sabato 23 maggio 2015

La socialdemocrazia pariolina

Nel leggere l' intervista al Profeta nonché Highlander pubblicata ieri dal sito Sputnik sorge spontanea una prima domanda :  perché per il Nostro la proposta del reddito di cittadinanza del M5S  è "un'operazione demagogica e squallida dal punto di vista politico"  mentre la Flat Tax della Lega non lo è ?

Poi sorge spontanea una seconda domanda :   perché per il Nostro il reddito di cittadinanza è una specie di mancia per tenere buono il popolo mentre l'assunzione di forestali calabresi nullafacenti va considerata come un'operazione virtuosa che stimola il PIL ?

Poi sorge spontanea la terza domanda : perché il Nostro, per stigmatizzare la proposta del reddito di cittadinanza, rimanda a quella parte della nostra Costituzione che attribuisce il diritto al lavoro dimenticandosi  di quella parte che attribuisce il diritto alla dignità (art. 3 :  Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale ecc. ecc. ) ?  Consentire una vita sociale dignitosa ai più deboli è contro la Costituzione ?


E poi sorge spontanea la quarta domanda, la più importante  : quando il Nostro propugna un'economia "di orientamento social democratico"  che tipo di socialdemocrazia ha in mente ? Detassare i patrimoni ( la ricchezza) per tassare i redditi (il lavoro)* e disapprovare il reddito di cittadinanza o un reddito di sostegno per le fasce sociali deboli è una forma di socialdemocrazia rossobruna ?


«Riportare la tassazione dal patrimonio al reddito».  Alberto Bagnai,  12/02/2015



33 commenti:

  1. Manca una domanda fondamentale. Perché ci si dimentica così facilmente di passare alla storia, pur di passare all'incasso?

    p.s. ma tu, Yanez, come ti chiami veramente? Lo sai che la mia religione mi impedisce di avere contatti impuri con gli anonimi? Te lo dico qui ed ora: o diventi una figura pubblicamente riconoscibile... oppure non te la prendere se, commentando sul mio blog, ti sbatto nello spam. Statte buone.

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  2. Fiorenzo,
    potrei dirti che mi chiamo Peter Yanez per davvero oppure potrei dirti che mi chiamo Lapi Dario, cosa cambierebbe ? Ti devo mandare per fax la fotocopia della mia carta d'identità per poter commentare sul tuo blog ? OK, te la mando ( ma potrebbe essere la carta d'identità di mio nipote o di mio zio) .

    Per farla breve, la mia identità non è verificabile e non è rilevante mentre è rilevante stabilire se quello che scrivo è credibile o inattendibile, vero o falso.

    Comunque qui puoi continuare a commentare liberamente.

    P.S. Non ho risposto alla domanda che mi hai fatto l'altro giorno perché il Pecchioli, su Twitter, mi aveva annunciato una replica (che per ora non è arrivata).
    Comunque sulla questione scriverò un post e quindi ne riparleremo.

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    1. Tu scrivi nome cognome e città, e dichiara formalmente di essere quella persona là. Se menti, il giorno che viene fuori sei abbastanza screditato da non poter più fare la santarellina.

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    2. Constato che in Italia si dichiara più facilmente di essere omosessuali che non la vera identità come commentatori di cose politiche! Mes cojons!

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    3. Fiorenzo, stai usando con me la stessa "tattica" che hai usato con Ars Longa. Ricordi ? Anche in quel caso sollevasti il sospetto che Ars Longa potesse essere lo stesso Bagnai ("non escludo che possa addirittura trattarsi di un false flag, dietro al quale potrebbe nascondersi, ola ola ola, quel buontempone di Goofy ") e nello stesso tempo predicavi "l'opportunità di NON considerarlo come un interlocutore politico fino a quando la sua identità non sarà nota."

      Beh, codesta "tattica" di delegittimazione con me non funziona. Se vuoi entrare nel merito delle questioni, puoi farlo quando vuoi, io continuo per la mia strada.

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    4. Ma certo che puoi continuare sulla tua strada, ed io di tanto in tanto, quando mi andrà, verrò qui a scrivere due righe. Però, sul mio blog, non potrai più commentare. Sarò libero di fare come mi pare, sul mio blog, o no?

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    5. Col Pecchioli che si fa ? Gli rispondo sul tuo blog ?

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  3. Credo che L'RdC abbia innanzitutto valenza di strumento di recupero della dignità per molte persone, vittime della macelleria sociale odierna. Tanto deprecata dai teorici più in vista del movimento sovranista, ma solo fino a che c'è da farsi belli con determinati argomenti nei confronti dei creduli seguaci. Infatti quando occorrono elementi concreti che permettano di passare alla pratica, diventano improvvisamente sordi da quell'orecchio. In questo ricordano molto da vicino l'atteggiamento tipico dei notabili picisti o piddini che essi dicono di detestare, ricalcandone però le gesta peggiori. O meglio iniziano a dire cose stranamente simili ai loro avversari di casta bocconiani. Come il Rinaldi che dice testualmente: "Se alle persone dai l'elemosina stanno tutto il giorno a zonzo e si disabituano a lavorare".
    Ora il riferimento all'elemosina trova un nuovo esempio nella prosa der ducetto, che così dimostra anche lui di ritenere le vittime della macelleria sociale tanto stigmatizzata degli accattoni..
    Al riguardo, questi grandi economisti sedicenti keynesiani sono talmente presi dall'urgenza di delegittimare l'RdC da tralasciare accuratamente le basi della loro dottrina, ovvero che trattandosi di spesa pubblica dello Stato, l'RdC è caratterizzato dal moltiplicatore keynesiano. E siccome comporta una redistribuzione destinata a fasce sociali che ne rispenderebbero le somme così percepite in pratica per la totalità, risulterebbe enormemente più efficace della spesa pubblica di tipo tradizionale, che favorisce soprattutto le clientele e i comitati di affari che si trovano nella posizione giusta per intercettarla, le quali tendono più che altro ad accumularla capitalisticamente e a reinvestirla sui mercati finanziari, senza beneficio o quasi per l'economia reale.
    Eppure i grandi professori non perdono occasione per magnificare le doti di quest'ultima.
    Valenza secondaria dell'RdC, e forse ancora più importante nella fase attuale, è proprio quella di fare da spartiacque affidabile tra chi è in buona fede e chi da brava chiromante tenta di approfittare delle condizioni di disagio di tante persone. Sfruttandole cinicamente e arrampicandosi sulle loro spalle per acquisire posizioni di visibilità maggiore, dalle quali poter dare battaglia agli avversari di casta bocconiani, con lo scopo di conquistare le poltrone e le cariche che detengono, oltre ai denari che ne derivano.
    Ecco allora che è la realtà stessa a dimostrare che nel momento in cui si va al sodo i "sovranisti" diventano perfettamente intercambiabili con i bocconiani. E che le differenziazioni ideologiche tra le due fazioni sono un mero pretesto, che serve esclusivamente ai primi per differenziarsi dai loro avversari, dato che in mancanza neppure loro riuscirebbero a capire da che parte stanno.

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    1. scusa Leo ma se in un mercato ci sono 4 mele, anche se dai più soldi a tutti sempre 4 mele rimangono, attenzione a non confondere la res col symbolum, la vera ricchezza sono le 4 mele.

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    2. Ippolito, tu parli spesso di MMT. Quindi penso conosca il significato di moneta FIAT.

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    4. E comunque la condizione attuale non è quella in cui si verifica carenza di mele. dii quelle ve ne sono in grande abbondanza.
      E' che sempre meno persone hanno soldi per pagarle, grazie alla reiterazione delle politiche atte ad ampliare la forbice tra un numero sempre più esiguo di super ricchi e il resto della popolazione, la cui stragrande maggioranza è enormemente impoverita. E così finiscono con il marcire sul banco del fruttivendolo. Dimodoché tra un po' la ricchezza complessiva del mercato non sarà più di quattro mele, ma di quattro mucchi imputriditi di vermi.

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    5. La.dignità all' uomo la da la possibilità di lavorare per sostentare in autonomia se e la sua famiglia, detto ciò non sono contrario al RdC come misura emergenziale, piuttosto cheil QE di draghi meglio il RdC.

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    7. Esatto. Al di là di questo si pone la questione della praticabilità e dei costi dell'attuazione della piena occupazione nei confronti dell'RdC.
      Senza arrivare all'estremo dei forestali, che al limite potrebbero essere loro stessi a dare fuoco ai boschi per giustificare la loro presenza in ruolo, c'è un noto e stimato pensatore come Jeremy Rifkin che ha pubblicato da tempo un libro ancora più famoso: "La fine del lavoro".
      Oggi gran parte del lavoro è svolto dalle macchine: mentre sollevano l'uomo dalle funzioni più gravose, sfiancanti e spesso nocive per la sua salute, creano un problema di redistribuzione della ricchezza, che nelle condizioni attuali viene convogliata quasi esclusivamente su chi può permettersi gli investimenti necessari al loro acquisto e messa in funzione.
      C'è poi l'evoluzione tecnologica che rende obsolete molte delle funzioni svolte in passato dall'uomo.
      Al di là della discussione in corso su questo spazio, a tali questioni gli assertori a oltranza della piena occupazione, che resta un obiettivo condivisibile nei confronti della disoccupazione di massa a fini di abbattimento del costo del lavoro, evitano sistematicamente di fare riferimento nelle loro prese di posizione. Il che depone ulteriormente riguardo alla loro credibilità.
      Inoltre costoro si limitano all'apologia della piena occupazione, ma guardacaso senza mai menzionare le modalità e soprattutto la tempistica con cui sarebbe possibile la sua attuazione concreta.
      Al riguardo è il loro stesso atteggiamento a far pensare che non siano in grado di mettere sul tavolo null'altro dell'abusato, e anacronistico, scavare buche per poi ricoprirle.
      A mio modo di vedere ci si ostina a non considerare un elemento, che per me è fondamentale.
      Al progresso tecnologico e dei modi di produzione deve corrispondere necessariamente il progresso sociale.
      In caso contrario si procede sempre più verso un ordinamento di tipo feudale, come la realtà odierna dimostra a chiunque lo voglia vedere.

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    8. Leo, tu davvero credi quindi che sia meglio dare un tanto al mese a qualcuno per ripagarlo del fatto che una macchina gli ruba il lavoro, che dargli una certa somma perchè egli compia un lavoro e quindi svolga una funzione considerata essenziale per la società?
      A me pare al contrario che la vera dignità una persona la possa acquisire soltanto se ha questo riconoscimento sociale, lavorare o qualche altra attività che venga generalmente riconosciuta come avente una valenza sociale.
      Pertanto, non riesco proprio a capire che genere di progresso sociale possa considerarsi il fatto che il progresso tecnologico renda il lavoro umano sempre meno necessario. Forse potresti essere più esplicito, spero che tu non intenda dire che il massimo per un uomo è non avere bisogno di lavorare, come se l'ozio possa considerarsi l'obiettivo massimo dell'umanità.
      Bene, se conveniamo che sia preferibile continuare ad avere una società in cui la gente lavori, rimane il problema di come ottenere questo risultato.
      E su questo, convengo che in una società di mercato come la nostra, il problema è davvero grosso. Se noi adottiamo come meccanismo economico fondamentale la concorrenza per abbassare il più possibile il costo di produzione, è chiaro che la prima vittima di questo stesso meccanismo è costituito dall'occupazione, ridurre ad ogni costo gli stipendi da pagare diventa un imperativo prioritario per un'azienda.
      L'unica cosa che si può fare nella società della concorrenza globale è quella di ripartire il lavoro esistente su tutti, riducendo il tempo di lavoro, e questo credo che si possa attuare anche nella situazione attuale.
      Il punto fondamentale rimane tuttavia il meccanismo stesso della concorrenza esasperata a livello globale, ed è solo intervendo su questo punto che si può davvero attuare una differente politica economica. Tutto ciò comporta il pieno ripristino delle sovranità nazionali che quindi non significa esclusivamente la svoranità nazionale, ma ciò implica una vera e propria rivoluzione innazitutto culturale.
      Tutto ciò detto, io non ho nulla contro l'introduzione del RdC, purchè sia chiaro che si tratta di una misura di emergenza e che quindi non costituisce una vera soluzione.

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    9. Leo, è vero che di mele ce ne è in abbondanza, ma anche di lavori da svolgere in questo paese ce ne è tanti da fare: tutela del territorio e patrimonio artistico e naturalistico, accudimento delle persone, corretta raccolta, smaltimento e riuso/riciclo dei rifiuti etc.

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    10. Vincenzo, temo che la tua visione del problema sia purtroppo gravata da grosse limitazioni di ordine culturale.
      Primo, l'RdC non deve ripagare nessuno dal fatto che una macchina gli ha rubato il lavoro.
      Per la prima volta nella storia, siamo nelle condizioni di produrre ricchezza sufficiente a far vivere tutti in maniera dignitosa, senza che si sia costretti a ridurre una parte dell'umanità in condizioni semi-schiavistiche o di schiavitù completa, o che a causa delle condizioni di lavoro debba barattare la sopravvivenza propria e dei propri congiunti con la propria salute.
      Il che significa, per la prima volta, essere nelle condizioni di non dover sottostare al ricatto dell'esistenza.
      Il problema sta nelle modalità redistributive della ricchezza prodotta dalla macchina. Ecco perché il progresso sociale, che non ha nulla a che vedere con quello tecnologico deve necessariamente andare di pari passo a quest'ultimo.
      Dunque non è questione di cosa ruba il lavoro a chi, ma di dignità.
      Se non ritieni che ciascun individuo abbia pieno diritto a un'esistenza dignitosa senza clausole di sorta temo ti debba fare qualche domanda riguardo alla considerazione che nutri nei confronti dei tuoi simili.
      Il riconoscimento sociale non ha nulla a che vedere con il lavoro, ovvero se si accetta un ordine gerarchico che comporta il prendere ordini da qualcuno che probabilmente è meno capace e più ignorante, e l'impartirli ad altri, ma riguarda il comportamento dell'individuo e l'etica che lo guida.
      Quindi il ridurre l'essenza di una persona alla sua disponibilità ad assoggettarsi a un ordine gerarchico e all'inventario di ciò che produce materialmente è un'idea falsa e anacronistica, succube del diktat produttivistico di stampo capitalista, dalla valenza micidiale nei confronti dell'ambiente, al quale non si hanno gli strumenti, prima di tutto culturali, per contrapporre ad esso un'alternativa.
      Il che ci riporta dritti nel recinto dell'isteria bocconiana.
      Quanto appena detto è testimoniato dal fatto che tu nel tuo commento confonda il progresso sociale con quello tecnologico, che oltre a non avere nulla a che fare l'uno con l'altro, spesso sono del tutto antitetici. Come proprio la situazione attuale dimostra a chi abbia le capacità di osservare ciò che lo circonda.
      Le limitazioni culturali che causano posizioni del genere trovano un'ulteriore conferma dal fatto che tu associ direttamente il non lavorare con l'ozio. Ricadendo ancora una volta nel paradigma tipico del paraocchi bocconiano.
      Il lavoro, soprattutto come lo si intende al giorno d'oggi, ovvero con tutto il bagaglio di efficientismo e del resto dell'ideologia liberista che permea o meglio ottenebra le menti di molti, non nobilita l'uomo, bensì lo abbrutisce. Oltre a distruggerlo fisicamente e quel che è peggio distruggere l'ambiente.
      Se pensi che essere liberati dalla schiavitù di un orario e un'occupazione fissa significhi oziare, vuol dire purtroppo che tu in tali condizioni quello faresti e non altro.
      Cosa della quale peraltro ritengo tu debba essere libero nonché unico arbitro, dato che se tale è la tua natura non si vede perché alcuno possa ritenersi in diritto di giudicarla e costringerti a fare qualcosa che non vuoi o non senti.

      Segue nel post successivo

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    11. Per conto mio, invece, essere liberati da una schiavitù significa liberare finalmente le proprie capacità mentali e avere la possibilità di realizzare cose che dopo una dura giornata di lavoro non avresti neppure la forza di immaginare.
      E infatti proprio nel momento in cui sono rimasto disoccupato ho potuto realizzare cose, a livello materiale, di un livello di efficacia non solo superiore a quanto realizzato industrialmente nello stesso settore, ma anche fuori dalla portata della mia immaginazione solo qualche anno fa.
      Se avessi un minimo retroterra economico potrei addirittura pensare di mettere su un'attività al riguardo, che col tempo potrebbe diventare non solo redditizia ma dare anche possibilità di occupazione a chiunque senta di avere voglia di occuparsi della cosa e non perché mosso dal dover sottostare al ricatto dell'esistenza..
      Dunque, se si smette per un istante di pensare in termini bocconiani-liberisti-capitalistici, si comprende che l'RdC potrebbe avere anche una valenza di microcredito e quindi di volano di eccezionale efficacia per il rilancio delle attività e delle sorti di questo paese. Dato che se sono riuscito a fare certe cose, non vedo perché non debbano riuscire altri, ciascuno nell'ambito che ritiene più congruente alle proprie inclinazioni.
      Riguardo alla parte finale del tuo discorso, ritengo sia gravato dalle medesime storture tipiche di piddini d'opposizione, SELleroni e rifondaroli. Questi, come non vogliono capire che l'UE e la moneta unica non sono riformabili, come del resto l'esperienza Tsipras di questi mesi comprova al di là di ogni possibile discussione, non comprendono neppure che neppure il capitalismo e tutto il suo bagaglio ideologico lo sono. Il capitalismo o è, e giocoforza conduce alle estremizzazioni attuali, oppure non è. Punto.
      Detto questo, non serve a nulla dire che l'RdC è una misura d'emergenza e non costituisce una vera soluzione, fino al momento in cui non si è in grado di formulare un'alternativa praticabile ad esso. E se questa è rappresentata dalla piena occupazione, si deve spiegare come ottenerla, con quale tempistica e con quali costi. Non solo in termini economici ma anche e soprattutto ambientali. Senza dimenticare, naturalmente, di spiegare nel dettaglio come si intende sollevare le vittime delle pratiche capitalistiche dalle loro condizioni prima che si riesca a concretizzare la chimera della piena occupazione. E soprattutto come smaltire l'enorme surplus di merci inutili che ci si troverebbe costretti a realizzare. A meno di non voler sostenere che la piena occupazione sia realizzabile impiegando tutti nel settore dei servizi.

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    12. Termino rilevando il fatto che la piena occupazione c'è stata sotto il nazismo. In quanto tale si tratta di una concezione che deriva da un'ottica retriva e anacronistica, figlia del pregiudizio ma soprattutto derivante dal sacro terrore che si nutre nei confronti della libertà dell'individuo nel procedere alla piena realizzazione di sé e dei suoi ideali, e quindi del progresso che ne deriverebbe, forse non in termini di tecnologia o accumulazione di capitali, ma culturali e umanistici.

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    13. Leo, scusami, credevo che tu sapessi dialogare, invece neanche leggi (o almeno non comprendi) ciò che ti propongono, senza neanche farti sfiorare da un dubbio.
      L'avrai capito ad esempio che io sono anticapitalista? Da ciò che scrivi, sembra di no. Continui con sta palla della piena occupazione, ma dove ho scritto che pretendo la piena occupazione? Io non dico che tutti debbano lavorare, dico che bisogna permettere a chi vuole lavorare di farlo, è così difficile da capire?
      Ancora che argomento è che l'hanno fatto i nazisti? Anche i nazisti ad esempio fanno la cacca, ed anch'essi sono in grado di dire che esiste il sole. Dobbiamo smettere di fare la cacca o di dire che esiste il sole perchè ci farebbe somigliare ai nazisti? E' possibile una buona volta di togliere dalle discussioni argomenti così fasulli?
      A che serve usare termini come retrivo o roba simile che non significa nulla in una discussione in cui si portano argomenti. A me pare che la questione fondamentale è se una affermazione è giusta o sbagliata non se è retriva o se è nuovista, chi se ne frega, anche le cose più vecchie possono essere giuste, non credi?
      Dovresti insomma disciplinare il tuo pensiero, che in questo momento mi pare malfermo, e che nascondi con uno stile assertivo. prova a contare fino a dieci prima di scrivere, prova a capire le ragioni dell'interlocutore, potrebbero essere interessanti anche per te, prova a ridurre la lunghezza dei tuoi interventi, ne migliorerebbe la leggibilità.
      Sulla questione centrale del ruolo sociale del lavoro, dovresti smetterla di immaginare che tutto derivi dal sistema attuale, l'uomo ha sempre lavorato (mai sentito parlare di "homo faber"?) perchè lavorando ha sostentato sè e i suoi piccoli. Oggi tu dici giustamente che il progresso tecnologico c'ha messo nella situazione di ridurre drasticamente il bisogno del lavoro umano (ma anche su questo fronte, sarebbe meglio non esagerare, per alcuni lavori non è cambiato molto il contributo del lavoro umano).
      Non sarebbe allora saggio chiedersi se questa nuova condizione sia positiva o negativa? Qui, l'ideologia dominante non c'entra nulla, il lavoro preesiste alla società capitalista, che non ha il mito del lavoro ma della ricchezza, e quindi sei fuori strada quando mi accusi di essere wsuccube del pensiero dominante.
      Non dico, bada che non esista un ozio buono, l'ozio creativo che asnche io ho in parte sperimentato nella vita, ma guarda che molte persone (non io e se ho capito bene, neanche tu) soffrono di noia, e per loro l'ozio è una vera disgrazia, in genere finiscono con l'ubriacarsi o altro per riempire questo vuoto.
      Credo che molti dei tuoi difetti siano da ascrivere alal tua giovane età, ma per questo mi permetto di consigliarti la disciplina, quella interiore, che ti farebbe senz'altro crescere.
      Mi scuso infine per avere affrontato solo singoli punti, anche così ho finito con lo scrivere un intervento troppo lungo.

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    14. Grazie Vincenzo, hai espresso perfettamente quello che penso e meglio di quanto avrei fatto io stesso.
      Condivido anche l' invito a moderare la " eccessiva assertività " non aiuta il dibattitito ed indispettisce l' interlocutore.

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  4. "Consentire una vita sociale dignitosa ai più deboli è contro la Costituzione ?"
    No, ma è contro l'anima genuinamente iperliberista che coperta da un velo di chiacchiere a uso e consumo della parte di sinistra dei suoi sostenitori alberga nell'io di vari teorici euroscettici.
    Con la sua intervista Bagnai ha dimostrato di appartenere a tale particolarissima specie, che annovera svariati altri euro-scettici di una certa notorietà.

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  5. Dalla pagina FB Er Ducetto De Pescara

    I suoi adepti son fedeli
    della nuova religione
    godon mentre ei li frusta:
    “Grazie Prof, sempre ha ragione!

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  6. Da scenari economici
    http://scenarieconomici.it/draghi-e-la-cecita-distruttiva-del-capitalismo-moderno/

    Draghi e la cecità distruttiva del capitalismo moderno

    di Luigi Pecchioli

    Il Presidente della BCE Mario Draghi durante un convegno in Portogallo ha ribadito che «L’Eurozona ha fatto progressi importanti sulle riforme strutturali, ma ci vuole più flessibilità» e che «Il fatto che ci troviamo in una prima fase della ripresa ciclica non è un motivo per ritardare le riforme strutturali, ma piuttosto è un’opportunità per accelerarle». Secondo Draghi «Il fatto che ogni economia nazionale sia abbastanza flessibile dovrebbe essere accettato come parte del nostro comune dna» ed ha citato i dati della BCE secondo i quali le imprese con maggiore flessibilità che hanno potuto contrattare localmente con i lavoratori a livello aziendale, agendo sui salari durante la crisi, «hanno tagliato i posti meno di quella vincolate da accordi di negoziazione salariale centralizzata». Il capo della BCE ha poi ammonito: «In un’unione valutaria, la politica monetaria non può essere disegnata per rispondere agli eventi in singoli Paesi. Nell’Eurozona, inoltre, non esiste un sistema di ampi trasferimenti fiscali da un Paese all’altro che possano svolgere un ruolo compensativo nel sostenere la domanda. Questo significa – ha detto – che le economie non abbastanza flessibili rischiano un periodo più prolungato di disinflazione, tassi di disoccupazione molto più elevati e, nel tempo, una permanente divergenza nella performance economica».

    Credo che questa serie di dichiarazioni tolga ogni dubbio su quale società ha in mente Draghi e soprattutto quali sono i capisaldi della sua concezione di capitalismo. Vediamoli in dettaglio estraendoli dal suo discorso:

    1. La flessibilità, soprattutto dei salari, è la principale strada che si deve percorrere per rispondere a periodi di crisi.

    Questa affermazione sottende i seguenti corollari: il lavoro è semplice merce e come tale il suo costo (salario o stipendio) deve sottostare pienamente alla legge della domanda e dell’offerta. Il lavoratore deve essere pronto a sacrificare il livello di remunerazione a semplice richiesta dell’azienda per rispondere a cali di competitività o crisi congiunturale, altrimenti l’azienda sarà costretta a licenziarlo.

    2. Non esiste e non deve esistere alcuna compensazione o trasferimento fiscale in eurozona, quindi le riforme strutturali sono fondamentali e necessarie.

    Senza riforme strutturali – ovvero maggiore flessibilizzazione e liberalizzazione dei mercati del lavoro uniti ad una diminuzione del perimetro di intervento statale attraverso un taglio della spesa pubblica, considerata più inefficiente di quella privata e slealmente concorrenziale rispetto ad essa – si ha la conseguenza che, in un periodo recessivo, l’aggiustamento all’interno di economie non perfettamente flessibili porterà ad una disoccupazione elevata ed un calo dell’inflazione, con rischio di deflazione, per un lungo periodo. Il tasso di disoccupazione potrebbe stabilizzarsi ad un livello più elevato, da considerarsi quindi “naturale” secondo l’impostazione di Friedman. Anche qui per aversi un calo di questo tasso e tendere alla piena occupazione i lavoratori devono accettare un salario più basso.

    Ora il capitalismo su queste basi non può funzionare e lo abbiamo già visto.

    Se i lavoratori infatti accettano la massima flessibilità nel lavoro e nella sua remunerazione si avrà che i loro redditi scenderanno e con essi la domanda di beni, ovvero il consumo. Quindi mentre da un lato le aziende potranno produrre a costi minori una maggior quantità di beni, dall’altra non ci saranno sufficienti redditi per comprare tali beni e l’aumento di ricchezza di pochi ed il relativo maggior consumo non compenserà il calo di spesa di tanti. Per salvare tale situazione il consumo dovrà essere fatto a debito, come in effetti è accaduto, ed abbiamo visto che cosa ha comportato l’esplosione del debito privato e del suo finanziamento: la crisi senza fine dell’eurozona.

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    1. La risposta finora fornita infatti è stata quella di scaricare questo debito privato, con cui sono stati sostenuti i livelli di consumo necessari, e la sua conseguente insostenibilità, sullo Stato, attraverso i sostegni pubblici alle banche che avevano finanziato l’indebitamento, ma a costo di far esplodere il debito pubblico. A questo punto i sostenitori della necessità dei tagli alla spesa pubblica hanno avuto buon gioco nel chiedere il risanamento di questo debito attraverso la riduzione delle spese che garantiscono i diritti sociali dei cittadini, diritti dichiarati non più sostenibili. mentre i fautori della flessibilità hanno potuto implementare norme che riducono ancor più i diritti dei lavoratori ed i loro salari. in un circolo auto-alimentantesi distruttivo e perverso di cui non si vede la fine.

      Ad aggravare questa situazione ed a rendere ancora più insostenibile questo capitalismo basato sul debito concorre poi un fattore che Draghi sembra ignorare totalmente: l’automazione.

      Lo spunto viene dalla pubblicazione di un libro di Martin Ford, un imprenditore/guru dell’informatica che ha scritto “Rise of The Robots. Technology and the Threat of a Jobless Future”. La premessa, storicamente convalidata, è che dagli anni ’70 ad oggi vi è stato un aumento di produttività non proporzionale all’aumento dei salari e degli stipendi: dal 1973 al 2013 lo stipendio di un impiegato americano è sceso, in termini di potere di acquisto, del 13%, mentre la sua produttività è aumentata del 107%. Su questo contesto di disuguaglianza distributiva si innesta il problema della tecnologia dei robot. Le macchine stanno diventando sempre più capaci, efficienti ed intelligenti (oltre che a buon mercato) e stanno cominciando a sostituire il lavoro umano anche in quei settori che erano fino a poco fa sua esclusiva competenza. Macchine auto-guidanti, computer in grado di formulare la domanda giusta su una risposta data, droni che compiono consegne di pacchi, sono ora superati da algoritmi che sanno condurre esperimenti o usano il linguaggio: una compagnia tecnologica che sta lavorando sulla generazione automatica di linguaggio naturale, Narrative Science, è convinta che entro 15 anni il 90% degli articoli di cronaca politica, finanziaria e sportiva sarà scritto da algoritmi. Lo stesso Ford nel suo libro scrive che “le macchine stanno cominciando a mostrare curiosità“: già adesso algoritmi sono in grado di individuare in poche ore le leggi fondamentali della fisica nel movimento di un pendolo, senza alcuna precedente nozione di fisica o delle leggi del moto. È l’algoritmo a condurre l’esperimento, dice l’autore. E, nota uno degli scienziati coinvolti, “l’algoritmo non è passivo, non sta lì a guardare. Fa domande. Questa è curiosità“.

      Se questa è la situazione attuale le prospettive future sono la sostituzione in molti lavori anche non manuali delle macchine all’uomo e conseguentemente la perdita di posti di lavoro: un capitalismo autodistruttivo che già tende all’abbattimento dei redditi e ad una sempre maggiore disuguaglianza distributiva vedrebbe quindi amplificati i suoi effetti dalla disoccupazione creata dai robot. Una società dove il lavoro sarà sempre più in mano a pochi specializzati se non deciderà di distribuire ugualmente un reddito tale da permettere alla popolazione di consumare quanto prodotto andrà incontro alla sua distruzione. Per questo Ford, che non vede possibile e ragionevole fermare questo progresso tecnologico, propone una redistribuzione della ricchezza prodotta attraverso un reddito minimo garantito a tutti, che permetta di sostenere la produzione con il consumo di massa. Ma per far ciò si dovrebbe abbandonare un capitalismo basato sull’accumulazione del profitto nelle mani di pochi, investitori ed industriali – attuato attraverso tagli dei costi e l’impoverimento e la perdita dei diritti degli altri – che, secondo l’autore del saggio, comprime la crescita ed il benessere.

      Quel capitalismo che Draghi invece sostiene ed impone.

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  7. Scusa Leo, qui abbiamo un problema:
    Io ti dico qualcosa e tu mi fai Ghrrrr!
    Vincenzo ti dice qualcosa e tu gli fai Ghrrr!
    Fai dei post chilometrici
    Sarai mica tu Illo?
    Aspetto il tuo Ghrrrr!

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  8. A proposito del problema della disuguaglianza indotta dall' automazione mi permetto di lanciare tre belle idee pratiche da adottare indipendentemente dalla questione euro
    1) una bella tassa sullo sviluppo tecnologico e su ogni singolo automa i cui proventi usare per il RdC.
    2)espropriazione proletaria degli automi intesi come veri ed unici mezzi di produzione.
    3)lanciare una bellissima campagna pubblicitaria rivolta agli automi tipo" adotta un umano".

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    1. Vedo solo ora, e per caso, i tuoi commenti.
      - Se allegare un articolo espliativo delle questioni di cui si discute è fare grrr;
      - se di fronte a un' argomentato sostegno delle proprie tesi, sia pure con l'impeto di chi sente da vicino certe questioni. è essere Illo, quale poi non si sa;
      - se ai concetti riguardanti la necessità che il progresso tecnologico non sia disgiunto dal progresso sociale, pena la neofeudalizzazione della società civile, e poi la necessità di una più equa redistribuzione della ricchezza nell'epoca del lavoro automatizzato non trovi di meglio che contrapporre il tuo elenco numerato, non fai altro che dimostrare perché si è piddini, in base a quale processo mentale e il motivo per cui il tuo partito ha condotto deliberatamente al massacro economico, sociale, civile e valoriale questo paese.

      Mi spiace ma la vedo così.
      E poi non venire a dire che gli altri ti insultano e sono maleducati, dato che sei tu ad aver deciso di pubblicare roba simile.
      Che tra l'altro, non so se te ne rendi conto ma non credo, non fa altro che dare maggiore sostegno a ciò che vorresti destituire di credibilità.
      Buona serata.

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    2. Scusa Leo, ma quando mai il progresso tecnologico ha causato abbassamento del tenore di vita nella storia? Semmai è accaduto il constorio e non solo in termini economici. Quando i trattori sostituirono le mondine nelle risaie non è accaduto nulla di tragico, le mondine smisero di ammalarsi di leptospirosi e la ricchezza della popolazione aumentò diffusamente, e così è accaduto ogni qualvolta il progresso tecnologico ha liberato l' uomo dalla schiavitù di lavori disumani e senza che ci fossero meccanismi forzosi di redistribuzione della ricchezza.
      Non nego che oggi ci siano elementi di preoccupazione, ma sono essenzialmente dovuti al fatto che i profitti sono stati sempre meno riversati nella economia reale e sempre più in quella ludopatica della finanza.

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