionato.

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    1. Ce la faremo Gaspare, ce la faremo, con l' aiuto di tutte le persone di buona volontà.
      Con persone come te ce la faremo, ce la faremo anche con chi crede che sia un problema di soldi o chi crede che basti cambiare le norme, ce la faremo con chi crede che la corruzione nonostante tutto non sia un problema secondario, ce la faremo con chi crede che l' austerità crei maggiore corruzione, ce la faremo anche con chi in momenti di sconforto se la prende col popolo bue.

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  15. Otmar Issing, già capo economista della BCE e membro del suo consiglio di amministrazione: “sebbene la via prescelta per ottenere la denazionalizzazione della moneta sia stata molto differente rispetto a quanto reclamato da Hayek, l’obiettivo finale da egli ricercato, cioè la indipendenza monetaria dall’interferenza politica e la stabilità dei prezzi, sono state, a tutti gli effetti, ottenute.

    Tratto da: Trattati europei e democrazia costituzional di Vladimiro Giacchè.

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  16. La questione sollevata da Gaspare credo non sia trascurabile, è il problema di chi teme i salti nel buio. Cosa assolutamente condivisibile visto che in 300 anni l'umanità, soprattutto in Occidente, ha fatto periodici "salti nel buio" (Rivoluzione Francese, Rivoluzione d'Ottobre, WWI, WWII, ecc....) dove ogni volta si prometteva la terra promessa e alla fine ci si svegliava in un inferno. Ovviamente lo stesso discorso si può fare verso l'euro (lavoreremo un giorno in meno come se guadagnassimo un giorno in più), ma il problema è appunto che gli stessi che ci hanno mandato dentro vorrebbero essere gli stessi a farci uscire, come se lo Zar dopo esser entrato in guerra volesse poi mettersi a capo dei Bolscevichi (e chissà che uso avrebbe fatto del rublo, se ci fosse stato lui al posto di Lenin? ;-))

    In ultima analisi credo che indagare sulle origini del (bis)pensiero economico europeo possa avere un fascino a livello accademico, ma nell'atto pratico abbia un'utilità marginale. Ad esempio, Fiorenzo ha postato un paragrafo tratto da un libro di Giacchè in cui un funzionario europeo lascia intendere che è grazie ad Hayek che l'architettura finanziaria europea è quella attuale. Però a quel punto qualcuno potrebbe postare un saggio di Bukovsky (Vladimir) secondo cui l'Europa sarebbe addirittura un progetto Comunista (http://italia.pravda.ru/world/04-12-2006/3956-0/) oppure ancora peggio, andare in Repubblica Ceca, dove l'ex presidente della Repubblica Klaus (liberale di destra e hayekiano d'acciaio) sempre distintosi per il forte euroscetticismo usa gli stessi argomenti di Hayek per smontare la natura "socialista" dell'UE.
    Con questo cosa voglio dire, che l'Europa è comunista? No, cosa sia non mi interessa. Date le convergenze direi che l'UE è il peggio del capitalismo e il peggio del comunismo messi insieme.
    Quindi dati i fatti ritengo che volgere il dibattito da punto di vista "meglio pubblico- meglio privato" rischi di essere fallacie. Alla gente oggi come oggi le interessa pagare meno tasse possibili e non avere rogne, e siccome dopo il crollo della Prima Repubblica la politica è diventata monopolio di criminali evasi dal manicomio, figuratevi se possa loro interessare qualcosa del sistema stato-banche, per loro è tutta "monnezza", e a nessuno piace stare a contatto con la "monnezza".

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    1. Il citazionismo è l' anticamera del complottismo, una forma di pensiero debole. Bisogna uscire dall' accanimento sulla ricerca delle cause del declino europeo, e cominciare ad elaborare soluzioni e progetti dettagliati che non siano il semplice (impossibile) ritorno allo status ante quo.
      Non sono d' accordo sull' idea che dai dell' Europa, credo che esistano realtà geopolitiche dove si sta decisamente peggio. L' attuale livello pur derivante dal declino morale ed infine socioeconomico è tuttora inarrivato da paesi in progresso in altri luoghi del pianeta. Questo vuol dire che c' è ancora molto da difendere nel nostro stile di vita, ma bisogna far presto, abbiamo il bagaglio storico, culturale,economico sufficiente ad invertire la rotta.

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    2. Petyr, io sono statalista ma posso anche concedere che i sistemi statalisti possano funzionare peggio, dal punto di vista di come sta effettivamente laggente, dei sistemi liberisti. Personalmente ne dubito, ma prima di questa discussione ce n'è un'altra ancora più fondamentale: se le scelte del governo debbano essere poste al riparo dei processi elettorali, o se ciò sia inaccettabile. Io ritengo che questa cosa sia inaccettabile. Detto ciò, se poi laggente vota contro i suoi interessi... a bè... 'nto culo allaggente!!!

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    3. anch'io penso che sia inaccettabile che le scelte del governo debbano essere poste al riparo dai processi elettorali, il punto che mi preme sottolineare è che questo avviene anche qualora si conceda al governo la facoltà di spendere a debito. Si è mai visto un elettorato che, in tempi normali, cioè senza l'incalzare dell'emergenza, rimproveri un governo di aver fatto troppi debiti o di aver creato troppa moneta ? E' mai possibile che questo potere sulla moneta non si possa regolamentare a priori ? Perché, per esempio, non si può scrivere nella costituzione che ogni governo della Repubblica può ogni anno al massimo ordinare alla Banca Centrale di mettere a disposizione del bilancio pubblico moneta per un importo pari al 3% del pil, senza essere tenuto a restituirla e senza poter fare, naturalmente, nemmeno un centesimo di debito. In questo modo sì che l'elettorato, sapendo che c'è una certa somma fissa a disposizione, potrebbe liberamente fare le sue scelte. E se ha paura dell'inflazione potrebbe persino, anche se sembra paradossale, premiare un governo che non spendesse tutta la somma a disposizione. Pensate a quanti guai ci saremmo evitati se avessimo adottato questo semplice sistema fin dall'inizio. Sfido qualsiasi economista a dimostrarmi che non si può fare. Insomma, Fiorenzo, a me sembra che il fronte sovranista guadagnerebbe molto se prendesse in considerazione qualche meccanismo atto a regolamentare a priori il potere del governo sulla moneta.

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    4. Caro Gaspare, il limite del 3% sul deficit è scritto già nel trattato di Maastricht. Chissà perché NON è stata l'Italia a infrangerlo più di altri, ma proprio le economie più forti: Germania e Francia, che lo hanno fatto più di noi. In ogni caso, dovresti sapere che non è il deficit di bilancio la causa della crisi, ma gli squilibri commerciali. Tanto per dire, l'Italia è da quasi venti anni in surplus primario, credo anche che sia l'unico paese al mondo a poter vantare questo discutibile record. Chissà perché, nonostante questo "record", siamo nella merda. Già, perché? Semplice, perché non hai proprio idea di come funziona il bilancio di uno Stato.

      La funzione del deficit di bilancio si riassume in tre punti:

      1) è un meccanismo redistributivo
      2) consegna allo Stato la facoltà di emettere moneta quando i privati non lo fanno perché non hanno sufficienti motivazioni di profitto
      3) consente allo Stato di fare le cose che sono utili alla collettività anche quando non vi è possibilità di profitto per tali cose

      Certo, si potrebbe obiettare che la funzione (1) potrebbe essere svolta dalla tassazione. In parte è vero, ma ciò significherebbe alzare molto le aliquote e combattere una specie di guerra civile fiscale, che poi è quello che sta accadendo lo stesso visto che, grazie all'euro, siamo praticamente al default. Ti faccio notare, en passant, che quando i privati non investono, nemmeno guadagnano (funzione 2), per cui a quel punto sarebbe necessario tassare i patrimoni invece che il reddito. Cosa che sta accadendo oggi grazie all'euretto.

      Meglio, molto meglio, in condizioni ordinarie (cioè di non default come adesso) mettere in piedi un meccanismo che, semplicemente e strutturalmente, lascia allo Stato, cioè alla collettività, il compito di scegliere quando spendere a deficit (cioè quanta moneta emettere) per finanziare le opere di pubblica utilità. Un meccanismo cioè che lasci alla collettività la scelta di quali e quante opere e servizi pubblici realizzare, con ciò sottraendo quei settori economici al mercato (funzione 3).

      Dunque, se uno Stato un certo anno decide (magari) di fare il 15% di deficit, significa che emette moneta per il 15% del PIL con le seguenti conseguenze:

      a) realizza utilità pubbliche
      b) sottrae quei settori al mercato
      c) sottomette il settore privato alla superiore istanza degli interessi pubblici

      Tutto ciò ha come conseguenza la conformazione di una società progressivamente più egualitaria (la "democrazia progressiva" di cui parlavano i nostri costituenti).

      Un'ulteriore conseguenza è che quelli che si sentono più forti cominciano a incazzarsi un po', e a mettere sotto accusa lo Stato. La tecnica migliore è la diffamazione, che viene sostenuta attraverso la conquista dell'egemonia culturale utilizzando gli strumenti mediatici come megafoni propagandistici al fine di propalare falsità. Vuoi un esempio? Mi trovi un articolo di giornale italiano, dal 2008 al 2011, nel quale si accenni al fatto che i due primi paesi entrati in crisi, Spagna e Irlanda, avevano debiti pubblici rispettivamente del 38% e del 25%? Come mai, invece, da noi tutti i giornaloni, gli espertoni, e i Giannino vari parlavano di debito pubblico? Ma come, ci avevano fatto entrare nell'euro che eravamo al 113%, e dopo nove anni, quando eravamo già scesi al 103%, ci dicono che la colpa è del debito pubblico e che siamo dei maiali? Non ti sembra una cosa stranuccia?

      Dai un occhiata a questo grafico, e dimmi: perché la Spagna (quella del compagno Zapatero) e l'Irlanda (la famosa tigre celtica) sono diventate improvvisamente due maiale?

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    5. Aggiungo, affinché tu non mi scambi per un memmettaro, che non si può fare deficit ad libitum, perché ci sono i vincoli della bilancia commerciale, nonché (in regime di libera circolazione dei capitali) anche quelli sul conto finanziario (cioè i capitali fuggirebbero). Ora i vincoli sulla bilancia commerciale possono essere mitigati imponendo controlli intelligenti alla libera circolazione delle merci (come era nel mercato comune). Si chiama POLITICA INDUSTRIALE. Già, proprio quella cosa che in Italia non si fa più almeno dalla metà degli anni ottanta. Quanto ai vincoli sulla circolazione dei capitali, bè quelli sono una cosa sacrosanta. Mi spieghi perché dovrei permettere al ragionier Brambilla, ad esempio, di usare i soldi guadagnanti in Italia facendo impresa (quindi con il lavoro degli italiani) per andare a giocarseli in derivati di diritto lussemburghese? 'nto culo!

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    6. Ah, dimenticavo una cosuccia importante! Adesso il limite che tu invochi (il 3%) lo abbiamo portato allo 0%. Mai sentito parlare di pareggio di bilancio in Costituzione? Ebbene quel provvedimento, votato all'unanimità dal nostro parlamento, impone il pareggio di bilancio, consentendo uno sforamento solo in caso di crisi strutturale. Ciò significa che semmai dovessimo ricominciare a crescere (dice Renzi... ahò!) scatterebbe subito quel vincolo. Ti accorgerai presto delle conseguenze. Sai, delle due l'una: o entra in testa o entra da qualche altra parte. Il padulo, voglio dire.

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    7. Fiorenzo, guarda che siamo d'accordo quasi su tutto. Non vorrei che mi avessi preso per un liberista. Io sono un marxista libertario. E però quel "quasi" su cui non siamo d'accordo è importante. Ti assicuro che condivido in linea di massima la ricostruzione che hai fatto, quello che non condivido è racchiuso in questa frase:

      "Meglio, molto meglio, in condizioni ordinarie (cioè di non default come adesso) mettere in piedi un meccanismo che, semplicemente e strutturalmente, lascia allo Stato, cioè alla collettività, il compito di scegliere quando spendere a deficit (cioè quanta moneta emettere) per finanziare le opere di pubblica utilità."

      Perché non la condivido ? Semplicemente perché è impossibile decidere democraticamente della distribuzione di una somma virtualmente indeterminata. In questo caso la quantità di moneta da emettere. Per decidere, ripeto in modo democratico, quale sia l'impiego di una certa quantità di moneta prima dobbiamo, per necessità logica, determinare esattamente tale quantità. Il 3 % era solo un dato indicativo, potremmo fare anche il 10 % o il 20 % per cento, l'importante, secondo me, è che l'elettorato conosca, prima del voto, quale sarà la quantità di moneta creata e quale sarà l'impiego che i diversi partiti intenderebbero farne una volta al governo. Faccio un esempio pratico. Supponiamo che io voglia introdurre la flat tax e tu voglia aumentare il budget scolastico e sanitario. Se abbiamo la possibilità di creare una quantità di moneta pari a 20 mld andremo dagli elettori e diremo: cari elettori, preferite impiegare questi 20 mld in un modo o nell'altro ? Fino a qui tutto bene. Ma se noi non determiniamo a priori a quanto ammonti questa quantità, dichiarando implicitamente che potrebbe essere illimitata, coma fa l'elettore a scegliere razionalmente tra le due alternative ? E' chiaro che tutti vorrebbero idealmente avere entrambe le cose: pagare meno tasse e avere una scuola e una sanità migliore. Come fai a dimostrare che le due cose non sono conciliabili se non hai un limite di budget ? Inoltre: supponiamo che l'elettore abbia scelto la tua alternativa. Tu ti trovi nella condizione di poter aumentare il budget di sanità e istruzione. Benissimo, ma di quanto lo aumenterai ? Di 20 miliardi, di 30, di 50 ? E chi sei tu per decidere di quanto aumentarlo senza chiedere ai tuoi elettori ? Ma c'è di più e forse di peggio. Anche supponendo che tu non debba dichiarare in anticipo ( prima delle elezioni ) la quantità di moneta che intendi creare, come fai tu a decidere razionalmente quale sia la quantità di moneta giusta da immettere sul mercato ? Insomma, Fiorenzo, quello che voglio dire è che è logicamente ( non economicamente ) contraddittorio pretendere di adottare scelte razionali sulla base di grandezze indefinite. I greci antichi avevano orrore di tutto ciò che fosse indeterminato e ambivano a riconoscere il metron, la misura, in ogni ambito del reale. A me sembra che questa contrapposizione tra liberisti e sovranisti, nei termini in cui la poni tu, sia la contrapposizione tra due pretese, egualmente arbitrarie, di illimitatezza.

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    8. Caro Gaspare, il "metron" esiste, ed è l'obiettivo della piena occupazione iscritto nella nostra Costituzione. Quello è l'obiettivo, gli strumenti essendo la politica economica e industriale del governo: tasso di sconto, deficit, inflazione etc. etc.

      Non è dunque ai numeretti che si deve guardare, ma all'obiettivo: piena occupazione. Per fare ciò, poiché in piena occupazione i prezzi interni tendono a crescere, ovviamente non puoi avere la stessa moneta di altri paesi che non perseguono lo stesso obiettivo (in realtà non puoi farlo comunque, per altre ragioni che non sto qui a ricordare, a meno di realizzare un'unione politica piena).

      Ma torniamo a noi supponendo, per semplicità, che il parametro su cui operare sia solo il deficit. Quando hai raggiunto la piena occupazione, allora conosci anche il numeretto che hai dovuto usare. Punto. Sarebbe inutile, ad esempio, fare un deficit del 3% in piena occupazione, mentre se la disoccupazione è al 18% devi fare deficit anche del 15%.

      Ovviamente, repetita iuvant, devi essere uno Stato pienamente sovrano, padrone della propria moneta, in grado di controllare la circolazione delle merci (con una intelligente e non inutilmente aggressiva politica daziaria) e dei capitali.

      E ovviamente devi tenere a bada tutti quei ceti sociali che, da una politica del genere, hanno tutto da perdere e nulla da guadagnare. Si chiama lotta di classe, o conflitto distributivo, o scopone scientifico... fai tu. Ricorda, però, le immortali parole di Brenno: vae victis! Oggi i vinti siamo noi.

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  17. A proposito di padulo, caro Fiorenzo,
    ne propongo alla tua attenzione uno davvero grosso.
    Inizio con il dire che ho letto con interesse i tuoi interventi qui sopra, che denotano un'indubbia padronanza della materia.
    Rispetto a tutto il discorso da te fatto, noto il solito elemento che a me sembra il più importante di tutti. Ovvero che tutta questa teoria, pur giusta e necessaria, sposta per forza di cose l'attenzione dagli elementi concreti di tutta la questione.
    Il primo di essi è che lo stato ha bisogno di soldi per poter funzionare e svolgere la sua funzione sociale. Si tratta quindi di capire se deve essere in grado di far fronte ai suoi doveri in forma indipendente, appunto con la creazione in proprio di moneta nelle quantità ritenute necessarie, il che è prerogativa di uno stato sovrano, o se lo si debba sottomettere a una qualche forma di finanziamento esterno.

    Al riguardo non ho dubbi, dato che la seconda ipotesi comporta l'impedimento di fatto dello stato a operare a favore del sociale, così da snaturarne l'essenza al fine di porla al servizio esclusivo del profitto privato.
    Mi sembra che fin qui siamo sostanzialmente d'accordo, almeno a grandi linee. Tranne forse riguardo ai quantitativi di moneta che lo stato può emettere senza causare contraccolpi. Se ho ben capito, tu valuti limitata tale quantità in base a principi teorici sui quali non discuto, limitandomi a rilevare che negli ultimi anni in pratica la BCE ha prodotto dal nulla quantità di denaro folli. Quelle che sarebbero bastate a riportare in pareggio il debito pubblico della Grecia e insieme ad essa dei maggiori paesi dell'eurozona, ma al fine di ripianare i problemi di delle banche. Senza peraltro riuscire nell'impresa, come hanno dichiarato suoi autorevoli esponenti, dato che stanno peggio di prima. Ma soprattutto senza incorrere in nessuna delle calamità bibliche che l'interesse capitalistico pretende si verifichino in tale occasione.
    Neppure quelle elencate da te. Potrei sbagliarmi ma non mi sembra che a fronte della creazione di tutto quel denaro vi sia stata una fuga di capitali dall'UE, per non parlare di inflazione ecc.

    Si tratta di un ulteriore riprova che, volenti o nolenti, è proprio l'interesse capitalistico a influenzare tutta la visione attuale dell'economia e dei suoi diversi fenomeni, anche da parte di persone schierate in maniera credibile a favore della difesa del sociale.

    Arriviamo allora al secondo punto, strettamente correlato al precedente, che per me non è solo più importante ma addirittura fondamentale.
    Riguarda la contrapposizione tra borghesia capitalista, quella che ha il controllo e l'indirizzo dei mezzi di produzione, dei quali vuole accapparrarsi quote sempre maggiori del profitto che da essi deriva, e proletariato. Ovvero la massa costituita dai ceti salariati la cui sopravvivenza dipende dalla possibilità di poter cedere l'unica cosa che possiede, la capacità lavorativa.
    La dipendenza che la borghesia capitalistica aveva nei confronti della capacità lavorativa delle classi proletarie ai fini della produzione è stato storicamente l'elemento che ne ha frenato o comunque tenuto a bada in qualche modo la prevalenza, che altrimenti avrebbe assunto caratteri ben più tendenti all'assoluto.
    In questo contesto l'evolvere della tecnologia non è riuscito in passato ad avere un ruolo decisivo poiché le sue diverse applicazioni hanno necessitato sempre e comunque dell'apporto della manodopera umana, sia pure in proporzioni via via decrescenti.
    Ora però ci troviamo di fronte alle condizioni in cui la tecnologia applicata alla produzione di beni materiali può fare del tutto a meno della manodopera della classi subalterne.

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    1. Si tratta di un cambiamento epocale, la cui conseguenza è sottrarre a queste ultime l'unico mezzo che avevano per contrastare le velleità di accaparramento, totale e definitivo, della borghesia che ha quale unico scopo il proprio arricchimento nelle proporzioni più grandi possibili, e senza preguidizio alcuno per le conseguenze che ciò possa comportare.
      Siamo di fronte insomma a un fatto del tutto nuovo, che infatti sta causando un cambiamento epocale e definitivo nei rapporti di produzione, destinati all'estinzione nei settori inerenti la produzione dei beni materiali, per restare limitata, ma in proporzioni sempre decrescenti a quello dei servizi, nei quali per forza di cose l'automatizzazione acquisirà anche lì spazi sempre maggiori.

      Di fronte allo scenario che va delineandosi, le forze politiche che dovrebbero in qualche modo salvaguardare le condizioni di vita e il futuro delle classi subalterne non solo dimostrano di essere del tutto impreparate a confrontarvisi, ma addirittura negano la sua esistenza, come è apparso evidente dal contraddittorio nato tra noi in passato, cui si è aggiunto poi Ippolito a sostenere le tue posizioni, e da alcuni post che hai pubblicato su Ego della rete.

      In questo appare netta la similitudine tra le vostre posizioni e quelle degli stati maggiori degli eserciti che si confrontarono durante la Prima Guerra Mondiale.
      Anch'essi erano del tutto impreparati ai nuovi scenari che la tecnologia aveva prodotto per mezzo delle armi tecnologicamente avanzate con le quali essi stessi avevano deciso di equipaggiare i loro eserciti. Evidentemente, però, senza rendersi conto fino in fondo né del loro potenziale bellico e distruttivo, né dei nuovi metodi di combattimento che per forza di cose avrebbero reso necessari.
      Apprestandosi alla guerra secondo le regole e le logiche del passato in cui era stata eseguita la loro formazione e a cui erano ancora legati mentalmente e concettualmente, imposero alle truppe di cui erano alla testa di combattere secondo logiche ormai obsolete, quelle della guerra di posizione.
      Fu così che le condannarono non solo a subire una carneficina disumana e di proporzioni non solo inaudite ma neppure immaginabili solo pochi anni prima. Ma soprattutto causarono per i loro stati, persino per quelli usciti vincitori dal conflitto, una regressione in termini di sovranità e potere, ovverosia di capacità di dirigere il proprio destino che sarebbe arrivata a capovolgere completamente gli equilibri internazionali vigenti fino a un momento prima che iniziasse la la Prima Guerra Mondiale. Con la conseguenza di attribuire già da allora un predominio che dopo la Seconda si sarebbe dimostrato pressoché assoluto a uno stato che in precedenza era rimasto in posizioni assolutamente marginali sullo scacchiere mondiale.

      Nella fase odierna l'esempio appena descritto trova un parallelo nelle le forze politiche che pretenderebbero di essere nuove e si propongono di colmare il vuoto di rappresentatività causato dalla deriva neoliberista dei partiti tradizionalmente vocati alla salvaguardia dei diritti delle classi subalterne. Nella loro ferma volontà non solo di non riconoscere le condizioni scaturite dalla fine del lavoro causate dal progresso tecnologico e ben descritte da Chomsky, ma di negarne addirittura l'esistenza, sono fermamente decise ad assumere posizioni del tutto identiche a quelle con cui gli stati maggiori delle nazioni coinvolte decisero di combattere la Prima Guerra Mondiale.

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    2. E' evidente, allora, che le conseguenze non possano che essere le stesse, ovvero la vera e propria carneficina delle classi subalterne, che le nuove formazioni politiche avranno determinato a causa della loro inadeguatezza e impreparazione ideologica e culturale riguardo al confronto di classe del secolo ventunesimo. Esse infatti vorrebero che il confronto di classe si svolgesse sul terreno per quale sono meglio preparate, e cioè sul piano della crescita, o meglio del recupero, dei diritti del lavoro, di retribuzioni, tutele e così via.
      Senza voler rendersi conto che quel terreno non esiste più, forse perché ciò richiederebbe un drastico ricambio di metodi, idee e obiettivi nei confronti dei quali potrebbero ritenersi impreparati.

      Per questi motivi, le conseguenze che ho tratteggiato prima saranno ancora peggiori. Proprio perché l'azione delle nuove formazioni politiche che vediamo essere in realtà non già vecchie ma decrepite prima ancora di nascere, sarà non solo del tutto inadeguata alle condizioni attuali. Ma legata a scenari che non esistono più. E come tale destinata già in partenza nono solo a soccombere, ma proprio a non avere luogo.

      Dunque tali formazioni non otterranno altro che porre nella più drammatica delle evidenze la sostanziale e definitiva inutilità delle classi lavoratrici nel contesto sociale che andrà a delinearsi, in base ai desiderata e alle condizioni che la classe borghese andrà a costituire nel perseguire i suoi interessi, e alle conseguenze derivanti dall'impiego via via più ampio dei mezzi che essa adopererà allo scopo.
      Condannandole quindi le classi lavoratrici stesse non solo alla sparizione a livello politico ed economico, ma alla vera e propria estinzione biologica, proprio perché di esse non vi sarà alcun bisogno. Mentre però non saranno venute meno le condizioni necessarie per il sostentamento concreto della vita umana, e anzi per forza di cose saranno divenute molto più stringenti di quelle attuali.

      Si avrà insomma un nuovo ordine sociale basato sulle classi che oggi definiamo alte: dunque si avranno soltanto le classi elevate e quelle ancora più elevate o di élite.
      Le quali avranno il godimento esclusivo di quello che sarà divenuto a tutti gli effetti il bengodi costituito da un pianeta molto meno affollato di quanto non lo sia oggi.
      Obiettivo che peraltro è quello che già oggi si prefiggono pubblicamente i teorici della drastica riduzione della popolazione mondiale per fini ambientali.

      Comprendo che non sarà per questo mio contributo che cambierai le tue posizioni, caro Fiorenzo. Quello che ti chiedo è solo di tenere a mente queste parole per il futuro, quando il quadro che ho prefigurato diverrà più chiaro.

      Se poi volessi esprimere già qui il tuo pensiero al riguardo, e naturalmente l'invito è esteso a Ippolito e a chiunque altro voglia far presente la propria opinione, sarà un contributo riguardo a un argomento che reputo fondamentale.

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    3. Per quanto riguarda la prima obiezione (cmq ricorda che NON sono memmettaro) credo che possa bastare la precedente risposta data a Gaspare. Quanto al resto, devo purtroppo chiederti di aspettare: sto lavorando nella mia casa di campagna (ristrutturazione) e purtroppo non dispongo ancora dei favolosi robot che libereranno presto l'uomo dalla fatica. Ti lascio dunque per tornare a sudare con i miei amici operai. Riprenderemo la questione della "fine del lavoro" a tempo debito.

      p.s. quando arrivano sul mercato 'sti cazzo de robot? Io non ne posso più...

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    4. Finalmente! Grazie! Complimenti! Una vera discussione! Civile, democratica, informata! Cruciale! Avete toccato il nodo. Scusate i punti esclamativi ma sono entusiasta.

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    5. @ Fiorenzo
      davvero non comprendo il motivo per il quale continui a rifiutarti di osservare una realtà innegabile.
      A suo tempo ti ho segnalato l'avvio in Cina della prima fabbrica in cui la manodopera umana è totalmente assente. Mi sembra senza alcun riscontro da parte tua.
      L'articolo che la riguarda è intitolato: “Cina, la prima fabbrica senza operai umani, al loro posto 1000 robot”
      http://www.direttanews.it/2015/05/07/cina-la-prima-fabbrica-senza-operai-al-loro-posto-1-000-robot/
      Il che è davvero emblematico riguardo al tuo sarcasmo, di rado così fuori luogo.
      Perdonami, ma questo tuo atteggiamento in linea di principio è molto simile a quello tipico di chi non vuol vedere le politiche attuali del PD e continua a illudersi che si tratti del vecchio PCI, solo con la sigla cambiata.

      A completamento sottopongo all'attenzione tua e degli altri frequentatori del sito quest'altra lettura
      http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15431&mode=flat&order=0&thold=0
      Vi si spiega la sistematica sottovalutazione del tasso di disoccupazione. Persino negli USA che sarebbero al traino della ripresa mondiale, nei quali malgrado il QE, le politiche espansive e le guerre disseminate ovunque, che notoriamente sono unìimportante fonte di occupazione in quel paese, fonti indipendenti la calcolano al 24%.
      Figuriamoci allora come stanno messi gli altri.
      Se nel paese di cui si dice sia ormai uscito dalla crisi economica un quarto della forza lavoro sta in mezzo alla strada, quale potrà essere l'ammontare nei paesi dell'UE che ancora si trovano in piena recessione?
      Il valore ad essi corrispondente, una volta depurato delle forme di part time coatto e di tutte le altre che determinano l'impossibilità a condurre una vita dignitosa solo in base al proprio salario, il che vuol dire vivere dell'elemosina di qualcun altro, che siano parenti o amici non importa, comporta che ormai avere un vero lavoro, inteso nei termini costituzionali, sia nulla più di un privilegio.

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    6. Malgrado ciò, non solo ci rifiuta di osservare la situazione con ostinazione e pervicacia che voglio continuare a ritenere inspiegabili, ma addirittura si ritiene il caso di prendere in giro chi invece l'ha a cuore, in maniera neppure tanto velata.

      Da parte oltretutto di elementi che che hanno l'ambizione di restituire rappresentatività politica alle masse che sono state vilmente rinnegate dai partiti tradizionali della sinistra storica.
      Mi chiedo allora se davvero sia necessario tutto quello sbattimento, quando poi l'intenzione è semplicemente il dare rappresentanza ai fruitori di quello che, come abbiamo visto, da diritto costituzionalmente sancito è diventato un privilegio.
      Al riguardo trovo che le rumorose fuoriuscite dal PD fatte nel recente passato da alcuni elementi coinvolti in quel progetto politico siano state del tutto inutili, se non addirittura controproducenti.
      Dato che per la salvaguardia di determinati privilegi la forza elettorale di quel partito e gli spazi politici dei quali esso dispone avrebbero permesso di operare allo scopo in maniera ben più efficace e produttiva.
      Se invece quegli abbandoni sono stati il frutto di antipatie personali, ripicche nei confronti dei vertici ecc. ancora una volta vediamo che l'autoreferenzialità non è solo il denominatore comune della sinistra storica pervenuta a un fallimento penoso, ma anche delle formazioni che ne vorrebbero raccogliere l'eredità. E in quanto tali si accingono a ripeterne passo passo gli stessi identici errori. Con laggravante che forse in passato certe dinamiche non erano comprensibili o valutabili in tutta la loro portata. Ma oggi sono palesi e difronte ad esse non si trova meglio da fare che chiudersi gli occhi e prendere in giro chi insiste a farne notare la pervasività innegabile.

      Pazienza, vuol dire che ancora non è arrivato il momento che le masse pauperizzate possano contare su una forza politica atta a rappresentarle che sia adeguata ai tempi attuali, prima di tutto dal punto di vista concettuale e ideologico.
      Ne consegue che il repulisti che è necessario eseguire nel campo della sinistra per sbarazzarsi una volta e per tutte delle cariatidi che ci hanno portato alle condizioni attuali è ancora ben lungi dal vedere il suo doveroso compimento.

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    7. Piuttosto d'accordo con Clack. Il basic income, al di là delle disquisizioni teoriche, molto professorali e panciapieniste che vedo in giro sul suo supposto effetto di deflazione salariale, peraltro scongiurata dalla proposta di legge, che impone un reddito minimo per gli occupati, sarebbe comunque una misura costituzionale (articolo 38), doverosa visto l'attuale stato di necessità di tanta gente che non può aspettare e utile anche a cominciare ad affrontare il problema della diminuzione del lavoro dovuta alle tecnologie. Concordo anche sul fatto che secondo me dai fuoriusciti del Pd e dalle cariatidi della sinistra radicale non c'è da aspettarsi nulla di buono.

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  18. Ho una formazione piu che altro artistica e psicoanalítica, di economía so poco, anche se anni fa ho letto Marx e qualche altro durante un breve periodo di militanza. La crisi mi ha costretto a cercare. Volevo capire cosa stava succedendo. Il primo ad aprirmi gli occhi e (scusate sono in vacanza e in questo iPad non so do e sono gli accenti) stato Barnard, poi atravesó luí sono arrivata a Bagnai. Qualche tempo fa ho cercato di introdurre i Basic Incom in Goofinomics. Mi ha no attaccato brutalmente. Uno dopo l'altro. Parlando di dignidad del lavoro, Chi non lavora non mangia, etc. Bagnai addirittura intitolo un post: Il reddito della Gleba. Ho lasciato perdere. Avevo anche chiesto ingenuamente cosa pensasse delle proposte di Cobraf che mi sembravano sensate. Apriti cielo!

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    1. Carissima Dianade, anche da parte mia il più caloroso benvenuto!

      Visto che hai tirato in ballo il famigerato "Reddito della Gleba", che anche qui ha i suoi assertori, per giunta di un certo rilievo, voglio segnalarti quanto è stato pubblicato a suo tempo sulla pagina FB Er Ducetto de Pescara:

      Er ducetto ha decretato
      il sussidio non si dia!
      Il disoccupato servo
      della gleba vuol che sia

      Perché è tanto progressista
      soprattutto indipendente
      ed all'ordine dall'alto
      lui s'inchina deferente.

      Il mio invito è quello di visitare la pagina, anche se essendo agosto, come tutti gli abbienti del par suo, er ducetto se ne sta bello bello in vacanza.
      Pronto a tornare in attività rinfrancato dal riposo nel mese settembre.

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  19. Cara Dianade, benvenuta in questo spazio. Come avrai forse capito, anch'io sono un assertore del Basic Income. La tua presenza qui mi fa sentire meno solo riguardo all'argomento, che come vedi trova un'opposizione fortissima.
    Riguardo al basic income mi sembra di aver notato la mancanza di volontà anche da parte dei suoi assertori di andare a fondo dell'analisi riguardante le conseguenze, i meccanismi che avvierebbe e i suoi benefici. Se vorrai, sono pronto a parlarne.
    Per questi motivi spero che continuerai a frequentare questo spazio e a inviare i tuoi contributi.
    Grazie

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  20. un caloroso benvenuta a Dianade ! Lo dico incidentalmente anche a Clack: anch'io sono un deciso assertore del reddito di cittadinanza.

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    1. Mi fa davvero piacere, caro Gaspare. Almeno non sono più in una minoranza soverchiante... ;-)

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  21. Benvenuta anche da parte mia,sono molto scettico sul BI, ma benvenuta lo stesso.
    Ricordo la simpatia con cui costi accolta nel blog del tu amigo.

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  22. @ Fiorenzo

    tu scrivi: "il "metron" esiste, ed è l'obiettivo della piena occupazione iscritto nella nostra Costituzione."

    non è il mio "metron". Per tutta una serie di motivi:

    1) per le considerazioni sviluppate da Clack e che, in larga misura, condivido

    2 ) per considerazioni di analogia storica. Fino ad ora gli unico esempio raggiunto di piena occupazione lo dobbiamo all' esperimento sovietico e a quello nazista. E' un caso ? Mi preme anche sottolineare una cosa che di solito passa inosservata: nei favolosi 30 anni keynesiani l'occupazione era quasi esclusivamente maschile. Faccio anche notare che bisogna anche porsi il problema della qualità dell'occupazione ( lavoro sottopagato, vedi Usa ) , dell'utilità di questa occupazione ( lavoro parassitario: vedi cooperative sociali e forestali calabresi ) e di come i singoli accedano a questa occupazione ( vedi controllo partitocratico per accedere a posti nella pubblica amministrazione o in aziende economiche pubbliche ).

    3 ) Ultimo, ma, dal mio punto di vista più importante. E' vero che la nostra è una repubblica fondata sul lavoro e che il lavoro è un bisogno umano. Ma tu riduci il "lavoro" alla sua accezione capitalista di lavoro salariato produttore di merci. Esiste un lavoro che non produce merci ma valori d'uso: lavoro casalingo, di cura, volto all'autoconsumo, di autoformazione etc etc. Ebbene: la visione che vorrebbe l'essere umano tutto teso alla produzione di merci non solo non è la mia ma la considero intrinsecamente totalitaria. Ora, tu mi dirai che non è tua intenzione ridurlo a questo. Ti credo ovviamente, ma ti faccio notare che se tu crei inflazione ad libitum senza prevedere contemporaneamente un reddito di cittadinanza, rendi tremendamente più difficile la vita a chi vorrebbe legittimamente dedicarsi parzialmente ad altro che non al lavoro salariato: studenti poveri, famiglie in cui si decide che a lavorare sia un solo genitore etc etc.

    Infine, quando tu dici che con una elevata disoccupazione potrebbe essere necessario spendere in un anno in deficit fino al 15 % del pil, non stai in fondo dicendo altro che questo: datemi il potere e io, se lo riterrò necessario per ottenere la piena occupazione mi riservo di trasformare questo paese in un paese di socialismo realizzato. Scusa, Fiorenzo, con molta simpatia: è chiaro che in questo modo non si potrà mai andare oltre lo 0,01 %.

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  23. Caro Gaspare, se il tuo "metron" non è la piena occupazione allora non resta l'elemosina. Previa trattativa sui "numeretti".

    Ma siate sereni! Il vostro desiderio di essere schiavi sarà appagato.

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    1. Fiorenzo, hai riflettuto sul fatto che se tu fossi "pienamente occupato" non potresti dedicarti alla tua casa di campagna né fare politica ? Ma poi "pienamente occupati" a far cosa ? Mi sembra che in questa tensione verso la "piena occupazione" ci sia un curioso capovolgimento tra i mezzi e i fini. Essere "pienamente occupato" a produrre qualcosa di vendibile non è mai stato il desiderio di nessun uomo, non è un desiderio propriamente umano. Al massimo può essere un mezzo, non uno scopo.

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    2. Senti Gaspare, chiariamo qualche punto. Almeno per come la vedo io, poi se tu la vedi diversamente sono affari tuoi.

      1) se tizio si può permettere di vivere facendo quel che gli piace, ciò vuol dire che che qualcun altro spala merda, o ha spalato merda, per lui
      2) ne segue che non si può pretendere di organizzare la società in modo che tutti facciano quel che gli piace e nessuno spala merda
      3) logica e senso di giustizia vorrebbero che chi spala merda guadagni di più, e chi vuole fare quel che gli piace debba chiedere l'elemosina (se qualcuno gliela fa)
      4) poiché l'organizzazione sociale non può spingersi fino al punto di valutare il merito e il demerito di ogni singolo cittadino, è ovvio che si deve lavorare sugli aggregati
      5) il che significa offrire opportunità a tutti, alias piena occupazione, quella che c'era in Italia fino alla fine degli anni 60 e, sostanzialmente, ancora fino alla prima metà degli anni 70, quando molti si iscrivevano alle liste di collocamento ma, siccome le famiglie stavano un po' meglio, rifiutavano i lavori che non gli piacevano. Alias: qualcuno aveva già spalato merda al loro posto. Io ero uno di questi, perché godevo delle fatiche di mio padre e dei nonni.

      La favoletta che se uno studia filologia romanza perché quello gli piace e poi quegli studi si risolvono in un vantaggio per la collettività la vai a raccontare a qualcun altro. Anche perché, per quella che è la mia esperienza di vita, la maggior parte della ggente passerebbe il tempo a giocare a carte, altro che studiare o fare attività creative utili alla collettività! Magari tu la vedi diversamente, magari hai un'idea migliore degli uomini perché hai avuto esperienze positive. Io no. Io ogni cosa me la sono dovuta sudare, nessuno mi ha mai regalato niente e anche la famiglia, a ben pensarci, ha preteso da me più di quanto mi abbia dato. Quindi con questa favoletta mi ci netto le terga.

      Ti dico solo una cosa: quando ero un trentenne rifiutai per due volte l'assunzione alla Telecom per cui facevo consulenze come free lance. E sai perché? Perché come consulente, cioè come precario, guadagnavo il triplo. Oggi i precari guadagnano meno dei pochi a tempo indeterminato rimasti, e tra un po' saremo tutti precari. Io voglio la piena occupazione, l'elemosina non la voglio da nessuno e, piuttosto che accettarla, vado a rapinare banche.

      Tanto ti dovevo e tanto ti ho dato. Siamo pari. Saluti e baci.

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    3. Scusa Fiorenzo, ma temo che il malessere profondo causato dalla moneta unica, e dagli obiettivi che per il suo tramite si sono voluti raggiungere, abbia portato ad attribuire con una certa frequenza contorni leggendari decisamente esagerati all'epoca antecedente il liberismo
      Un po' come accadeva in 1984, nel quale molti favoleggiavano dell'era precedente all'imporsi dell'Ingsoc.

      In Italia la piena occupazione non è mai esistita. Diciamolo, una volta e per tutte. Non solo perché in questo paese il lavoro si è trovato sempre e solo per parentele, raccomandazioni e cooptazione, tranne pochi casi fortunati. E poi perché la piena occupazione è una sorta di miraggio. Del quale spesso e volentieri si abusa, specie in questo periodo, con presupposti e finalità che personalmente non condivido assolutamente.

      Quanto al discorso dell'inesistenza dei robot e delle conseguenze comportate dalla loro introduzione nel sistema di produzione industriale, un ingegnere come te dovrebbe sapere che fin dalla seconda metà degli anni 70 la Comau, di proprietà Fiat, era all'avanguardia nel settore.

      Le rivendicazioni che portarono infine alla marcia dei quarantamila, ovvero la dimostrazione già all'epoca della vera indole e della funzione dei sindacati, erano dovute proprio alle notizie inerenti la loro introduzione nel ciclo di produzione.
      Dunque i lavoratori sapevano benissimo già allora quello che il politico di oggi ancora persiste a non voler vedere. E proprio in questo modo ha prodotto le condizioni attuali, credendo oltretutto di poterne schivare le responsabilità.
      Infatti quei robot hanno causato non solo licenziamenti di massa da cui la diminuzione drastica del numero degli occupati in Fiat, poi resa ancora più profonda da altre cause ben note, ma anche un aumento della produttività pro capite del 500% da fine anni 70 a oggi, alla quale è corrisposto per sovrappiù un netto calo del potere d'acquisto dei salari.

      Stando le cose in questo modo, temo sia alquanto difficile sostenere che chi non vuole vedere certe cose non assuma una posizione filo-padronale.

      Infine, parlare di elemosina a persone che sono state deliberatamente escluse dal mondo del lavoro, non di rado dopo essere state sfruttate a fondo e spesso da personaggi che spergiuravano di essere tanto progressisti, è un insulto che per conto mio nessuno si può permettere di pronunciare.
      Oltre a fare il pari con il Sussidio della Gleba, e quindi a porre chi si riduce a dire cose del genere sullo stesso piano del gatekeeper soggiogato dalla propria ambizione sfrenata che lo porta a pubblicare cose del cui significato non rende neppure più conto, denota una totale incomprensione per la realtà del mondo attuale.
      In merito alla produzione di ricchezza, alla necessità di una sua redistribuzione meno ingiusta, anche in relazione ai costi della vita odierni nel mondo occidentale e al diritto a un'esistenza dignitosa.
      Ma soprattutto dimostra che non si è capita neppure la necessità oggi impellente che progresso tecnologico e progresso sociale vadano di pari passo.
      Pena, l'instaurazione di un modello neofeudale, rispetto al quale il politico minimamente progressista si ritiene che dovrebbe porsi in totale contrasto e quindi combatterlo come la peste.

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    4. Senti clack, se vuoi sostenere che in Italia non c'è mai stato il regno di Utopia, allora hai ragione. Però io ricordo che quando ero bimbo, e poi ancora quando ero adolescente, i più grandi dicevano che se uno voleva lavorare gli bastava prendere il treno e scendere alla stazione Termini, e prima di uscirne qualcuno gli aveva offerto un lavoro. La disoccupazione era al 3/4%, praticamente una disoccupazione frizionale. Una situazione, se mi concedi, lievemente più avanzata rispetto a quella attuale.

      Comunque qui il problema non è quello di "disegnare" gli scenari migliori, ma di risollevarci dalla merda, tenendo bene a mente che tutto ciò che si potrà ottenere sarà il frutto di un duro scontro politico. Cioè un brutale scontro di interessi concreti, nel quale sono coinvolti tutti i ceti sociali, da quelli disperati fino ai più ricchi, passando per quelli che se la passano benino, bene e benone. Ebbene, vedere che ci si attarda sulla richiesta di un'elemosina, con una disoccupazione reale che supera il 20% mi fa incazzare come una biscia. Io potrei capire la richiesta di un reddito di cittadinanza con una disoccupazione al 4%, cioè in una situazione in cui l'output reale sia vicino a quello potenziale, ma avanzare ADESSO queste proposte mi fa davvero disperare.

      ADESSO la battaglia non è, non può essere, quella del reddito di cittadinanza et similia, sarebbe una resa. ADESSO la battaglia è quella di ricostruire le condizioni per avere un output reale molto più vicino a quello potenziale, e ciò significa liberarsi delle disfunzionalità intenzionalmente costruite, dall'euro alla libera circolazione, cioè uscire dalla gabbia dei trattati europei.

      Quanto alla questione dell'automazione, e visto che tiri sempre fuori 'sta cazzo de storia che io sono un ingegnere, allora beccati questa mia opinione: sono deliri, letteralmente deliri, di chi della tecnologia conosce quello che ha appreso leggendo romanzetti di fantascienza. Solo che, per leggere i miei argomenti su ciò, dovrai avere pazienza. Dunque aspetta. Prima devo finire di ristrutturare la mia casetta di campagna. Ma stai sicuro, non mancherò di occuparmene, anche perché a causa di questa cosa mi sono giocato una cara amicizia. Però le stronzate sono stronzate, e punto e basta!

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    5. Mi sembrava di essere stato chiaro.
      Però l'uscirsene con "ai miei tempi gli anziani dicevano:::" sinceramente non mi sembra il caso.
      La tua generazione ha avuto di sicuro meno problemi della mia e comunque si, il lavoro si trova. Se lavori gratis o addirittura pagando lo trovi anche oggi, figurarsi.

      Probabilmente ho sopravvalutato le tue doti di ingegnere. Non è la prima volta che mi capita. Ne conosco uno, in ingegneria meccanica, Pisa 110 e lode, che è riuscito a piegare l'albero motore della sua Golf perché pretendeva di marciare sempre a 30 in quinta, volendo consumare meno.

      Però dire che la Comau sia non una fandonia ma addirittura un delirio è fare un grave torto alla realtà. Comau è stata per decenni all'avanguardia e chi lo nega non sa di cosa sta parlando, che sia ingegnere o netturbino. Tenendo presente che la mia simpatia va soprattutto a questi ultimi.
      Per una questione di coscienza di classe di cui temo l'ingegnere-tipo sia alquanto sprovvisto.
      Comunque se vuoi levarti la curiosità, basta scrivere su google automazione industriale e ti esce una caterva di risultati. Melfi, Cassino ecc. Gli Agnelli hanno fatto la Comau anche perché volevano togliersi dalle scatole i lavoratori scomodi. Quelli meglio preparati politicamente e appunto dotati di coscienza di classe, quindi più combattivi e che davano il cattivo esempio.

      Quanto al discorso del reddito garantito, temo tu stia facendo un'inversione delle priorità alquanto plateale.
      Se la disoccupazione è al 4% il reddito non mi serve a un piffero.
      Mi serve ora, che Renzi dice che la disoccupazione scende perché c'è la ripresa.
      E' noto peraltro che i dati sulla disoccupazione sono taroccati, perché l'opinione pubblica non deve sapere la verità e neppure il politico, dato che nel fondo della sua coscienza melmosa, oltrepassate le quattro dita di pelo fittissimo che la ricoprono, anch'essa potrebbe avere un sussulto.
      Meglio allora considerare la percentuale attiva della popolazione in età da lavoro, che non arriva al 50%.
      Tolto quel 2-3% di gente che la passa bene, il resto sta in mezzo alla strada e non ha manco i soldi per fare la spesa.
      Magari perché il pezzo di merda di padrone che si ritrova se n'è andato in vacanza fingendo di dimenticarsi di fargli l'accredito.
      Sono queste le condizioni dell'Italia di oggi, causate da gente cui per troppo tempo ho sentito fare discorsi non troppo lontani dai tuoi.
      Chi preso dalla barca, chi dal cottage in montagna, chi dal villino al mare, chi dalle donnine allegre con cui si trastulla.

      Basta.
      Una volta e per tutte.

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    6. Cavissimo Fvaioli,

      pevmettimi di congvatulavmi vivamente con te pev la tua pvesa di posizione viguavdo la misuva degenevata e inveveconda che si vovvebbe definive veddito di cittadinanza.
      Hai pvopvio vagione, mio cavo. Si tvatta di mendicanti scansafatiche. Spovchi negvi, stvaccioni che vogliono l'elemosina pev campave a sbafo del vicco e passave il tempo a mangiave pasta col pomodovo. Pvopvio come dice la cavissima madamin Fovnevo, luce dei miei occhi e di tutti i vevi gentiluomini di vango pavi al mio.
      Da tempo seguo i tuoi contvibuti e non avevo dubbi che fossi anche tu dalla nostva pavte.

      D'altvonde, mio cavo, come potvebbe il latifondista badave ai suoi possedimenti sconfinati e mettevli a fvutto senza la massa di schiavi abbandonata a sé stessa e ai suoi bisogni pvimovdiali?
      Chi coltivevebbe più le tevve, che finivebbevo in bveve a un tviste destino e non pvoduvvebbevo più il ben di Dio che, se l'Onnisciente ha attvibuito al nobile la pvimazia del suo godimento il motivo c'è eccome!
      Divevvebbevo in bveve un ammasso di stevpaglie incolte, stevili e non più in gvado di fovnive il flusso vitale di visovse che hanno attvibuito alle nostve casate l'affevmavsi della lovo supeviovità e la saggezza che pvoviene dalla lovo ascendenza millenavia.
      Chi mai avvebbe il divitto di pvivave del compiacimento che si pvova nell'affacciavsi al balcone e ossevvave le masse di bvaccianti e di bifolchi chine sul tevveno pev quel pezzo di pane che gli si concede ogni giovno nella nostva gvande magnanimità?
      Pev non pavlave delle bvaccianti, coi lovo lombi sodi e vigogliosi. Supvema è la voluttà di pvendevle a ghivibizzo dinnanzi ai maviti, che non osano neppuve guavdave nel timove di essere fvustati a sangue per il lovo avdive, imponendo il sacvo divitto della supeviove vivilità padvonale. Mentve esse, intanto che le si monta, continuano impevtevvite il lavovo senza sollevavsi di un millimetvo, pev dissimulave il non volev pevdeve neppuve un'oncia del piaceve supvemo che il destino ha voluto si elavgisse lovo.
      Ova tutto questo dovvebbe finive per le velleità e l'avdive sfvontato di quattvo spovchi viloluzionavi? Giammai!

      Continua così, mio cavissimo amico, e stai sicuvo che al momento oppovtuno ci si sapvà sdebitave nel modo più congvuo e con gvandissima genevosità, magari con una contea, pev i sevvigi che stai offvendo. Oltvetutto di tua sponte, quindi ancova più gvaditi da chi di doveve, che mi ha incavicato di salutavti e favti pevvenive la sua augusta e munifica benedizione.

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    7. Ma sei proprio tu, Gayberto De La Bagnarol, il nobilastro discendente di quell'Adalberto De La Bagnarol che l'armi italiche misero in rotta nella battaglia di Marino del 1379 contro i Bretoni? Il mio antenato, Lorenzo della Frajola, lo fece a pezzi e lo diede in pasto ai suoi cani.

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    8. Puvtvoppo devi avev fatto un bel po' di confusione, sai cavo?
      Tipico pev i plebei, che notoviamente quando si pavla di famiglie nobili non ci si vaccapezzano e oltve a fave degli sfondoni tevvibili dimostvano qual è il lovo vango.
      Da moviv dal videve, da moviv!

      Vedi, cavo, la nobilissima stivpe dei De La Bagnavol non ha evidentemente pvopvio nulla a che fave con i Da Bavbiano.
      Piuttosto questi Della Fvajola. Non visultano pvopvio nel Libvo d'Ovo della nobiltà, mio cavo..
      Ma siccome sembvi tanto convinto del fatto tuo, ho pauva che qualche tuo ascendente si sia fatto gabbave dai quei venditovi di stemmi avaldici inventati e di falsi titoli nobiliavi.
      Cosa non si favebbe pev tentave di sollevavsi dalla pietosa condizione del plebeo sevvo della gleba nevvevo?
      E pensave che ti mancava pvopvio poco pev aveve la tua bella contea.
      Figuvati che ho pevsino intevceduto pevsonalmente al viguavdo.
      Hai malamente spvecato la tua occasione e cvedo pvopvio che non se ne pvesentevà un'altva.
      Mi spiace tanto pev te, cavo.

      Al massimo questo Della Fvajola del quale vai favneticando avvà fatto movdeve qualche stvaccione suo pavi, ammesso che potesse aveve la possibilità di manteneve dei cani da guavdia, cosa di cui dubito.
      Ho idea invece che sia stato lui a esseve movso dai cani di qualche vevo nobile e pev la vevgogna vada vaccontando cevte fandonie.
      Lasciando stave tali quisquilie, in quanto plebeo davvevo non ti è concesso di pavlave a un nobile del mio pavi nel modo in cui hai fatto.
      Se non fossi tanto modevno e democvatico avvei già mandato i miei bvavi a davti la tua mevitata dose di fvustate a sangue, pev poi favti passave un paio di giovni alla gogna.
      Vimedio sempve salutave pev quelli che come te, cavo Fiovenzo, non sono neppuve capaci di stave nei vanghi che gli competono.

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    9. Gayberto De La Bagnarol, le vostre insolenti parole ci hanno strappato più di un sorriso. Tuttavia devo farvi notare che, almeno su una cosa, avete ragione: noi Principi della Frajola non abbiamo mai avuto cani da guardia, poiché alleviamo solo cani per la guerra.

      Infatti le arti del governo e della guerra, la prima per la felicità dei sudditi, l'altra portata a coloro che ci sono pari, sono le nostre predilette occupazioni; ben diversamente da quella nobiltà degenerata che, per condurre un'esistenza dissoluta e indegna del nome che porta, si è ridotta a cavar qualche picciolo dal volgo. Ma non temete, il vostro casato è troppo insignificante perché noi si possa pensare di assalirlo, sebbene siamo informati che, negli ultimi anni, avete notevolmente rimpinguato le vostre piccole proprietà.

      Continuate così. Tra qualche secolo i vostri discendenti avranno l'onore di essere condotti alla nostra presenza, naturalmente in ceppi, onde implorare la grazia, pagando un giusto riscatto, di aver salva la vita.

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    10. Vedo che le tue favneticazioni pvoseguono oltve ogni limite, mio cavo.
      Devono esseve le tvoppo abbondanti libagioni inguvgitate nel giovno pvecedente al dì di festa. Abitudine al gozzoviglio tipicamente plebea che navva delle tue giuste ovigini.
      Pavimenti plebeo è l'attaccamento al vile denavo di cui hai dato pvova.
      Stante la dimostvazione della tua palese incapacità di intendeve e di voleve, pev questa volta ti condono anche la seconda dose di fvustate che hai mevitato.
      Ulteviove testimonianza che la nobile casata dei De La Bagnavol è pev tvadizione di gvande magnanimità e apevtuva mentale, dunque compvensiva pev le intempevanze del popolino.
      Ma non ne appfvofittave.

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    11. Gayberto De La Bagnarol, il mio giullare è ormai prossimo alla pensione, e voi siete così divertente che mi piacerebbe offrirvi il suo posto. Pensateci, avreste l'onore di desinare alla mia tavola, e financo il piacere di prendervi gioco di me, come è costume di ogni Principe acconsentire ai lazzi del buffone di corte.

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    12. Vedo, mio cavo, che sei ancova in pveda agli effluvi dell'alcool, stante il tuo stvapavlave.
      Devi avev sbevazzato e tvacannato come una cistevna ievi seva, abitudine che pevaltvo si dice ti sia consueta.
      Ecco allova, mio cavo, un'altva diffevenza tva il plebeo e il vevo nobile: il plebeo, nelle sue gvadassate e nelle espvessioni della sua tuvpe villania, non sa qual è il limite oltve il quale è bene non andave.
      E più lo supeva, più diviene pveda dell'altevazione da cui si è lasciato pevvadeve, incapace com'è di teneve a fveno gl'istinti bestiali che sono la veva dimostvazione delle sue ovigini tvibali.
      Pvopvio come fai tu, mio cavo Fiovenzo.
      Ecco pevché non ti vendi conto che più insisti e più compvovi la tua misevabile condizione di plebeo, da cui non sei in gvado di visollvevavti, malgvado te ne sia stata offevta la possibilità.

      Non te la pvendeve, suvvia, non c'è nulla di male nel nasceve plebei. Almeno fino a che si accetta la pvopvia sovte e si vesta nei vanghi che essa ha assegnato.
      Ma pev quelli che vogliono sovvevtive le impevscvutabili leggi del cveato e si vovellano l'anima pvopvio come fai tu, la sovte che li attende è ben peggiove.
      Si condannano da sé stessi a esseve pveda della lovo accidia, che immancabilmente li povta a commetteve azioni scviteviate. Un tempo pev quelli che non solo avdissevo vivolgevsi in modo simile a un nobile, ma avessevo pevsino la sfvontatezza di millantave l'appavtenenza a un'illustve casata, e tu quanto a millantevie, mio cavo, sei davvevo tva i migliovi in cui mi sia imbattuto, la giusta sovte savebbe stata l'esseve incapvettati e poi gettati in una buia segveta, in attesa che il destino compisse la sua opeva.
      Ma oggi pevsino le signovie più vetvive non usano più cevti metodi. Già, pevché pev quanto possa dive o fave, gli atti e le pavole di uno stvaccione tali sono e tali vimangono.
      Sono giusto, come dite voi plebei? Ah, ecco, un vumove di fondo, pavi a quello di un insetto che duva pev un istante e poi si fa schiacciave dal pvimo insevviente che capita a tivo.
      Te l'ho detto, hai avuto la tua gvande occasione ma l'hai spvecata misevamente.
      Quindi, cavo, tovna puve tva i tuoi simili, ove potvai fav valeve le tue cialtvonevie e fovse tvovave pevsino chi cveda ad esse.
      Già, pevché come pensi che plebei, cafoni e bifolchi abbiano potuto sopvavviveve fino ad oggi? Con l'elemosina che la nobiltà elavgisce nella sua gvande genevosità a voi mendicanti, mio cavo, dimodoché possiate tenev dietvo alle vostve illusioni di esseve quel che non siete e savete mai.
      Pev le giuste e sacvosante vagioni che tu hai illustvato qui in modo davvevo supevbo.
      Bvavo.

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    13. Caro Gayberto, vi trovo lievemente ripetitivo per cui ritiro la mia offerta di assumervi come giullare: mi verreste assai presto a noia.

      Ciò detto, credo che la ragione di fondo del nostro dissidio sia da ricercarsi nel significato che voi ed io diamo al concetto di nobiltà. Per il casato della Frajola "nobiltà" significa questo, da cui si evince che essa ha origini profondamente repubblicane. Credo che la differenza dipenda dal fatto che voi appartenete a un casato di origini barbare, cioè da quelle genti che non si erano ancora sottratte all'oscurità dei boschi quando le genti latine e greche già costruivano magnifiche civiltà. Il "nobile", tra le genti latine, non era tale perché investito, da un'autorità trascendente, del potere di dominare il volgo, come sembra voi intendiate, bensì per il fatto di distinguersi in virtù dei servigi che ad esso forniva. Dunque, la nostra è una nobiltà di servizio, cioè di governo e guerriera. Niente a che vedere con la nobiltà barbarica che, approfittando di una lunga guerra civile interna al mondo latino, riuscì a conquistare il suo ruolo non tanto per meriti di governo o di difesa del volgo dalla malvagità dei prepotenti, bensì per ragioni opposte: la rapina, lo stupro, l'oppressione. In una parola la tirannia.

      Questa è l'origine del vostro sangue, Gayberto De La Bagnarol, come emerge con cristallina chiarezza dalle vostre volgari affermazioni secondo cui la nobiltà (quella che intendete voi) avrebbe il diritto di abusare del volgo, fino al punto di possederne le donne sotto lo sguardo terrorizzato dei mariti e dei padri.

      Siamo dunque nemici. Ed è questa la ragione per cui il mio avo fu così feroce con il vostro, facendolo a pezzi per darlo in pasto ai suoi cani. Né altrimenti crudele io sarò con voi, almeno finché non cambierete la vostra idea sul ruolo e sugli obblighi della nobiltà, di cui insozzate il nome. Anch'io sono pronto a farvi a pezzi, e così minuti da darli in pasto ai miei soriani.

      Vergognatevi, se avete ancora codesta facoltà! Voi dovreste essere al mio fianco, e a quello di tutti i nobili del mio rango che, nel nome di una santa alleanza tra nobiltà e volgo, combattono senza sosta gli adoratori del vitello d'oro, i grassi borghesi ai quali voi vi siete venduto nell'intento di ricavare da codesta sozza servitù quanto non avete la forza e il coraggio di conquistare con la lotta.

      Vi prego, rinsavite! Il vostro casato è nobile, sebbene non fino al punto di poter rivendicare origini romane, e il vostro dovere di nobile - quale che sia il modo con cui avete acquistato il rango - è quello di servire il volgo, non quello di schernirlo e abusarne. Rinsavite e, se non proprio fraterni amici, potremo almeno combattere fianco a fianco questa mala genia di mestatori - così numerosi anche in questo blog - al servizio degli adoratori del vitello, che ne confonde le idee con vane e sciocche promesse di una terra promessa.

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    14. Ossevvo con vaccapviccio, chi, da nobili ascendenze investito, si intvattiene oltve ogni vagionevole misuva a dialogave, si fa pev dive, con esponenti millantatovi del volgo.
      Vevgogna mi coglie, per tutte le stivpi pavi alla mia.
      Come si può, non solo concedevsi, ma anche solo immaginave di potev tvavve sangue dalle vape; essevi infeviovi che scimmiottano, non sapendo fav altvo, la loquela e l' alto vagionave del nobile.
      Vevgogna cui mai dovvebbe espovsi la stivpe eletta.
      Vevgogna!

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  24. Carísimi! Grazie per l'accoglienza! Cerchero di dare il mio contributo sul BI. Ma non adesso perche questo iPad che mi hanno prestato e spagnolo e mi corregge continuamente. Insomma e un tormento. Comunque vi seguo con molta attenzione. Non credo che in Italia ci siano molti posti con dibattiti di questo livello.

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    1. Non sono un esperto di ipad, ma sul mio smart nokia c'è la possibilità di cambiare la lingua della tastiera. Tendo a immaginare quindi che se smanetti un po' la trovi anche sul tuo. comunque inviare commenti via telefono è un impazzimento.

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  25. Intanto come introduzione consigliierei a quelli che non l'hanno ancora letto, il libro del genero di Marx, sapete quello sulla pigrizia.

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  26. Grazie clack, ma non sono una gran smanettatrice e poi dovrei Googlare abbastanza e qui c' e poca copertura e wifi errante.

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    1. Sono più che convinto che una tipa della tua simpatia non abbia nessuna difficoltà a reperire un cavaliere abbastanza esperto di cose tecniche da permetterle di postare commenti con minor fatica. ;-)

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  27. Clack mi fa molto píacere questa tua Insistenza. Vuoi dire che ti interessa veramente un mio commento.

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  28. Fiorenzo si incazza subito, ma come non dargli ragione da parte mia? bisogna conoscere l' animo umano, il mito del buon selvaggio è per l' appunto un mito; discendiamo da cacciatori/raccoglitori, di cui conserviamo l' istinto predatorio, solo da poche migliaia di anni siamo diventati stanziali grazie allo sviluppo della capacità di trarre sostentamento da ciò che offre la cura di un determinato territorio, condizione che ha dato origine al concetto geografico di città/nazione, sovranità ed altre sovrastrutture premarxiste.
    Per cui vi invito alla elasticità mentale, evitate di innammorarvi di ricette miracolose e di essere manichei, certo si puó avere delle convinzioni l' importante è non prenderle troppo sul serio e di non rendersene schiavi fino a negare l' evidenza.
    La politica non è solo fantasia tarpata da complotti, politica è anche amministrare e navigare nel mare della complessità.
    Perseguire un solo obiettivo, un solo ideale ha portato l' umanità verso tragici esperimenti totalitari che non potevano che fallire dopo esser costati indicibili sofferenze.
    La lotta di classe sostenuta durante il secolo scorso su identità geopolitiche ha avuto un vincitore e questo dovrebbe farci riflettere Fiorenzo, allo stesso tempo la corsa verso il liberismo sfrenato deve essere fermata. Il buon governo si fonda sulla ricerca di equilibri sostenibili ed a mio pare sulla diversità. Quello che manca oggi è proprio la mancanza di un diverso modello di progresso, di una alternativa non solo credibile, ma anche sufficientemente forte da poter resistere e porre freni al capitalismo ludopatico dilagante.
    Siamo orfani di qualcosa, ma anche gli orfani alla fine dovranno diventare padri e madri.

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    1. Appunto Ippolito, e le truppe sparse di una sconfitta epocale adesso disquisiscono di redditi di cittadinanza come se fossero una conquista, e non l'elemosina elargita agli sconfitti. Che devono restare in vita proprio per svolgere la loro funzione di esercito salariale di riserva. E naturalmente il lavoro non c'è per colpa dell'automazione, non del fatto che siamo diventati, per l'appunto, esercito salariale di riserva. Un incomprensibile, per me, rovesciamento delle cause e degli effetti.

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    2. É dal medio evo che si disquisisce di fine del lavoro dovuto al progresso tecnologico, da qualche parte ho anche letto che questo sia un progetto per spingere i derelitti verso la colonizzazione di Marte, non a caso detto il pianeta rosso.
      Cmq se le classi sociali che vivono prevalentemente del proprio lavoro, prima che salariati e piccola borghesia siano ricacciati in un redivivo tragico proletariato, non saranno in grado di proporre un modello sociale alternativo, saranno sostituite sul piano della ideologia politica da modelli potenzialmente teocratici.Non è un caso che i veri nemici ideologici del liberismo sfrenato oggi siano l' islamismo e la religione cattolica, non è un caso che Fassina, elaborato il lutto del fallimento del modello socialista citi sempre più spesso Papa Francesco.

      Ps: chiedo scusa di alcune sgrammaticature, col telefonino é dura rileggere il testo.

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    3. Proprio non ci vuoi stare, eh Fiorenzo?
      Se sconfitta c'è stata, credo sia davvero di pessimo gusto, per non dire altro, addossarne le colpe e farne carico a chi ne sta subendo tutte le conseguenze.
      A fronte di una classe politica di rinnegati che nella mia vita troppe volte ho sentito fare discorsi non troppo dissimili dai tuoi.
      E per essere sicuri di tirarsi ben bene dalla parte giusta, a quelle vittime gli si dà pure del mendicante.

      Davvero istruttivo.

      Coscienza di classe, dove sei?
      Che sia troppo occupata in altre questioni, troppo più importanti di quei quattro lazzaroni di mendicanti?
      Forse è per questo che non risponde.

      Quali saranno i destini delle classi subalterne se chi ha velleità di rappresentarle "ragiona" e si rapporta in modo simile?
      Ma quello che preoccupa seriamente è la testardaggine con cui ci si rifiuta di osservare la situazione reale. Al punto tale che non si sa più se definirla così oppure come vera e propria incapacità al riguardo.
      Tale e quale a quella degli stati maggiori degli eserciti coinvolti nella prima guerra mondiale, che tenevano le truppe ferme nelle trincee a farsi massacrare sotto il diluvio di ferro e fuoco prodotto da una tecnologia che avevano voluto ma che nel tragico anacronismo della loro mentalità erano incapaci di comprendere.
      Nel funzionamento e negli effetti.

      Se queste sono le premesse di chi ha velleità di rappresentanza politica, il massacro delle classi subalterne è assicurato.
      Al confronto quello che abbiamo passato in questi 13 anni di euro ci sembrerà un sogno di piacere.

      Banche, Confindustria, euro-entusiasti iperliberisti e sostenitori delle élite a vario titolo si stanno già sfregando le mani, scambiandosi grandi pacche sulle spalle.

      E poi, chissà come sono stati formati gli eserciti salariali di riserva.
      Che siano caduti dal cielo?
      Si, deve essere andata proprio così.

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    4. Scusa Clack se mi intrometto, una domanda:
      Il RdC è compatibile con l' euro?

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    5. Spero non ti dispiaccia se ti rispondo con un'altra domanda.
      Nella zona euro quanti sono i paesi che hanno il sostegno al reddito e quanti sono invece quelli che non lo hanno?
      Di qui la sua sostenibilità all'interno della moneta unica, al di là dei se e dei ma.

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    6. E aggiungo, da quanti anni, o meglio decenni l'Europa ci esorta a introdurlo?
      Però mentre per le misura di macelleria sociale il celochiedel'europa è legge divina, irrefutabile, da applicare alla lettera e con la massima celerità, per cose simili non vale mai.
      Curioso, vero?

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    7. E aggiungo ulteriormente, tra i paesi dell'eurozona quali sono i più in crisi, quelli che hanno il sostegno al reddito o quelli che non ce l'hanno?
      Il che fornisce una risposta implicita anche alla questioni dei suoi costi.
      Che guardacaso solo qui sarebbero talmente elevati da rendere inapplicabile tale misura..

      Il che a me suggerisce che siamo un paese tanto progressista che persino coloro i quali ritengono di essere i più progressisti di tutti stanno a destra di Von Hayek (e di Luttwak).

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    8. Termino ribadendo la mia posizione riguardo alla "elemosina".

      Attualmente la ricchezza prodotta è tale da permettere a tutti di vivere dignitosamente.
      Nessuno escluso.

      Si tratta di vedere se si ritiene giusto e necessario che tale ricchezza sia condivisa con un minimo di equità, ottenendo il risultato di sollevare masse enormi dal ricatto dell'esistenza, che poi è quello che ne permette la pratica abietta dello sfruttamento intensivo dalla nascita alla morte che tanto è cara al capitale, oppure che debba andare tutta allo 0,01% come avviene ora.

      Sono convinto che la modalità di risposta a questa domanda integri il reale posizionamento sullo scacchiere politico di ciascuno.

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    9. La mia non era una domanda polemica, era per capire.

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    10. Inoltre credo che ognuno abbia una sua interpretazione delle politiche di sostegno al reddito, si va da forme mascherate di indennità di disoccupazione a forme estreme di reddito minimo universale, e possono sorgere equivoci quando si discute genericamente di RdC.

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  29. Le truppe sparse di una sconfitta epocale, veramente, io non le vedo affatto tra i sostenitori del reddito di cittadinanza (il M5S) ma altrove! Aggiungo che non vedo perché contrapporre ritorno alla sovranità monetaria e reddito di cittadinanza. Il secondo serve per l'emergenza, la prima è l'obiettivo finale, con il susseguente aumento occupazionale. E il reddito di cittadinanza andrò mantenuto anche in una ritrovata realtà occupazionale. Davvero non vedo la ragione della contrapposizione.

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    1. Ti rispondo io, ed in questo mi distinguo da Fiorenzo, non sono contrario come strumento emergenziale, non può esser considerato come unica soluzione a tutti i mali e non è scevro di effetti collaterali e controindicazioni, non mi meraviglierei ad esempio che buona parte del RdC ritorni sfrondato allo stato per una esplosione delle ludopatie.

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    2. La ludopatia è cosa che attiene alla morale personale, non facciamo del proibizionismo. Comunque siamo d'accordo che non è la panacea... ci mancherebbe, ma secondo me è una misura che OGGi diviene fondamentale per tanta gente e potrebbe essere mantenuta anche in futuro.

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    3. Lo sai in quale categoria di persone è diffusissima la ludopatia?
      Per una volta voglio essere un po' complottista anche io:
      Lo sai che un farmaco per la cura del Parkinson e delle gambe senza riposo introdotto in commercio in italia contemporaneamente alla diffusione delle macchinette mangiasoldi ha come effetto collaterale la ludopatia?
      È il pramipexolo, leggetene gli effetti.

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    4. Non ho mai letto in nessun posto che il sostegno al reddito sia l'unica soluzione di tutti i mali.
      Permettimi di rilevare, caro Ippolito, che procedere per illazioni, oltretutto dallo scopo ben preciso, oltre a non essere il modo più corretto di procedere è rivelatore di intenzioni ben precise.
      Quelle che in genere sono originate dalla mancanza di argomenti spendibili pubblicamente riguardo a qualcosa che tuttavia si ritiene necessario delegittimare.
      Spero non sia il tuo caso.

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    5. Non è mia intenzione delegittimare, bisogna solo stare attenti e conoscere pregi e difetti di tutte le possibili forme di sostegno al reddito.

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    6. Ne prendo atto con sollievo.
      Il tuo discorso sulla ludopatia ha un che di ambiguo...

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    7. È un aspetto che conosco benissimo per motivi professionali, consiglio di non sottovalutarlo, tutto qui.

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    8. Sono talmente tante le proprietà della cannabis che si potrebbe usare come riferimento standard. O usarla come moneta del RdC in modo da consentire a nobili come Gayberto, che a dispetto del nome, ama i lombi delle mondine intente a raccogliere il sacro fusto, di mettere a frutto in modo consono i latifondi ora incolti.

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    9. In realtà basta un vaso sul balcone. Per questo è illegale.

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    10. È il mio sogno, ho ribadito più volte che l' area valutaria ottimale è quella individuale, un vaso come zecca.

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    11. Ippolito Grimaldi14 agosto 2015 12:22
      È un aspetto che conosco benissimo per motivi professionali, consiglio di non sottovalutarlo, tutto qui.

      Si, ma associarlo al sostegno al reddito mi pare uno di quei discorsi alla Lilli Gruber.

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    12. Vorrei farti notare che le attività finanziario speculative hanno molto di ludopatico, persone molto piú importanti di me nel dibattito parlano di finanza casinó.

      Elimina
  30. vabbè, ragazzi,si sa che noi maschietti tendiamo a vivere la politica con troppa passionalità, speriamo che Dianade resti con noi anche per introdurre un elemento di moderazione. Andiamo a letto ognuno con il proprio sogno, io sognerò di vivere beatamente alle spalle della società grazie al reddito di cittadinanza, Fiorenzo sognerà una enorme fabbrica con migliaia di operai disciplinati alla catena di montaggio. Dai Fiorenzo...si scherza ovviamente. Certo però che non sarebbe male avere un forum....

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    Risposte
    1. Sei ancora in Sicilia Gaspare?
      La Magna Grecia diffonde ancora saggezza?

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    2. sì, ancora per qualche settimana. Poi salirò di nuovo a Pisa per riprendere il lavoro. A presto.

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  31. cmq, non c'è scritto da nessuna parte che reddito di cittadinanza e politica industriale e del welfare siano incompatibili. Io li vedo come due facce della stessa medaglia. Come sarebbe assurdo pretendere che l'assegno di cittadinanza sia comparabile ad uno stipendio medio ( per me dovrebbe essere di circa un terzo ), allo stesso modo è, secondo me, sbagliato pretendere che lo scopo di una politica industriale debba essere la piena occupazione, astraendo dallo stato della tecnica e, soprattutto, senza fare almeno una ricognizione preventiva dei reali bisogni della società. E quest' ultima è, ancora una volta, una questione che non è possibile risolvere con criteri esclusivamente economicistici. Insomma, a me sembra che questa contrapposizione sia fuorviante e tutto sommato funzionale a chi detiene il potere. Proporrei di concentrarci su come finanziare eventualmente insieme e una politica industriale e una politica di welfare e un reddito di cittadinanza. Che poi era l'argomento iniziale della discussione tra me e Fiorenzo...

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  32. Ma Il diritto allá pigrizia di Paul Laforgue (il genero di Marx appunto) lo ha letto qualcuno? Si trova in Pdf, un pamphlet corto pieno di humor, divertente. Una lettura vacanziera. a. A Marx era piaciuto. Mi píacerebbe sApere cosa ne pensa Fiorenzo

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  33. Link?ma si trova in pdf, cioe gratis googlando Il diritto allá pigrizia Paul Laforgue pdf. Apri ed eco il libretto da leggere sotto l' ombrellone a ferragosto!

    RispondiElimina
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    1. Appunto, incuriosito dalla tua segnalazione ho googlato solo il titolo senza trovare nulla di scaricabile se non un pdf con le prime 30 pagine.
      Ora provo a seguire il tuo suggerimento inserendo anche l'autore.
      Buon ferragosto a tutti.

      Elimina
  34. lo sto leggendo, è un testo spassosissimo e anche molto istruttivo. Copincollo un brano in onore della nuova arrivata..:-)

    "Quel lavoro, che nel giugno del 1848 gli operai reclamavano
    con le armi in pugno, essi lo hanno imposto
    alle loro famiglie, consegnando ai baroni dell’industria
    le loro donne e i loro figli. Con le loro stesse mani
    hanno distrutto il focolare domestico e prosciugato il
    latte materno; le poverette, incinte e con i neonati al
    seno, hanno dovuto andare nelle miniere e nelle industrie
    a spaccarsi la schiena e logorarsi i nervi; con le
    loro stesse mani hanno spezzato la vita e il vigore dei
    loro figli. – Proletari, vergogna! Dove sono finite le comari
    di cui parlano le novelle e le fiabe antiche, dai discorsi
    coraggiosi, franche nel parlare, amanti della divina
    bottiglia? Dove sono quelle buontempone sempre
    a trottare, sempre a cucinare, sempre a cantare,
    sempre a seminare la vita generando gioia, partorendo
    senza soffrire dei piccoli sani e vigorosi?… Oggi le
    fanciulle e le donne dell’industria sono gracili fiori dai
    pallidi colori, dal sangue smorto, lo stomaco malandato
    e le membra languide!… Non hanno mai conosciuto..."

    e qui mi fermo perché il testo assume accenti un po' boccacceschi...

    RispondiElimina
  35. Comunicazione di servizio

    Vorrei segnalare all'attenzione di tutti il post Ho fatto arrabbiare Alberto Bagnai...

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    Risposte
    1. Mi sembra poco incline a dialogare con noi, chi è sto qui?

      Elimina
  36. Peter, questo link merita un post a parte. Si sta rendendo ridicolo a tutto il mondo con la boria da pallone gonfiato.

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  37. Purtroppo questi atteggiamenti fanno pagare un prezzo molto alto alla credibilità di tutto il fronte antieuro, tutto questo correre dietro a grafici rende parcellare e fuorvia il dibattito sulla sovranità, che é e deve tornare ad essere soprattutto un dibattito politico.

    RispondiElimina
  38. Vedo che vieni al mio discorso, Ippolito. Il discredito aumenta, possibile che lo semina sia sventato al punto da non rendersene conto?
    Il livello raggiunto nelle sue risposte al gestore del blog linkato è davvero preoccupante.
    Se dicessi che Bagnai ha palese e urgente bisogno di un lungo periodo di riposo, ma molto lungo, non credo che qualcuno avrebbe da ridire. Seguaci a parte, ovviamente.

    Diciamo poi che il post è meritevole soprattutto per i toni usati da Bagnai, ma il livello del blog è decisamente basso.
    Più che altro rasoterra.

    RispondiElimina
  39. Ricordo un bellissimo post di Bagnai in un momento particolarmente ispirato in cui faceva notare come ognuno di noi, in base alle sue esperienze di vita e lavorative, abbia una visione puntuale della realtà, per cui esistono interpretazioni econometriche, sociologiche, giuridiche, ingegneristiche, fisiatriche, idrauliche etc.della crisi europea.
    Purtroppo non riesce a recedere dall' illusione del primato dell' econometria, illusione che a volte lo espone al ridicolo, ridicolo che crede di poter evitare con le offese personali e la censura.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Effettivamente col passare del tempo riesce a dare di sé un'immagine sempre più bassa.
      Gli viene attribuita la dote del divulgatore, ma in tutta evidenza non possiede neppure quella.
      Il vero divulgatore è colui che con pazienza prende per mano anche il più incompetente e passo passo gli spiega il necessario con parole semplici e pacate.
      Coso è quanto di più lontano da tutto ciò.

      Torno a formulare il mio consiglio. Si è spremuto oltre le sue possibilità: un periodo di riposo particolarmente lungo è più che mai raccomandabile.

      Elimina
  40. Clack se metí Il diritto all'ozio anziche allá pigrizia, si trova piu facilmente il pdf.

    RispondiElimina
  41. Grazie Dianade, avevo fatto una nuova ricerca ma senza esito. Ora riprovo.

    RispondiElimina
  42. Spero di fare cosa gradita ai frequentatori del blog, pubblicando il link da cui scaricare "Il diritto all'ozio" di Paul Lafargue:

    http://www.fondowalterbinni.it/biblioteca/Lafargue.pdf

    Aggiungo il link a un altro libro, purtroppo molto meno "estivo" riguardo ai contenuti

    http://www.marxpedia.org/biblioteca/stato-e-rivoluzione/export_pdf

    Convinto sia utile a molti per migliorare la loro coscienza di classe e soprattutto riflettere a fondo sulla questione dell'opportunismo, tratteggiata nel testo con ampiezza di particolari.

    Ancora buon ferragosto a tutti.

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  43. continuando a leggere in libro di Lafargue devo modificare il mio giudizio troppo affrettato, tutto sommato mi sembra un testo più dannoso che utile. Magari, se ne riparla...

    RispondiElimina
  44. Risposte

    1. mah..ci sono alcune cose che non mi piacciono. La prima è il dileggio verso la religione. E' un atteggiamento soggettivamente legittimo ma ritengo che sia sbagliato e controproducente integrarlo in una critica anti-sistema che dovrebbe mirare ad ottenere quante più adesioni possibili. Magari sarà un atteggiamento storicamente comprensibile ma penso che ai nostri giorni il nemico non sia certo papa Francesco. La seconda cosa che non mi piace è la vena di sufficienza e di disprezzo nei confronti dei lavoratori che emerge tra le righe. I lavoratori sono generalmente vittime incolpevoli dell'eccesso di lavoro. La critica andava, secondo me, indirizzata in modo più mirato verso il ceto politico-intellettuale-sindacale che pretende da sempre di interpretare i "veri" interessi dei lavoratori. E' una storia che parte da lontano, che passa per Gramsci, e le cui propaggini non è difficile distinguere anche ai nostri giorni. La terza critica che muovo è quella a cui attribuisco più importanza. Io penso che il lavoro sia un bisogno dell'uomo e che non possa essere svalutato per principio come fa Lafargue. A dover essere criticato è il lavoro secondo l'accezione capitalistica, cioè il lavoro salariato non il lavoro tout court. Inoltre ciò che nel lavoro salariato va, a sua volta, criticato non è tanto la durata giornaliera ( anche se è ovviamente importante ) quanto, secondo me, il fatto che a decidere cosa produrre e in quali condizioni produrre sia sempre e solo il proprietario dei mezzi di produzione (sia esso il capitalista oppure lo stato ). E' un po' la questione che ponevo sopra a Fiorenzo. L'obiettivo della piena occupazione, come tutti gli obiettivi strettamente economici, è di per sé troppo astratto e si presta per forza di cose a infinite strumentalizzazioni. Che tutti lavorino è certamente una cosa auspicabile ma prima va posta la questione di cosa vogliamo che produca il lavoro che ci accingiamo a creare. Vogliamo che produca ( l'ordine è casuale ) più sicurezza, sanità, educazione, formazione, armi, elettrodomestici, macchine agricole, panettoni ? Insomma, bisogna, in primo luogo ( e anche prima di aver accesso alla stampante della carta-moneta) , fare una ricognizione dei bisogni sociali che si considerano prioritari. E se poi si scopre che per soddisfare questi bisogni sociali prioritari non occorre aumentare più di tanto le ore lavorate complessive, ma che magari basterebbe distribuire meglio il lavoro che già c'è, non vedo ragione per incaponirsi a raggiungere un obiettivo astratto come la piena occupazione. Che poi, chi l'ha deciso che la piena occupazione significa lavorare tutti 8 ore ? Non potrebbe significare lavorare tutti 7 ore ? Naturalmente sono disposto a modificare in qualunque momento il mio giudizio sul libro di Lafargue che, in fondo, forse si proponeva più che altro come opera di satira. Sono rimasto stupito, però, nell'apprendere che ha avuto un numero di edizioni secondo solo al Manifesto del partito comunista. Insomma, sarebbe la seconda opera "comunista" più letta di sempre. E' una cosa che fa riflettere.

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    2. Quando Lafargue parla di smania di lavorare credo si tratti di sarcasmo. Non credo disprezzasse i lavoratori. Quando critica il lavoro si referísce al lavoro salariale, penso. La crítica al religiosi cattolici sacrosanta. secondo me Il diritto all'ozio non fa dan no a nessuno, anzi lo considero attuale, utile e liberatorio. Grazie comunque per aver rispost o. Mi piacerebbe anche sapere perche clack ha aggiunto il link a Lenin.

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    3. Semplice consiglio di lettura.
      Le motivazioni sono tutte quelle elencate sotto il link.

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    4. Si ma c'e una intenzione. O no?

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    5. Certamente, quella di sottoporre all'attenzione dei frequentatori del blog un libro che potrebbero non aver letto e contiene una serie di concetti fondamentali per la consapevolezza e il bagaglio ideologico. I quali oggi si finisce troppo spesso con il trascurare, proprio per lo stare troppo dietro alle questioni di tipo economico.

      A parte questo, se devo dire qualcosa utilizzo metodi molto più diretti. Se dai un'occhiata ai post precedenti penso che te ne potrai rendere conto. ;-)

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    6. Ho capito, grazie. Avevo pensato che volessi contrapporre la serieta e pesantez a di Lenin all'ironia e spirito libertario di Laforgue. Ad ogni modo mi piacerebbe molto sapere cosa pensi di Il diritto all'ozio. Poi quando potro diro la mia sul Basic Incom. Non intervengo su Bagnai perche mi interessa il lungo periodo. La strategia. Il modelo di sociedad verso cui andare, da prefigurare. Ok recuperiamo la sovranita. Condicio sine qua non, pero dopo?

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    7. Assolutamentte no. Le due letture sono cose distinte e separate, anche se alla fine rientrano nello stesso filone ideologico.
      Del resto avevo premesso che purtroppo quella proposta da me è lettura tutt'altro che leggera.

      Quanto al tuo quesito hai perfettamente centrato il punto e colto uno tra i punti deboli di Bagnai.
      Lui del dopo non intende assolutamente parlare. Il suo universo si ferma al no-euro si-euro. E dagli ultimi sviluppi è possibile che tra un po' non sia più nemmeno sicuro di quale delle due opzioni prediliga.

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    8. Riguardo al diritto all'ozio lo ritengo sacrosanto. Obbligare le persone a esaurire le proprie energie psico fisiche sul posto di lavoro è il miglior sistema di controllo politico e ideologico, e di arresto del progresso sociale e valoriale. E proprio l'arresto del progresso è il sistema migliore per il mantenimento del potere. Orwell lo spiega benissimo.

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    9. Il diritto all'ozio, mi riferivo al librol di Laforgue. Mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensi. Credi anche tu che sia dannoso?

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    10. Certamente, lo avevo capito Il libro lo devo ancora cominciare e intanto ti ho dato il mio parere preliminare.

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  45. Gaspare sul fatto che bisogna stabilire cosa produrre sono d'accordo. A ognuno secondo i suoi bisogni e ognuno secondo le sue possibilita.

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